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Accuse pesanti allo IOR: depositata una causa al Tribunale civile di Roma per appropriazione indebita di fondi destinati alla carità

Scoppia un nuovo caso giudiziario che coinvolge direttamente l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), meglio noto come “banca vaticana”. Mons. Carlo Maria Viganò, assistito dal Prof. Avv. Augusto Sinagra, noto giurista romano, ha infatti promosso un’azione legale dinanzi al Tribunale civile di Roma, citando in giudizio l’attuale Direttore Generale dello IOR, Dott. Gian Franco Mammì, insieme ai suoi predecessori e a un alto prelato della Curia romana. 

Al centro della controversia vi sarebbe un’ingente somma di denaro depositata presso lo IOR, che Viganò sostiene essere stata sottratta indebitamente, nonostante fosse originariamente destinata ad opere di beneficenza.

L’azione giudiziaria, che punta anche a ottenere un sequestro preventivo dei fondi attraverso una rogatoria internazionale, chiama in causa figure di spicco del Vaticano e della diplomazia ecclesiastica, tra cui il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano e papabile tra i più accreditati.

Queste le dichiarazioni di Mons. Viganò che riportiamo per intero: “Ho dato mandato al Prof. Avv. Augusto Sinagra con Studio legale a Roma in Viale Gorizia n. 13, di citare in giudizio dinanzi al Tribunale civile di Roma l’Istituto per le Opere di Religione del Vaticano in persona dei pregressi Direttori Generali e in persona dell’attuale Direttore Generale Dott. Gian Franco Mammì unitamente ad un Prelato della Curia Romana. 

La citazione ha ad oggetto un’indebita appropriazione di ingenti valori depositati presso lo IOR e già destinati ad opere di Carità.

Al Tribunale civile di Roma si chiederà una rogatoria internazionale affinché le competenti Autorità vaticane dispongano il sequestro preventivo e cautelare di detti valori. Contestualmente si chiederanno tutte le perizie – oltre a quelle già acquisite– necessarie a valutare le diverse responsabilità delle persone coinvolte e la qualità delle loro condizioni e della loro condotta.

Della vicenda e di tutti i suoi risvolti è a conoscenza piena già da tempo il Cardinale Pietro Parolin, tra i più favoriti alla nomina papale, anche sulla spinta del significativo assist datogli dal massone Prof. Giuliano Di Bernardo, già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia.

Sua Eminenza è persona ben informata sui fatti e su tutte le vicende che a suo tempo, ed anche recentemente, lo hanno visto coinvolto ed interpellato. Ho ritenuto mio dovere procedere per via giudiziaria a richiedere la restituzione di detti beni a seguito di un reiterato diniego da parte del Card. Parolin di riparare per via extragiudiziale al grave danno che mi è stato arrecato Il Cardinale sarà, con molti altri, indicato anche come testimone a conferma di quanto già risulta incontrovertibilmente da documenti in mio possesso e dello stesso Cardinale Parolin”.

La gravità delle accuse, l’alto profilo delle personalità coinvolte e la delicatezza del contesto, che intreccia questioni patrimoniali con le finalità caritatevoli della Chiesa, pongono interrogativi seri sulla trasparenza e la gestione dei fondi ecclesiastici. 

Se confermate, le condotte denunciate rappresenterebbero non solo una violazione di norme civili e canoniche, ma anche un grave vulnus alla credibilità morale di istituzioni religiose preposte alla tutela dei più fragili.

Dal punto di vista giuridico, l’azione preannuncia sviluppi complessi: coinvolge elementi di diritto internazionale, responsabilità civile e potenzialmente profili penali. 

Le autorità italiane e vaticane si troveranno ora a dover rispondere con chiarezza e rigore, in un contesto che rischia di compromettere ulteriormente l’immagine pubblica della Santa Sede in materia di trasparenza economico-finanziaria, ma anche in questo particolare momento del conclave, potrebbe influire sulla credibilità di alcuni papabili, e sull’esito della scelta del nuovo pontefice.

Andrea Caldart

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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