Cosa starà accadendo? Per ora non è dato sapere. Matteo Bassetti, il minaccioso infettivologo fa un passo indietro, anzi due. Andrea Crisanti, il microbiologo, consegna ai Pm di Bergamo 90 pagine di perizia con 10mila pagine di allegati. In relazione all’indagine sulle “morti sospette” del bergamasco tra febbraio e marzo 2020.
Matteo bassetti ospite di Myrta Merlino a “L’aria che tira”
«I morti di Covid sono molti di meno. Due anni di calcoli da rifare. Sono preoccupato perché, secondo me, le persone non capiscono più, oggi per districarsi da tutte queste regole bisogna andare in giro con un vademecum o le istruzioni come quelle per montare i mobili dell’Ikea. Siamo arrivati a un punto di complicazione massima. È già difficile per noi medici, non posso immaginare per un genitore che deve mandare il figlio a scuola o uno che per andare a lavorare deve prendere l’aereo o l’autobus. Vale la pena andare verso il buon senso e la semplicità, poche regole chiare, precise e comprensibili a tutti».
E aggiunge: «Se entro in ospedale perché devo fare un intervento chirurgico non è possibile che finisco in un reparto Covid o di pneumologia, perché vuol dire che non mi trattano per quello che è il mio problema di base. Chiedo anche ai miei colleghi che il conto dei ricoverati in ospedale sia chiaramente separato tra chi ha la polmonite da Covid, che avrà un percorso di un certo tipo, e tutti gli altri».
Il calcolo dei decessi
«Lei sa come si compila oggi il modulo di con cui si accerta la morte di un paziente?», chiede Bassetti alla conduttrice. «Ci sono delle cause primarie e poi delle cause accessorie a cura del medico che compila il modulo. Se scrive ‘positivo al tampone’ automaticamente il paziente viene classificato con un decesso avvenuto per il Covid. Bisognerebbe analizzare le cartelle cliniche per vedere quanti di quei decessi sono realmente legati al virus e quanti ad altre problematiche. E bisogna rifare i calcoli degli ultimi due anni».
La perizia di Andrea Crisanti
In un precedente articolo abbiamo scritto di quel marzo 2020, ovvero l’esordio di una informazione di massa fuorviante durante la pandemia Covid-19. Mentre gli italiani erano in lockdown, la maggior parte di giornali e tv infierivano con notizie ‘terrorizzanti’ sulla pandemia. In quel periodo abbiamo visto sfilare a Bergamo settanta camion militari che trasportavano le vittime del Covid-19 in Emilia-Romagna per essere cremate. Perché non sono state effettuate le autopsie sulle vittime? Perché è stato proibito ai parenti di vedere le salme? Perché i camion viaggiavano a 30 km orari? È noto che i convogli militari non possono procedere a questa velocità in casi di emergenza.
Quello che emerge dalla perizia di Crisanti è che ci furono delle criticità sia sulla tempistica sia sulle modalità di applicazione del piano pandemico. Come riporta il quotidiano “Il Tempo” del 14 gennaio scorso, il medico ha affermato: «Ho passato un anno e mezzo a leggere di persone morte, del disastro accaduto qui. Il nostro compito è restituire a vittime e parenti la storia di quello che è accaduto. È stato un tentativo per ricostruire passo dopo passo cosa è accaduto all’ospedale di Alzano, nella Bergamasca e come queste vicende si sono intersecate con i piani pandemici attuali. Ci sono degli aspetti verticali legati all’ospedale, alla Val Seriana e alla zona rossa e aspetti orizzontali legati alle misure che sono state prese».
Supponiamo che questi siano già elementi importantissimi per arrivare a stabilire se ci siano delle responsabilità penali e che si possa procedere in merito.
Antonella Di Luzio