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Canada: possibilità di eutanasia per i danneggiati da vaccino COVID-19

L’attenzione sul Canada si fa sempre più intensa soprattutto per la notizia che sta facendo il giro del mondo, riguardante la decisione di includere i danneggiati da vaccino nel programma MAID che offre la possibilità dell’eutanasia a pazienti danneggiati da vaccino Covid-19. 

Non è la trama di film horror o lo “scherzetto” delle rievocazioni di Halloween, ma recentemente, il Paese ha aperto alla possibilità di includere i pazienti gravemente danneggiati dai vaccini COVID-19 nel programma di Medical Assistance in Dying (MAID), cioè l’assistenza medica alla morte volontaria.

Il programma MAID è stato introdotto in Canada nel 2016, offrendo la possibilità dell’eutanasia a pazienti affetti da malattie terminali e irreversibili per alleviare sofferenze insostenibili. L’accesso al programma è stato in seguito esteso ai pazienti affetti da malattie croniche non terminali, purché ci fosse l’accertamento medico che tali condizioni causassero sofferenze tali da giustificare una morte assistita. 

Con la pandemia da COVID-19, il numero di persone che hanno segnalato reazioni avverse gravi al vaccino è aumentato, anche se i numeri reali vengono taciuti non solo in Canada vista l’enorme mole di vaccinazioni eseguite su scala mondiale. Tuttavia, per milioni di questi pazienti, le conseguenze sono devastanti e irreversibili.

A fronte di queste nuove e specifiche sofferenze, i legislatori e il sistema sanitario canadese si sono trovati a riflettere sull’opportunità di includere nel programma MAID coloro che, danneggiati irreversibilmente dai vaccini, desiderano porre fine alle proprie sofferenze.

L’apertura a questa possibilità per le persone danneggiate dal vaccino ha portato alla ribalta il tema dell’eutanasia come “ultima risorsa compassionevole” e il rispetto del diritto individuale di autodeterminazione sulla propria vita. 

Ma chi è che ha reso in questo stato di danneggiati, milioni di persone nel mondo? Semplice i politici e i medici che si sono inchinati alla “scienzah” e ora vorrebbero essere “compassionevoli” dicendo ai danneggiati “ammazzatevi” tanto non avete speranze.

Ma com’è possibile anche solo poter pensare che l’unica soluzione ai dolori creati con il “siero di Stato” imposto, sia ammazzare la gente anziché riflettere e anche interrogarci sulle responsabilità dei governi, dei politici, dei medici e delle case farmaceutiche verso coloro che hanno subito danni legati al vaccino.

Alcuni gruppi per i diritti dei disabili hanno espresso forti perplessità, sostenendo che una misura del genere potrebbe volontariamente inviare un messaggio dannoso alla popolazione, suggerendo che le vite delle persone con condizioni irreversibili o che richiedono assistenza continuativa possano essere considerate meno “degne di essere vissute”

Questa “apertura” canadese sembra una chiara prova ad ampliare ulteriormente i criteri di accesso all’eutanasia, diluendo progressivamente il concetto di “morte assistita” fino a renderlo disponibile in situazioni sempre meno estreme.

Le associazioni per i diritti umani e le organizzazioni sanitarie internazionali sono preoccupatissime di una tale decisione e stanno osservando attentamente la situazione canadese, perché ha tutta l’aria di essere un banco prova che potrebbe rappresentare un modello o un precedente per altri paesi secondo le teorie dei seguaci di Klaus Schwab proprio come Justin Trudeau.

Il dibattito in corso potrebbe influenzare anche le politiche di assistenza al fine vita in altre nazioni che stanno affrontando questioni simili in relazione agli effetti della pandemia e delle campagne vaccinali globali.

È davvero difficile comprendere come alcune menti umane che di umano probabilmente non hanno nulla, siano in grado di pensare a soluzioni mortali per i propri simili, ma ancor di più è peggiore vedere e aver visto l’accettazione passiva e acritica di direttive controverse, illegittime e coercitive.

Dobbiamo interrogarci in fretta se questo atteggiamento possa generare, a lungo termine, un deficit di pensiero critico nella popolazione, spingendo le persone ad abituarsi a rinunciare a diritti personali in nome di una sicurezza sociale che, come durante la pandemia, è stata ripetutamente violata dalle istituzioni.

Preoccupiamoci fortemente di questo declino dell’uomo che vuole portare i suoi simili verso un meccanismo di adattamento di un’eutanasia sociale e la nostra fiducia verso le istituzioni, deve essere accompagnata da un sano scetticismo, affinché nessuno passa più ledere l’equilibrio tra sicurezza pubblica e libertà individuale o peggio ancora, convincerti che per soffrire meno è meglio se crepi.

Andrea Caldart

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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