Giuseppina Torre, pianista e compositrice, da sempre impegnata nella lotta contro la violenza sulle donne, tema che sente profondamente per via della sua esperienza personale. Da vittima di violenza, al riscatto attraverso la musica, che diventa strumento per dare forza alle donne che vivono quello che lei ha vissuto. Simbolo di “riscatto” e di “libertà”, Giuseppina Torre è “la voce di chi non ha voce”.
Lei, è stata vittima di violenza. Desidera raccontare la sua storia?
Si. La mia, è la storia di tante donne, che per fortuna sono sopravvissute. È la storia di una donna, che ha saputo mettere fine, ad un amore tossico, che ha avuto il coraggio di denunciare e che augura, a tutte le donne, di trovare la forza di reagire, in quella che è la mia storia. Nei miei concerti, accade spesso, che vengano a salutarmi delle donne, confidandomi di essersi ritrovate, nelle mie parole, nei miei racconti di vita. Partendo, dalla mia esperienza di donna, che è stata vittima di violenza, spero di essere fonte di ispirazione, per tutte le altre donne, che vivono un amore tossico.
Lei sostiene: “la mia musica, nasce dall’esigenza, di raccontare la rinascita, attraverso il pianoforte. Racconto ciò che il mio cuore ha provato”. Cosa ha provato il suo cuore, e di quale “rinascita”, parla attraverso la sua musica?
Il mio cuore ha provato tantissimo dolore, e nel momento in cui io stavo per affondare, e il mio cuore stava per chiudersi a tutto, anche alla vita, è venuta in soccorso la musica, attraverso il pianoforte, che è lo strumento con il quale esprimo tutte quante le mie emozioni. La “rinascita”, è avvenuta proprio attraverso la musica che è stata la mia isola felice, nella quale mi sono rifugiata e che ha fatto sì, che riprendessi nuovamente in mano la mia vita, e che rinascessi e potessi ricostruire quello che della mia vita era crollato. Attraverso la musica, sono rinata e ho ricostruito me stessa come donna, e come artista, dopo essere passata attraverso una storia di violenza vissuta personalmente. Alla mia rinascita ha contribuito ulteriormente, mio figlio, è stato lui che ogni mattina mi ha dato la forza di alzarmi dal letto, e mentre il mio cuore era nero, lui mi ha dato la forza di armarmi del “sorriso”, affinché non patisse l’inferno che stavo vivendo io.
Lei è impegnata nella “lotta contro la violenza sulle donne”, un tema, che sente particolarmente, perché vissuto sulla sua pelle. Secondo lei, anche in riferimento alla sua personale esperienza, perché la violenza di genere è così diffusa?
La violenza di genere è così diffusa, perché le donne stanno iniziando ad appropriarsi delle proprie vite, infatti, sono sempre più indipendenti, anche economicamente, e questo, non è in linea con una mentalità prettamente patriarcale. Quello della violenza di genere, è un fenomeno trasversale, che colpisce tutti i ceti sociali, come ci insegnano le cronache. Accade per esempio, che si cerchi di “tappare la bocca”, ad una donna con uno spirito critico. Pensiamo ad esempio a quei mestieri, che sono prettamente maschili, come accade nel mio settore, quello della musica, dove sono pochissime le direttrici d’orchestra, così come le compositrici, o pensiamo ad esempio alle difficoltà che incontra una donna che desidera emergere lavorativamente. Il fatto che le donne siano relegate quasi interamente alla cura della famiglia e dell’ambiente domestico, in molti casi rende inconciliabile seguire una carriera, per non parlare dei pregiudizi contro i quali le donne devono combattere ogni giorno.
La musica è stata per lei, uno “strumento di riscatto”. Cosa può riscattare le donne, vittime di violenza?
Io dico sempre, alle donne vittime di violenza, di aggrapparsi ad una loro passione, come io mi sono aggrappata alla mia passione per la musica, che è stata salvifica. Aggrapparsi ad una passione, offre alle donne, vittime di violenza, una motivazione che le spinge a tirarsi fuori da questo vortice, che è l’amore tossico. Solo così le donne possono riscattarsi, ma per farlo bisogna avere la volontà di rimettersi in piedi e di non arrendersi mai. Non è un percorso facile e privo di cadute, ma bisogna trovare la forza, ogni volta, di rialzarsi, e di rimettersi nuovamente in piedi, un passo alla volta, fino a riuscire a camminare nuovamente con i propri piedi e pensare con la propria testa.
Cosa vuol dire, “essere donna”, in particolare, nella nostra società? Lei, che donna è?
Nella nostra società, essere donna, vuol dire, innanzitutto, combattere contro i pregiudizi, come quello secondo cui, il fatto stesso di essere donna, rappresenti un limite. Bisogna combattere quotidianamente, è vero, com’è vero che la donna ha in sé, una forza immane e innata, basti pensare che noi siamo state elette a donare la vita, e questo è sufficiente per renderci conto della forza che abbiamo in noi. Io, attualmente, mi sento una donna che ha riscoperto e ritrovato la propria libertà, e sento questa sensazione di respirare a pieni polmoni e di essere padrona della mia vita, cosa che in passato avevo perso.
Mi parli del suo nuovo lavoro discografico: “The Choice”.
“The Choice”, è il titolo del mio nuovo lavoro discografico, che in italiano, vuol dire “la scelta”, e parla proprio del potere, che hanno le nostre scelte. Quotidianamente facciamo delle scelte, alcune importanti, altre meno. Il progetto che ha portato alla nascita di “The Choice”, ha avuto inizio da una scelta importante per la mia vita, ovvero, la decisione di trasferirmi dalla mia Sicilia, a Milano, scelta sofferta perché ho lasciato i miei punti di riferimento e la mia comfort zone, per trasferirmi in un’altra città, che già conoscevo per lavoro. Il tema, attorno al quale ruotano i brani di questo lavoro discografico, è quello della “libertà”. Per me, la libertà è la facoltà di poter scegliere, la libertà di vivere come vogliamo, di cui parlo nel brano “Live What You Are”, ma anche, la libertà di affrontare una nuova vita, come nel brano “Another Life”, o la libertà di comunicare la nostra fragilità, come nel brano “Fragile But Free”. In tutte le mie composizioni si respira aria di libertà, e mentre scrivevo questo album, mi sono sentita “libera”, libera di esprimere al cento per cento, quelle che sono le mie emozioni, e di mettere anche a nudo quella che è la mia vita.
Roberta Minchillo