Avvocati Liberi – United Lawyers for Freedom è la risposta di un gruppo di legali alla vocazione autoritaria del Governo nazionale e di quei Governi regionali che hanno attuato misure radicali di imposizione di trattamenti sanitari legati all’emergenza Covid-19.
Abbiamo intervistato il presidente di questa associazione, l’avvocato Angelo Di Lorenzo.
Sono molteplici le attività fatte dall’associazione soprattutto in tema di difesa degli ordini professionali primo fra tutti quello dei sanitari. Ci parli di voi.
Come associazione ci siamo formalmente costituiti nell’agosto 2021, ma già da agosto 2020 ci eravamo spontaneamente uniti, in quanto avvocati che avevano intuito la gravità dell’anomalia pandemica e ciò che le ruotava intorno. Nei tribunali ci vedevamo trattati come eretici, o e additati come gli “avvocati no-vax”. La situazione è pian piano degenerata e da quella che era nato come un comitato spontaneo per sostenere i cittadini in quel periodo di esclusione sociale, abbiamo deciso di riconoscerci nell’associazione Avvocati Liberi, con l’intento di difendere in maniera generalizzata i diritti individuali e quelli generali di un ordine costituito ben preciso, che risponde ad una struttura del nostro ordinamento democratico e repubblicano descritto dalla Carta costituzionale che il sistema emergenziale ha completamente sovvertito e calpestato.
Nell’aprile 2021 ci dicevano che il Green Pass era uno strumento limitato agli spostamenti in area europea, poi a giugno durante gli Europei di calcio abbiamo assistito a quel processo di manipolazione che viene chiamato “finestra di Overton”: la FIGC e CONI in Italia e altri paesi decisero di rendere accessibili gli stati solo esibendo il Green Pass. Noi facemmo immediato ricorso ma nessuno ci ha mai risposto. Da quel momento ci fu un’escalation nell’utilizzo di questo dispositivo. E anche le nostre lotte nei tribunali (e non solo) si sono più incisive.
Il Green Pass in chiave sanitaria sembra essere stato momentaneamente accantonato. Ma ci lascia in eredità il Qr Code, codice a barre bidimensionale composto da pixel, già in uso in altri paesi prima dell’avvento del lasciapassare verde. Oggi utilizziamo il Qr code per andare al teatro, per leggere i menù al ristorante…
Io credo che il Green Pass sia una questione mentale prima che tecnologica, e dipende da noi se potranno usarlo o meno, dipende fino a che punto la cittadinanza sarà disposta a farsi tracciare ed accettare di esibire un certificato amministrativo per vivere una vita dignitosa o per esercitare diritti naturali. Io credo che sia uno strumento dalle prospettive inquietanti e sconosciute, che va respinto in ogni caso. Ormai il Qr code è uno strumento non raggirabile, ma starà a noi cittadini decidere fino a che punto la volontà del controllo sociale potrà spingersi.
Cosa può dirci sull’evoluzione del DPCM pieni poteri rispetto all’intervista che ha fatto il loro segretario generale Avv.to Roberto Martina qui: https://playmastermovie.com/poteri-speciali-ancora. Dal 24 settembre, proprio il giorno che precede il voto, è previsto un potenziamento delle funzioni del Presidente del Consiglio. Cosa può dirci su questo?
All’inizio dell’agosto 2022 il Presidente del Consiglio emetteva questo decreto, firmato da un sottosegretario e pubblicato dopo un mese. Elemento già questo degno di attenzione i Decreti del Presidente del Consiglio (DPCM) li firma il Presidente del Consiglio stesso e, solitamente, entrano in vigore il giorno dopo la pubblicazione e non invece dopo 15 giorni. Vorrei specificare però che in quanto Dpcm si tratta di un provvedimento amministrativo, privo di forza di legge, non ha alcuna valenza normativa primaria. Non viene infatti firmato dal Presidente della Repubblica e non è soggetto a conversione o altra “convalida” da parte del Parlamento. Se ne assume la piena responsabilità il presidente del Consiglio ed è impugnabile davanti al giudice amministrativo.
Nel dettaglio questo Dpcm richiama una normativa del 2012 con la quale si prevede l’aumento dei poteri speciali volta ad evitare contaminazioni politiche nelle strutture strategiche dell’ordinamento statale ma senza avere efficacia esterna “diretta” nei confronti della cittadinanza. D’altro canto, anche questo provvedimento è inopportuno in quanto il Presidente del Consiglio dimissionario dovrebbe esercitare solo poteri di ordinaria amministrazione ed occuparsi degli affari correnti, mentre in questo caso il DPCM – ricordiamo basato sulla legge del 2012 – attribuisce poteri “speciali” del tutto incompatibili con attribuzioni funzionali extra-ordinarie (quindi straordinarie o speciali) ad un governo uscente ed ad presidente del consiglio dimissionario.
Il nuovo membro della Corte costituzionale è Marco Alberti, il quale si dovrà pronunciare il 30 novembre sull’ammissione o meno dell’obbligo vaccinale. Alberti fino a pochi giorni fa era il consigliere per gli affari legali diretto di Draghi…
Non credo vi sia alcuno scandalo in questa faccenda perché la Corte Costituzionale non è un organo esclusivamente giudiziario, essa svolge anche funzioni consultive ed è composta da una quota di componenti espressione della Magistratura, una quota nominata dal Parlamento e una quota nominata dal Presidente della Repubblica. Essi rimangono in carica per nove anni e sono incompatibili con qualsiasi altro incarico, funzione o attività.
Alla scadenza del novennio, come accaduto per la presidenza Amato, la composizione perfetta può essere ripristinata sostituendo il giudice uscente con altro incaricato dalla stessa fonte di nomina (il Presidente della Repubblica, in questo caso).
Dunque, ritengo questa nomina formalmente prevedibile ed affatto allarmante, ma allo stesso modo la ritengo inopportuna qualora questo Giudice vada a comporre il collegio che deciderà sulla normativa dell’obbligo vaccinale nel momento in cui egli, consigliere del presidente del consiglio e del governo sino al giorno prima all’incarico, ha concorso alla redazione del testi legislativi tacciati di incostituzionale da oltre 10 ordinanze di remissione alla Corte.
Se ciò accadesse, mi augurio proprio che il nuovo Giudice abbia la sensibilità ed il garbo istituzionale di astenersi.
Si vocifera di un razionamento del servizio Internet e delle telecomunicazioni. L’allarme è stato lanciato da Giovanni Zorzoni, presidente Associazione Italiana Internet Provider. Se le cose si mettessero male si potrebbe arrivare al collasso del sistema e perfino ad un problema di sicurezza nazionale.
Posso dirle ciò che risponderei anche sul tema del caro energia, del gas alle stelle, del carburante a prezzi da incubo: non è accettabile che la cittadinanza paghi (in senso letterale davvero) per le conseguenze delle decisioni di politica estera assunte, soprattutto se riguardano sanzioni a Paesi che da cui acquistiamo materie prime, necessarie e strategiche, che non hanno arrecato alcuna offesa o minaccia all’Italia.
Si tratta di conseguenze economiche gravissime che ricadono sulla popolazione che si trova costretta a subire l’ennesima violenza ai propri diritti ed una ulteriore aggressione alla già difficile condizione economica e lavorativa di milioni di persone e di aziende, che quindi devono pagare i costi della “guerra” che l’Italia ha voluto per forza intraprendere sostenendo uno dei due Paesi terzi belligeranti, in aperta violazione del principio costituzionale dell’art.11 che ripudia la guerra anche come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e nonostante la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica sia apertamente contraria a questo coinvolgimento.
Non entro nel merito delle ragioni e dei torti, ma la volontà della cittadinanza è l’immediata cessazione della fornitura di armi, mezzi, fondi, embarghi di ogni tipo e apertura delle trattative di pace.
Detto ciò, sarebbe in ogni giusto che lo Stato si assuma la responsabilità degli aumenti energetici in quanto diretta conseguenza delle proprie scelte unilaterali, non condivise e contrarie ai principi del nostro ordinamento.
Facciamo un esempio pratico. Se una famiglia nell’inverno 2021 per scalarsi con il termosifone pagava 100 euro, ma nell’inverno 2022, nello stesso periodo di fatturazione, arriva una bolletta da 600 euro, lo Stato dovrà caricarsi l’onere di pagare le differenze o calmierare i prezzi con i fornitori i quali, a loro volto, agiscono nel libero mercato e quindi hanno la possibilità di speculare sulla domanda di energia.
L’agenda di governo è sfacciatamente chiara, con l’unica parte mancante della previsione di un sistema di sostegno per la popolazione e per l’economia, che invece vengono utilizzate come carte bancomat per foraggiare gli enormi costi che una guerra richiede.
Alcuni filosofi (come Agamben per citare solo il più conosciuto) e alcuni legali ed esperti di diritto stanno denunciando da almeno due anni quello che sta succedendo, e attraverso discipline diverse convogliano alle medesime conclusioni o almeno ad affini sospetti. Il cappio al collo dei cittadini si sta stringendo; viene detto loro che si tratta di misure preventive volte al loro bene, sulla base di emergenze (sanitarie, di sicurezza internazionale o di salvaguardia ambientale) più o meno strumentalizzate anche laddove reali.
Non a caso tutta la campagna elettorale a cui stiamo assistendo si basa sulla promessa di sicurezza, la quale fa necessariamente leva sulla paura, alimentata ciclicamente con crisi di ogni tipo. Un gioco a ribasso sul pericolo costante. D’altro canto nessun candidato di partiti del sistema parlamentare rivendica la paternità e si dice fiero delle misure restrittive appoggiate o perfino ideate negli ultimi quasi 3 anni, anzi, molti ne prendono addirittura le distanze: lo stato di emergenza, il lockdown, il coprifuoco, le zone colorate, la mascherina, lo smart working, la guerra, la dad, l’obbligo vaccinale, il green pass, il green pass rafforzato, il blocco degli sfratti e delle esecuzioni, la discriminazione dei sani, la segregazione dei non vaccinati, le sospensioni dal lavoro e dalle retribuzioni.
Non dimentichiamolo.
Abraham Lincoln diceva che “chi sacrifica la libertà per la sicurezza, finirà per perderle entrambe”.
Giulia Bertotto