Federcepicostruzioni la proposta: “Scuole riqualificate e aperte tutto il giorno, tutto l’anno”.
La campanella che sancisce l’inizio ufficiale dell’anno scolastico ormai è suonata da tempo in ogni regione d’Italia. Ma come sempre i problemi nel pianeta scuola non mancano mai. Alcuni sono annosi, anzi potremmo scrivere sempre presenti ad ogni inizio d’anno scolastico ma mai risolti. Uno di questi, è quello della fatiscenza e vetustà del patrimonio edilizio scolastico.
Studiare e formarsi in aule non adeguate dal punto di vita strutturale, insicure e mal messe. Fare ginnastica in palestre rimediate e non in linea con gli standard di settore, sembra essere il frutto di un destino cinico e baro. Ma in realtà è il prodotto di decenni di mancate politiche nazionali di salvaguardia e di ristrutturazione del patrimonio edilizio scolastico.
Già perché l’edilizia scolastica rappresenta un pilastro strategico non solo per il sistema educativo, ma per la società tutta e per i suoi valori fondanti. Rappresenta infatti la cifra più marcata dell’attenzione riservata alle nuove generazioni, al loro futuro, alla loro esperienza didattica. In altri termini gli studenti hanno il diritto a studiare ed a formarsi in un ambiente sicuro, accessibile e tecnologicamente avanzato. Allo stato attuale così non è.
Lo dimostrano come sempre le nude cifre, che non mentono mai, rappresentando in maniera univoca la gravità della situazione. L’ultima analisi, quella più recente è stata –pochi giorni fa- presentata a Napoli.
Realizzata da Legambiente nell’ambito del consueto report annuale dal titolo emblematico: “Ecosistema scuola”. Ecosistema Scuola: è il rapporto di Legambiente che raccoglie i dati di oltre 7000 edifici scolastici nei comuni capoluogo italiani, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da una popolazione di oltre un milione e 300mila studenti.
Ecco, in sintesi, i dati desunti dal focus di Legambiente, confermati da quelli rilevati dal Ministero dell’Istruzione. Il 33% degli edifici richiede interventi di manutenzione urgenti, una percentuale che sale al 50% nelle regioni del Sud e nelle Isole.
In un Paese con una parte significativa di edifici scolastici costruiti prima dell’entrata in vigore delle normative antisismiche, e con il 33% delle scuole situate in zone sismiche, la necessità di agire con immediatezza appare decisamente lampante.
Non mancano come sempre anche i soliti divari tra Nord e Sud. Il 68,8% delle scuole del Nord è in possesso del certificato di agibilità, mentre al Sud la percentuale scende al 22,6%.
Anche sul fronte dell’inclusività, il 61% delle scuole delle Isole ha adottato accorgimenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche, rispetto all’80,2% della media nazionale. Critica è anche la situazione del collaudo statico: mentre nel Nord è effettuato mediamente in una scuola su due, nel Sud la percentuale si riduce al 27,6%, nonostante la zona sia particolarmente soggetta a rischi sismici.
I dati forniti dal Ministero dell’Istruzione per l’anno scolastico 2022/23, confermano questo quadro poco confortante. Oltre il 50% degli edifici scolastici attivi è stato costruito tra il 1950 e il 1992.
In questo periodo, l’Italia ha visto un’espansione dell’edilizia scolastica in risposta al boom economico del dopoguerra e alla necessità di consolidare il sistema educativo per favorire l’integrazione sociale e economica del Paese. Il picco di costruzioni si è registrato tra gli anni ’60 e ’70, un periodo cruciale per l’espansione delle infrastrutture scolastiche.
La grande stagione dell’edilizia scolastica si registra però tra il 1958 e il 1983: ha portato alla costruzione di oltre 800 nuovi edifici all’anno. Molte di queste strutture necessitano oggi di interventi di adeguamento per rispondere agli standard di sicurezza attuali, in particolare per quanto riguarda la normativa antisismica e antincendio.
Gli anni ’90 hanno infatti rappresentato un importante spartiacque per l’edilizia scolastica italiana, con l’introduzione di nuove normative che hanno definito le competenze locali e nazionali in materia. La quota di edifici costruiti dopo il 1997 è estremamente limitata: circa il 10% del totale. Solo una minima parte degli edifici scolastici è stata costruita dopo il 2018, una cifra inferiore all’1%, con notevoli differenze regionali: ad esempio, il 4,2% in Valle d’Aosta e solo lo 0,1% in Sardegna.
La necessità di modernizzare le scuole diventa evidente anche nei dati relativi all’efficienza energetica: solo il 30% degli edifici scolastici possiede una certificazione energetica, con una larga parte (34,8%) ferma in classe G. Inoltre, solo il 16,2% delle scuole ha beneficiato di interventi di riqualificazione energetica negli ultimi cinque anni.
Questo il quadro della situazione che nonostante qualche lieve progresso, risulta molto negativo, e soprattutto poco garante del rispetto di quel diritto allo studio scolpito nella carta costituzionale. Nonostante alcuni progressi, la situazione degli edifici scolastici rimane quindi insoddisfacente. Le speranze di avere finalmente scuole degne di questo nome, si appuntano sulle risorse disponibili per Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che appare così come per tutti i settori della vita sociale del nostro paese, come una sorta di panacea di tutti i mali.
Il Piano prevede risorse molto significative per l’istruzione, che assommano a ben 19 miliardi di euro, inclusi interventi di costruzione di nuove scuole, con la riqualificazione di quelle già esistenti. Ma nonostante la propaganda politica, anche nel campo della istruzione si registrano ritardi nella spesa delle risorse disponibili.
Infatti, al 31 dicembre 2023, solo il 17% delle risorse è stato effettivamente speso, un dato preoccupante che sollecita un’accelerazione nell’utilizzo dei fondi. Ad oggi gli investimenti destinati alla realizzazione o riqualificazione delle strutture scolastiche sono fermi al 33,39%, laddove la percentuale di completamento prevista al 30 settembre scorso, era del 71,94%. Sul punto registriamo la dichiarazione del presidente di Federcepicostruzione Antonio Lombardi, che così commenta il report: ”Sono dati che destano forte preoccupazione e impongono una brusca accelerazione per evitare di perdere opportunità vitali per il futuro delle nuove generazioni.
L’edilizia scolastica, in particolare, necessita di un impegno urgente per garantire scuole sicure, moderne e sostenibili, in grado di rispondere alle sfide educative dei prossimi decenni. È fondamentale che le istituzioni, a tutti i livelli, lavorino in modo coordinato per garantire scuole sicure, moderne e accessibili a tutti. L’investimento nell’edilizia scolastica non rappresenta solo un’opportunità economica, ma una priorità strategica per il futuro del Paese. La scuola è il cuore pulsante della società e dotarla di infrastrutture adeguate significa investire nel benessere e nello sviluppo delle future generazioni”.
Ma doglianze a parte, che d’altronde si evidenziano soprattutto dai dati del report di Legambiente, confermati dal Ministero dell’Istruzione, arriva una proposta del Presidente Lombardi per migliorare la situazione. Eccola: “La nostra proposta è quella di promuovere forme di cogestione delle infrastrutture scolastiche che ne favoriscano i programmi manutentivi e nel contempo promuovano la fruibilità di almeno parte degli spazi e delle aule, anche negli orari pomeridiani o nei mesi estivi, nell’ottica di un sostegno delle classi sociali più deboli, di programmi di integrazione tra generazioni, ma anche tra culture differenti”.
In definitiva i fondi del PNRR rappresentano per la scuola l’ultima occasione utile per dotarsi di infrastrutture adeguate e moderne che siano utili a garantire alle giovani generazioni quel diritto allo studio e alla formazione in condizioni di serenità e benessere.
Giuseppe Storti