Si sta diffondendo un entusiasmo pilotato intorno all’Einstein Telescope di “Sos Enatos”, il gigantesco osservatorio sotterraneo per onde gravitazionali che potrebbe essere costruito a Lula, in Sardegna.
Un’opportunità straordinaria per lo sviluppo della regione? Niente affatto. Anzi, dietro la narrazione trionfalistica si nasconde una nuova, pesantissima servitù imposta alla Sardegna, che minaccia il tessuto sociale, economico e culturale delle aree interne dell’isola.
Le amministrazioni locali e nazionali tacciono su un aspetto fondamentale: l’imposizione di vincoli soffocanti su ben 20 comuni sardi attraverso la legge 41/2023 (link sotto). Se la popolazione fosse pienamente consapevole delle implicazioni di queste restrizioni, si scatenerebbe una reazione durissima. Non si tratta di progresso, ma di una cessione silenziosa della sovranità locale a favore di interessi esterni, con conseguenze devastanti per chi vive in quei territori.
La legge 41/2023 introduce restrizioni draconiane per tutti i comuni coinvolti. Tra le più allarmanti, il vincolo di distanza aumentato e il blocco di qualsiasi attività che possa arrecare “disturbo” all’osservatorio. Questo significa che chiunque voglia avviare o continuare un’attività economica, agricola o artigianale rischia di vedersi bloccato. Semplici feste patronali o sagre tradizionali potrebbero essere vietate se considerate fonte di rumore o vibrazioni incompatibili con le esigenze del telescopio. Un colpo mortale per il tessuto sociale ed economico locale, ma soprattutto è l’avvivo della cancellazione delle tradizioni e dell’identità sarda.
A chi cerca di vendere il progetto come una manna dal cielo per l’economia sarda, bisogna rispondere con i numeri e la realtà dei fatti. L’Università di Sassari prevede un aumento fantascientifico del PIL regionale, ma ha davvero tenuto conto dei vincoli imposti dalla legge 41/2023? E soprattutto, ha calcolato l’impatto sociale del progetto? Tra le dichiarazioni e i fatti reali, c’è una bella differenza.
Un altro dato allarmante riguarda la possibilità che 100.000 sardi debbano abbandonare le loro case per far spazio all’Einstein Telescope. Ma dove vivranno allora i tecnici, i ricercatori e le maestranze promesse dal progetto? Guardando all’unico esempio simile in Italia, ma più piccolo, l’Advanced Virgo Telescope di Cascina (Pisa), emerge una realtà ben diversa: i 250 ricercatori coinvolti non vivono né lavorano a Cascina, ma sono distribuiti in diverse città tra Italia ed Europa. Perché mai la situazione dovrebbe essere diversa per Lula, soprattutto visto il vincolo della distanza?
Un altro aspetto fondamentale che non viene raccontato riguarda gli investimenti reali destinati al mantenimento di una struttura del genere. Dalle ricerche fatte dal dottor Roberto Mette L’Einstein Telescope dipenderà direttamente dal centro di Cascina, e se analizziamo il piano triennale delle opere in quella sede, scopriamo cifre risibili: per il 2023, gli investimenti previsti sono poco più di 100.000 euro, l’equivalente di due rattoppi stradali. Nel triennio 2023-2025 si arriva a malapena a 800.000 euro, meno del costo di una rotatoria. Questi sono gli investimenti che dovrebbero garantire il rilancio della Sardegna? (link sotto)
Il popolo sardo ha già subito numerose servitù, da quelle militari a quelle energetiche. Ora, con l’Einstein Telescope, si prepara a subire l’ennesima espropriazione del proprio territorio, della propria cultura e della propria libertà.
Se il progetto fosse presentato con totale trasparenza, i sardi non avrebbero dubbi: alzerebbero barricate per difendere la loro terra. Perché quello che si profila all’orizzonte non è progresso, ma un’altra colonizzazione mascherata da opportunità.
Andrea Caldart
Link utili:
https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2023-04-21;41