Sono passati più di quattro anni da quando la vita dei cittadini è stata stravolta da provvedimenti che, sotto l’egida della paura e dell’emergenza, hanno trasformato i diritti naturali in privilegi concessi solo a prezzo dell’asservimento a normative, che non possono essere qualificate se non come discriminatorie e liberticide. L’imposizione di questa “nuova normalità” si è riflessa anche nell’area professionale della psicologia, dove i nostri organi di rappresentanza si sono fatti meri esecutori delle politiche nazionali e internazionali.
Il Comitato Nazionale Psicologi per l’Etica, la Deontologia e le Scienze Umane si fa portavoce del sentimento di quanti, in questi cinquantacinque mesi, non si sono riconosciuti né si riconoscono nelle scelte politiche del CNOP.
Stiamo assistendo a un dibattito di facciata in vista delle future elezioni. È stupefacente che vi sia chi esprime critiche ai provvedimenti che ha votato e fino a poco tempo fa propagandato, e invita i potenziali elettori a guardare avanti dimenticando un passato fatto di mancanze ed abusi. Ma dimenticare significa essere complici.
Il Comitato Nazionale Psicologi ritiene che per intraprendere una fase propositiva e ricostruire il tessuto di fiducia ed equità che le scelte politiche degli ultimi anni hanno distrutto, si debbano affrontare le “zone oscure” del nostro recente passato e decostruire il paradigma scientista e disumanizzante imposto alla nostra professione.
Comunicato di denuncia sulla condotta
del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi
Il Comitato Nazionale Psicologi con il presente comunicato, nel perseguimento del proprio scopo statutario e nell’interesse non solo dei propri iscritti, ma dell’intera categoria, pone in evidenza i diversi segnali di allarme connessi all’attività del CNOP degli ultimi anni.
Tali istituzioni sono spesso caratterizzate dalla presenza di persone che da tempo immemore siedono dentro gli ordini professionali, in alcuni casi dalla fondazione degli stessi, impedendo il doveroso e democratico ricambio, in virtù dei loro doppi, tripli, molteplici mandati e incarichi.
Questo sistema di potere ha determinato un evidente scollamento dai bisogni della cittadinanza e degli iscritti che dovrebbe tutelare.
Rileviamo il difetto di rappresentanza del CNOP e l’incapacità di quest’ultimo di farsi portatore degli interessi di categoria. Ignorando i ripetuti allarmi lanciati da colleghi, insegnanti e genitori, il CNOP non ha tutelato il benessere psicologico della collettività, anzi ha avallato e sostenuto provvedimenti e politiche potenzialmente lesive e traumatiche.
Con la trasformazione (2018) degli Ordini professionali in Organi Sussidiari dello Stato si è perpetrato uno stravolgimento radicale delle loro finalità.
A chi offrono tutela gli Ordini professionali? Piegandosi alle indicazioni dello Stato che a sua volta si fa portavoce dello scientismo dell’OMS, quale garanzia possono ancora offrire a tutela dell’utenza e degli iscritti, che pure ne sono gli unici finanziatori? A quali principi etici, cristallizzati nel Codice Deontologico, si ispirano? Quali interessi perseguono: quelli della categoria che rappresentano oppure altri, estranei ad essa e forse lesivi?
Un insieme di omissioni e possibili violazioni deontologiche solleva perplessità sulla ragion d’essere degli Ordini, che sempre più appaiono come meri esecutori delle direttive governative.
In relazione al periodo pandemico
Nei rapporti con gli iscritti, Il CNOP
- ha rinunciato all’esercizio di ogni critica in relazione alle direttive delle istituzioni; si è limitato a eseguire pedissequamente le indicazioni del Governo
- ha mancato di tutelare i suoi iscritti rendendosi solerte esecutore nell’attuare le sospensioni dalla pratica professionale, gestite come un processo meramente burocratico; è stato così violato il diritto alla libera scelta terapeutica sancito dalla carta costituzionale
- in certi casi, esondando dal suo ruolo e ambito di competenza, ha respinto arbitrariamente il certificato di esenzione al vaccino di alcuni colleghi
- ha precluso ai colleghi sospesi persino l’accesso alle proprie pagine professionali, impedendone l’aggiornamento o le eventuali modifiche
- ha esteso le sospensioni persino alle prestazioni professionali da remoto, rendendo evidente il carattere esclusivamente vessatorio e punitivo del provvedimento
- in relazione al cosiddetto “obbligo vaccinale”, ha messo in atto una vera e propria politica di persecuzione degli iscritti, ai quali sono state inoltrate ripetute e perentorie richieste formali e informali di documentazione relativa a dati sanitari sensibili
- ha avallato politiche di esclusione da bandi e concorsi pubblici, che ora richiedono fra i requisiti di ammissione anche non aver avuto recenti provvedimenti di sospensione
- ha sostenuto il ricatto che ha costretto molti iscritti a vaccinarsi per mantenere il lavoro
- ha ignorato qualunque richiesta di chiarimenti e ogni invito al dialogo da parte degli iscritti
- ha avviato procedimenti disciplinari nei confronti di quei colleghi che si sono espressi in modo critico o anche solo dubitativo sui provvedimenti pandemici
- ha violato il Codice deontologico (artt. 3,4,5), invitando gli psicologi ad adoperarsi attivamente (anche presso i centri preposti) affinché la popolazione superasse la cosiddetta “esitazione vaccinale”
- non ha vigilato sugli Ordini regionali, che hanno applicato la normativa in modi difformi, interpretandola anche arbitrariamente, come nel caso dell’annotazione della sospensione sul profilo online, accompagnata in alcuni casi dalla dicitura “Mancato adempimento dell’obbligo vaccinale” (rendendo pubblici dati sensibili) e in altri senza specifica della motivazione, lasciando così adito a qualsiasi illazione.
Nei confronti della cittadinanza e della società, il CNOP
- non ha dato la giusta rilevanza all’impatto delle misure cautelative “anti-contagio” sulle partorienti, a cui è stata spesso imposta la mascherina durante il travaglio, preclusa la presenza del partner in sala parto e in reparto, disposta di frequente la separazione immediata dal bambino, limitazioni nel contatto e nell’allattamento al seno
- ha trascurato il ruolo chiave della comunicazione non verbale nello sviluppo psicofisico e cognitivo del bambino, avallando, con il suo silenzio, misure inutilmente restrittive come l’utilizzo costante, indiscriminato e protratto nel tempo delle mascherine, la reclusione in casa, il distanziamento a scuola, l’allontanamento colpevolizzante dai familiari più anziani, la DAD
- ha ignorato l’importanza cruciale che ha per gli adolescenti la dimensione relazionale e il rapporto con il gruppo dei pari, l’attività sportiva e sociale, la vita all’aria aperta
- ha taciuto le conseguenze mortifere dell’isolamento prolungato dei pazienti in ambito ospedaliero, dei disabili nelle strutture e degli anziani ricoverati nelle RSA
- è restato indifferente di fronte a coloro che non hanno potuto accompagnare i loro cari nella malattia e nella morte, ricevendone i resti sigillati in un sacco nero e non ne hanno nemmeno potuto celebrare un degno funerale ed elaborare il lutto
- non ha denunciato il terrorismo psicologico attuato dai mezzi di comunicazione con l’uso di tecniche ben note agli psicologi quali l’ipnosi di massa e la manipolazione, finalizzate a indurre nella collettività stati di ansia, dissonanza cognitiva, angoscia e fobia
- ha avallato la narrazione dominante diretta a creare nella cittadinanza un clima divisivo e di odio, con la conseguente creazione di schieramenti, causa di lacerazioni profonde nel tessuto sociale.
Puntualizziamo che le iniziative volte a “prendersi cura” dei danni psichici causati dai provvedimenti anti “pandemia”, come “bonus” psicologici, eventi celebrativi, numeri verdi, sfilate, premi e medaglie non assolvono affatto le istituzioni.
In relazione al periodo post-pandemico
Negli anni successivi al periodo pandemico il CNOP ha aderito con convinzione alla “nuova normalità” e ha continuato a farsi portavoce di una visione del mondo e della professione psicologica assoggettata alla narrativa dominante, contribuendo a patologizzare il dissenso.
Invece di rappresentare le diverse identità professionali dei suoi iscritti, promuove una visione della psicologia appiattita sul modello medico, privandola così della sua unicità e svuotandola della matrice filosofica e umanistica.
Su piano amministrativo e normativo, infine, il CNOP ha condotto il suo mandato secondo una politica autoreferenziale e non trasparente.
A conferma consideriamo:
- l’intera vicenda del nuovo codice deontologico, progettato, stilato, promosso e implementato praticamente senza alcun coinvolgimento attivo della comunità dei colleghi, nonostante le reiterate richieste di partecipazione da parte del Comitato Nazionale Psicologi EDSU:
- perfino le modalità con cui è stato indetto il referendum sul nuovo Codice sono state oggetto di un ricorso al TAR in merito a irregolarità sostanziali e formali
- premesso che ad oggi nessuna notizia trapela sulle elezioni per il rinnovo delle cariche (già rinviato di un anno), ci chiediamo se anche la modifica del regolamento elettorale stia seguendo un iter simile a quello adottato per il Codice
- la mancata rendicontazione e trasparenza:
- verbali delle riunioni del CNOP non pubblicati o pubblicati con ritardo anche di parecchi mesi, o infine verbali mancanti di allegati di riferimento
- mancanza di coinvolgimento degli iscritti nei processi decisionali e nella votazione dei bilanci
- l’applicazione reiterata di norme vessatorie per l’esercizio stesso della professione, attraverso un’interpretazione opportunistica delle normative, secondo il criterio di “forti coi deboli, deboli coi forti”:
- la forzatura all’obbligatorietà degli ECM
- la mancata tutela degli psicologi riguardo alla richiesta ASL di produrre dichiarazioni di conformità degli studi professionali, richieste peraltro difformi in ciascuna regione
- SPID o CIE obbligatori per interagire con gli strumenti amministrativi psi (area riservata, voto elettronico, eccetera)
- la spinta alla digitalizzazione come modalità prevalente di esercizio della professione, anche attraverso l’uso delle IA e della realtà virtuale, senza considerazione alcuna per la svalutazione del setting in presenza e per la conseguente robotizzazione della relazione d’aiuto
- le ambigue commistioni che vedono il CNOP, l’ENPAP o i loro rappresentanti istituzionali coinvolti con provider ECM, scuole di psicoterapia e aziende private finalizzate al profitto, che gestiscono piattaforme di psicoterapia on line
- l’asservimento e svendita della professione alle piattaforme digitali che impongono ai terapeuti contratti blindati e ai pazienti percorsi di “cura” illusori e deresponsabilizzanti
- l’indagine relativa all’attività lavorativa degli iscritti, condotta non dal CNOP (come sarebbe stato opportuno) bensì dall’ENPAP, il quale ha indagato prevalentemente gli aspetti di mercato dell’attività professionale, prefigurando di fatto il futuro della psicologia verso l’utilizzo delle piattaforme digitali e delle IA
- l’adesione acritica a narrative istituzionali, sulle quali non vi è attualmente un consenso unanime all’interno della comunità scientifica:
- la teoria del cambiamento climatico di origine antropica (adesione alla narrativa colpevolizzante e creazione della nuova categoria diagnostica dell’eco-ansia)
- il sostegno alla psicologia “affermativa”, la promozione dell’ideologia “gender”, l’acquiescenza verso le politiche di transizione per i minori (bloccanti della pubertà e terapie ormonali), fino ai casi estremi di alcuni ordini regionali che hanno esortato gli iscritti a partecipare attivamente ai Pride.
Dobbiamo rimarcare infine come, di fronte al clima di paura e di emergenza alimentato dal martellamento mediatico costante, il CNOP mantiene ancora un assordante silenzio sulle conseguenze psicologiche della situazione geopolitica attuale, costellata di guerre e genocidi.
Conclusioni
Alla luce di quanto esposto, emerge da un lato un quadro desolante dell’attuale rappresentanza della nostra professione, totalmente scollata dalla comunità professionale, una parte della quale manifesta indifferenza e un’altra rimane inascoltata ed esclusa dalle decisioni importanti.
Dall’altro il CNOP ha mancato l’occasione di ergersi quale voce autorevole a tutela del benessere psicologico dei cittadini e in particolare degli anziani, dei disabili, degli ammalati, dell’infanzia: categorie fragili minacciate da gravi fenomeni su ampia scala come la diffusione degli abusi, le sparizioni di minori, l’istituzionalizzazione, la difficoltà di accesso alle cure, la povertà e la precarietà sociale.
Impossibile dimenticare.
Nell’esprimere TOTALE SFIDUCIA nei riguardi dell’attuale Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, di cui auspichiamo un radicale rinnovo, invitiamo i colleghi tutti a diffondere questo comunicato.
13 settembre 2024
Comitato Nazionale Psicologi EDSU
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