Istintivamente, il nome di Quincy Jones, rievoca lui, il “Re del pop”, Michael Jackson. Si, perché tra i due c’è un legame inscindibile. Entrambi, hanno rappresentato al meglio la musica negli anni 80′, grazie al successo di album come “Off The Wall”, “Thriller” e “Bad”.
Siamo negli anni Settanta, quando Quincy Jones dirige l’orchestra per alcuni brani di Lara Saint Paul. Nel 1974, viene colpito da un aneurisma cerebrale e viene sottoposto a due interventi chirurgici molto delicati, a cui seguirà un anno di convalescenza.
Superata la malattia, ecco l’incontro che gli cambierà la vita, quello con Michael Jackson, che sul set di “The Wiz”, musical, che si propone come rifacimento de “Il mago di Oz”, gli chiede di produrre il suo nuovo album da solista. L’album in questione è “Off the wall”, che vendendo venti milioni di copie, renderà Jones, il produttore discografico più potente al mondo. Jackson e Jones collaborano anche per l’album “Thriller”, che venderà centodieci milioni di copie, diventando l’album più venduto di tutti i tempi, e “Bad”, che si ferma “solo” a trenta milioni di copie.
Da quel momento, le strade dei due si separano, ma nella storia della loro collaborazione non si può non citare “We are the world”, celebre brano del 1985, realizzato a scopo di beneficenza, scritto e composto da Michael Jackson e Lionel Richie, prodotto da Quincy Jones e inciso dagli USA for Africa (“USA” sta per “United Support Artists”), un supergruppo formato da 45 celebrità della musica, per la maggior parte statunitensi. I fondi raccolti, oltre 100 milioni di dollari, furono interamente devoluti alla popolazione dell’Etiopia, afflitta in quel periodo da una disastrosa carestia.
Ma chi era Quincy Jones, prima dell’incontro con Michael Jackson?
Amico di Ray Charles fin dall’adolescenza, entrambi formarono un duo e cominciarono a esibirsi di pomeriggio al Tennis Club di Seattle, mentre la sera in un jazz club conosciuto oggi come Pioneer Square. Questo sarà solo l’inizio di una carriera straordinaria che consentirà a Quincy Jones di collaborare con artisti del calibro di Charles Aznavour, Frank Sinatra, Barbra Streisand e Tony Bennett, oltre ai già citati Ray Charles e Michael Jackson, tanto per ricordarne alcuni.
A 18 anni, Jones vinse una borsa di studio al Berklee College of Music di Boston, ma ben presto abbandonò gli studi per intraprendere una tournée come trombettista con la band del leggendario Lionel Hampton.
Cominciò a mostrare un grande talento nel comporre e arrangiare le canzoni, tanto che realizzò la stesura e la guida degli arrangiamenti per il celebre disco omonimo di Helen Merril con il trombettista Clifford Brown, considerato un capolavoro dai critici jazz.
Tornato a New York, Quincy Jones ricevette numerose proposte da parte di artisti come Count Basie, Sarah Vaughan, Betty Carter, Dinah Washington, Gene Krupa per gli arrangiamenti dei loro brani.
Nel 1957 si trasferì a Parigi e studiò teoria e composizione musicale con due leggende della musica come Nadia Boulanger e Olivier Messiaen. Diventò direttore musicale della Barclay Disques, casa discografica distributrice della Mercury Records in Francia, scrivendo arrangiamenti per Henri Salvador, Charles Aznavour e Jacques Brel.
Nel frattempo girava l’Europa con la sua band personale, ma non essendo in grado di far quadrare i bilanci, si ritrovò nel bel mezzo di una pesante crisi finanziaria. A risollevarlo, con un prestito, fu Irving Green, capo della Mercury Records, che lo richiamò negli Stati Uniti e lo promosse direttore della divisione di New York. Collaborerà così per artisti, tra cui Frank Sinatra, Barbra Streisand e Tony Bennett, e nel 1964 arriverà ad occupare la posizione di vicepresidente dell’intera compagnia, diventando così, il primo afroamericano ad assumere una carica tanto ambita. Sempre nello stesso anno, iniziò a comporre la prima delle sue numerose colonne sonore di successo con The Pawnbroker (L’uomo del banco dei pegni). Nello stesso anno lavorò anche in Italia, arrangiando il 45 giri di Tony Renis Cara fatina/Lettera a Pinocchio, pubblicato dalla CDI.
Dimessosi dalla Mercury Records, Jones, si trasferì a Los Angeles per dedicarsi alla composizione di colonne sonore. Tra i lavori più celebri ricordiamo: La vita corre sul filo di Sydney Pollack (1965), A sangue freddo di Richard Brooks (1967), La calda notte dell’ispettore Tibbs di Norman Jewison (1967), L’oro di Mackenna di J. Lee Thompson (1969), Fiore di cactus di Gene Saks (1969) e Getaway! di Sam Peckinpah (1972). Altrettanto note sono le musiche scritte per alcune trasmissioni televisive, tra cui Ironside, Sanford and Son, Radici e The Bill Cosby Show.
Negli anni sessanta Jones brillò anche come compositore e produttore discografico. Esordì nel pop giovanile con l’arrangiamento di un successo del 1963, It’s My Party, di Lesley Gore. Nei successivi trent’anni della sua carriera, ricordiamo le sue produzioni per alcuni dei più importanti artisti musicali, tra i quali Miles Davis, Frank Sinatra, Nana Mouskouri, Dinah Washington e Michael Jackson.
La grande fortuna accumulata gli permise di investire sulla musica acquistando i diritti d’autore di circa 1600 titoli; nel 1985 realizzò la colonna sonora de “Il colore viola”, pellicola di Steven Spielberg, interamente girata con attori di colore.
Non bisogna dimenticare l’impegno sociale di Quincy Jones, risalente ai primi anni Sessanta, quando sostenne le attività di Martin Luther King. Jones è stato uno dei fondatori dell’Institute for Black American Music (IBAM).
Nel 2001 pubblicò la sua prima autobiografia, Q: The Autobiography of Quincy Jones, mentre nel 2007 eseguì con Herbie Hancock il brano The Good, the Bad and the Ugly, contenuto nell’album We All Love Ennio Morricone. Nel 2022 collabora con The Weeknd (Abel Tesfaye) nella produzione dell’album Dawn FM.
Jones è stato sposato tre volte, rispettivamente con Jeri Caldwell, Ulla Andersson e Peggy Lipton e ha avuto sette figli, due dei quali avuti da due relazioni, una con Carol Reynolds e l’altra con l’attrice Nastassja Kinski.
Durante i suoi oltre settant’anni di carriera ha vinto 26 Grammy su 76 nomination e un Grammy Legend Award nel 1991. È stato anche uno dei produttori esecutivi per la serie televisiva “Willy il principe di Bel-Air”, il cui protagonista era un giovane Will Smith.
Jones è morto il 3 novembre, nella sua casa di Bel-Air, a Los Angeles, all’età di 91 anni, lasciandoci un’eredità immensa, che di sicuro non verrà dimenticata.
Ciao Quincy
Roberta Minchillo