La Carta di Siena denuncia gravi conflitti d’interesse, ombre giudiziarie e fedeltà cieca all’OMS. Il “nuovo” Consiglio Superiore di Sanità nasce già delegittimato.
Nessuna rottura col passato, nessun passo verso la trasparenza o l’autonomia scientifica. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha ufficializzato la composizione del nuovo Consiglio Superiore di Sanità (CSS) per il triennio 2025-2028, e le reazioni non si sono fatte attendere: la Carta di Siena, firmata da centinaia di medici, ricercatori e cittadini, denuncia una nomina “gravemente inadeguata”, “pericolosa” e “offensiva nei confronti di chi ha subito gli effetti nefasti delle scelte sanitarie degli ultimi anni”.
Al vertice del nuovo CSS è stato nominato Alberto Mantovani, figura già al centro di un’indagine per frode scientifica condotta dalla Procura di Milano tra il 2017 e il 2019. Gli stessi magistrati avevano accertato manipolazioni nei dati e nelle immagini di alcune pubblicazioni scientifiche a sua firma, ma il procedimento fu archiviato per un vuoto normativo: in Italia non esiste ancora un reato specifico per questo tipo di frode. Nonostante ciò, nessun tentativo fu fatto per indagare su altre ipotesi penalmente rilevanti, come il falso ideologico o l’uso improprio di fondi pubblici e privati.
Al suo fianco, come vicepresidenti, Annamaria Colao e Giuseppe Remuzzi, entrambi noti per la loro linea intransigente e favorevole alla gestione pandemica a base di vaccini mRNA, green pass, obblighi e silenzi. Nessuno dei tre sembra disposto a mettere in discussione il passato, nemmeno alla luce di dati emersi successivamente che mostrano una realtà molto più complessa, fatta di reazioni avverse sottovalutate, farmacovigilanza passiva e un’assenza totale di trasparenza.
La composizione del nuovo CSS appare, per molti, un copia-incolla del passato. Lo stesso passato che ha partorito, nel 2021, il famigerato DL 44/2021, convertito poi nella Legge 76, fondato sulla falsa convinzione che i vaccini impedissero la trasmissione del virus SARS-CoV-2. Una convinzione smentita in via ufficiale da Ministero della Salute, AIFA e EMA tra il 2023 e il 2024. Eppure, nessuno ha pagato per quelle decisioni che hanno stravolto la vita di milioni di italiani.
Ora, con le ferite ancora aperte, il CSS viene rinnovato scegliendo figure coinvolte in gravi conflitti di interesse. Mantovani è legato a doppio filo alla Fondazione Humanitas, da lui presieduta, che riceve fondi da enti pubblici, privati e da donazioni legate al 5×1000. È lecito chiedersi come possa un tale profilo garantire l’imparzialità necessaria a guidare l’organo consultivo più importante della sanità pubblica italiana.
La Carta di Siena, con un documento durissimo, esprime preoccupazione e sfiducia: “Questo Consiglio non ha nulla di nuovo, se non la faccia tosta con cui si è deciso di ignorare il grido di dolore di chi ha sofferto, di chi è stato escluso, punito, dimenticato.”
La nomina dei tre “tecnici” non sembra dettata da un principio di pluralismo o di riflessione aperta. Al contrario, i profili scelti si distinguono per un’adesione dogmatica alle linee dell’OMS, che ha più volte mostrato una vicinanza pericolosa agli interessi di Big Pharma.
Questa obbedienza supina preoccupa. Mantovani, Colao e Remuzzi hanno sempre negato la necessità di discutere effetti avversi, turbo-cancro, malori improvvisi, miocarditi giovanili e ogni altro effetto collaterale legato alla vaccinazione. Eppure, milioni di italiani aspettano ancora una parola di verità, un’assunzione di responsabilità, un piano di cura reale.
Anziché premiare la trasparenza, la diversità di vedute e il dibattito scientifico aperto, il Ministero della Salute sceglie l’autoassoluzione. Un Consiglio che nasce già con l’idea di difendere a oltranza ogni scelta passata, negando le evidenze e bloccando qualsiasi revisione critica del dogma vaccinale.
La Carta di Siena lancia un allarme che non può essere ignorato: “Stiamo rischiando di consegnare la nostra sanità pubblica a interessi sovranazionali, privi di ogni legittimazione democratica. Il nuovo CSS è un’offesa a chi crede nella scienza libera, nella medicina indipendente e in uno Stato che tutela i propri cittadini.”
Il sospetto, gravissimo, è che le nomine siano funzionali ad applicare in modo acritico le nuove direttive sanitarie globali, senza alcuna verifica autonoma né attenzione alle specificità italiane. Un commissariamento implicito della sovranità sanitaria nazionale che deve essere denunciato con forza.
La nomina del nuovo Consiglio Superiore di Sanità non è affatto un atto tecnico o neutrale, come il Ministro Schillaci vorrebbe far credere. È, al contrario, una precisa scelta politica. Una decisione che sancisce la volontà di proseguire nel solco tracciato dai governi Conte, Draghi e dal Ministro Speranza, con le stesse logiche, le stesse figure, gli stessi conflitti d’interesse che hanno caratterizzato la gestione pandemica più autoritaria e meno trasparente della storia repubblicana.
Con questa nomina, il governo mostra di non voler voltare pagina, ma di blindare la narrazione ufficiale, impedendo qualsiasi revisione critica delle scelte compiute, silenziando la verità dei fatti emersi, evitando ogni responsabilità e lasciando impuniti coloro che hanno compromesso in modo gravissimo il rapporto di fiducia tra cittadini, sanità e Stato.
Ci si ostina a proteggere chi ha imposto vaccini sperimentali senza studi conclusivi, chi ha chiuso al confronto scientifico, chi ha minimizzato o negato effetti avversi gravi, e chi, con le proprie valutazioni “tecniche”, ha di fatto sostenuto provvedimenti liberticidi e incostituzionali, poi smentiti persino dalle stesse istituzioni che li avevano adottati.
Questa non-indipendenza del nuovo CSS è il segnale più preoccupante: non si cerca verità, ma copertura e protezione per un intero apparato politico-scientifico che ha fallito, spesso in modo ideologico e autoreferenziale. Si rinuncia così all’occasione di ristabilire un legame fondato sulla trasparenza, sull’autonomia della ricerca, sulla reale tutela della salute pubblica.
Il governo Schillaci si assume ora, con questa scelta, la piena responsabilità politica e morale di una continuità che rischia di prolungare il danno e approfondire la frattura con la cittadinanza. La Carta di Siena, insieme a tutti i cittadini che chiedono verità, giustizia e rispetto, non resterà in silenzio. Perché la salute non è un affare di pochi. È un diritto di tutti. E chi ha tradito quel diritto, deve risponderne.
Andrea Caldart
Foto copertina: credits www.fnsi.it
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