Shabbar Abbas, padre della ragazza scomparsa il 30 aprile 2021 da Novellara, avrebbe ammesso il delitto parlando un parente in Italia.
Lui e la moglie sono ancora latitanti in Pakistan, dove sono fuggiti dopo la sparizione di Saman, che sarebbe stata uccisa per avere rifiutato il matrimonio combinato con un cugino.
C’è una prima ammissione per quello che gli inquirenti ormai davano per certo da tempo: Saman Abbas, la giovane di origine pakistana scomparsa da Novellara il 30 aprile 2021, è stata assassinata per essersi rifiutata di sposare un cugino di undici anni più anziano, un matrimonio combinato dalla famiglia, che aveva già pronto per lei un biglietto di sola andata per il Pakistan.
La prova regina sarebbe l’intercettazione di una telefonata fatta dal padre, Shabbar Abbas, a un parente rimasto in Italia, dopo la sua fuga in Pakistan insieme alla moglie.
“Ho ucciso mia figlia, l’ho fatto per proteggere il mio onore”, si sente dire Shabbar al telefono, l’8 giugno 2021.
Che poi continua, intimando al parente di non dire nulla su di lui: “…Per me la dignità degli altri non è più importante della mia. Ho lasciato mio figlio in Italia, ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno”.
La telefonata è ora agli atti del processo che inizierà il prossimo 10 febbraio e che vede imputati, oltre ai genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheeen, latitanti, anche lo zio della ragazza Danish Hasnain e i due cugini Ikran Ijaz e Nomanullhaq Nomanulhag, che avrebbero partecipato all’omicidio. I tre, fuggiti all’estero, sono stati poi intercettati ed estradati in Italia.
Sentito dagli inquirenti, il destinatario della telefonata intercettata avrebbe detto di essere stato anche minacciato da Abbas se avesse parlato di lui.
“Io sono già rovinato”, gli avrebbe detto Shabbar, “Avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia. Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa”, avrebbe poi concluso senza fare nomi, ma lasciando intendere di non essere stato il solo a macchiarsi del delitto della povera Saman, colpevole solo di voler seguire il suo cuore ed essere libera di amare il fidanzato che si era scelta, un venticinquenne pakistano che a sua volta era stato minacciato dal clan.
Redazione in collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it