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Home Attualità Intervista al dottor Stramezzi: la APP per le cure domiciliari e il futuro della medicina

Intervista al dottor Stramezzi: la APP per le cure domiciliari e il futuro della medicina

Il professor Andrea Giuseppe Giorgio Stramezzi è medico e odontoiatra, tra i primi specialisti che si è distinto perché non si è limitato a criticare la gestione pandemica del Ministero dalla Sanità presieduto da Speranza, ma si è attivato per offrire le cure necessarie alla popolazione italiana in un momento complesso e drammatico. 

Stramezzi è stato anche candidato nel partito di Gianluigi Paragone, Italexit.

Dottore, lei ha dichiarato di aver curato migliaia di persone con una App gratuita che connetteva pazienti e medici per un monitoraggio costante.

Fin dal febbraio 2020, andando a casa dei pazienti mentre molti medici di base a malapena rispondevano al telefono. Lei ha affermato: “Ho molti pazienti guariti un mese o due mesi fa che si riprendono il Covid, quindi non c’è immunità. Io curo il Covid da febbraio 2020, mentre molti medici se ne stavano a rispondere al telefono io andavo nelle case dei pazienti. Era molto difficile monitorarli tutti, con questa applicazione gratuita si riesce a farlo”. Glielo domandiamo anche perché sembra essere il futuro della medicina.

La app in questione si chiama C-Helaer ed è attiva dalla fine di dicembre 2021.

Con questa app i pazienti hanno la possibilità di inviare una richiesta al medico che entra in possesso esclusivamente dei dati clinici e non di quelli anagrafici, valuta se prenderlo in cura e a quel punto il medico può contattare e anche video chiamare il malato, in tal modo monitorarlo tramite bollettini quotidiani inviati dal paziente (sintomatologia e diversi parametri) e mandare anche prescrizioni medicinali.

Tuttavia, il garante della privacy è intervenuto per un’indagine – dalla quale siamo stati totalmente scagionati – (solo una multa quasi simbolica potrei dire) in quanto ha confermato che non abbiamo mai abusato della privacy dei pazienti.

A causa di questo imprevisto abbiamo però interrotto le registrazioni dei potenziali pazienti. Si sono riuscite a registrare dieci mila persone. 

Tramite questa applicazione abbiamo curato migliaia di persone e ora che la vertenza con il garante della privacy è conclusa dovremo riprendere con le nuove registrazioni, rendendo la app disponibile anche su I-phone Apple, dato che attualmente è purtroppo disponibile solo su piattaforma Android.

Il vantaggio della app per il paziente è trovare velocemente risposta dal medico, per il medico invece è quello di riuscire a seguire moltissimi pazienti, anche centinaia, senza trascurarne nessuno.

Infatti, la app monitora i dati clinici del paziente e avverte il medico laddove vi siano anche minime criticità nei parametri che necessitano il suo intervento. 

Il medico può sapere immediatamente tramite segnalazione app a quale paziente dare priorità. 

Così ho curato centinaia di pazienti contemporaneamente, soprattutto nei momenti di picco dell’infezione, limitando sia la mia preoccupazione sia quella del paziente. 

Senza questo mezzo sarebbe stato impossibile gestire la situazione in cui ci trovavamo.

Insomma, una forma di delega ad uno strumento informatico che avverte il medico umano non appena necessario. E’ la medicina del futuro anche se il medico non dovrà perdere il contatto fisico con il paziente.

Certamente, è uno strumento che deve affiancare la medicina classica ma non sostituirla. 

Non dobbiamo disumanizzare la visita, la diagnosi e la cura, ma possiamo sfruttare le nuove tecnologie per il nostro benessere e la nostra sicurezza. 

Soprattutto in situazioni difficili, come quella in cui ci siamo trovati.

Lei ha anche promosso l’utilizzo dell’idrossiclorochina.

A noi tachipirina e alla regina idrossiclotochina” si potrebbe dire in uno slogan; il problema è sempre la disparità sociale e il profitto, e questo non è certo un tema che si esaurisce con la pandemia Covid. Vorremmo ribadire che non tocchiamo questi argomenti perché  presi da paranoia retroattiva, ma perché  non ci pare che sia stato chiarito tutto ciò che è successo dal 2019 ad oggi.

Posso risponderle dal punto di vista medico, più che da quello politico ed economico.

All’inizio del 2020, sia quando andavo a visitare i pazienti Covid a casa, sia quando ho lavorato in un reparto Covid, somministravo idrossiclorochina, -in quel momento permessa da Aifa- e così ho curato centinaia di pazienti tra domicilio e ospedale, per la precisione a Miazzina (Verbania) da Aprile a Giugno 2020. 

In seguito, Aifa ha stabilito che non era più permesso usare idrossiclorochina, questo divieto è poi stato dichiarato illegittimo in quanto si reggeva su dati falsi. 

Io attualmente non utilizzo più questo medicinale perchè l’enorme esperienza maturata sul campo ha fatto emergere le cure più adatte ed efficaci e a disposizione, altrettanto comuni e anche a basso costo, ossia gli antinfiammatori per contrastare l’allargarsi dell’infezione che viene agevolata dall’infiammazione, la quale è la componente più importante della malattia da Covid; gli antibiotici in quanto il virus Sars-cov2 va a riprodursi e a nascondersi nella flora batterica intestinale. 

Le evidenze cliniche ci dicono che senza l’antibiotico aumenta enormemente il rischio di long Covid, il quale secondo l’ISS colpisce almeno il 30% dei guariti perché in realtà il virus non viene eradicato. 

Prescrivo poi altre molecole che servono a proteggere i recettori delle cellule sane dall’ingresso del Sars-cov2 al loro interno.

Insomma, non è affatto vero che il Sars-coV2 è solo un’influenza. O meglio, lo è se curata velocemente e a seconda delle condizioni cliniche soggettive del malato. Lei su La Verità a marzo 2021 dichiarò che La Vigile attesa uccide”. Anche perchè la Covid può diventare malattia autoimmune in 3 giorni, perciò, non deve essere trascurata.

No, non lo è affatto. Soprattutto durante la prima e seconda ondata, quindi con la variante Delta che sicuramente comportava evoluzioni più serie della patologia; occorreva intervenire subito per prevenire la tempesta citochinica. 

La tempesta citochinica è una iper-reazione dell’organismo dovuta a una predisposizione genetica che causa una risposta immunitaria anomala ed eccessiva. 

Accade perché gli anticorpi specifici trasformano la malattia da infezione virale a malattia autoimmune. 

Il nemico in quel caso non è più il virus ma l’iper-infiammazione dovuta a una riposta abnorme del sistema immunitario. 

In quel caso -dopo qualche giorno di decorso- prescrivevo anche i cortisonici come immuno modulatori e l’eparina, somministrata per prevenire microtrombi, conseguenza della malattia autoimmune che induce infiammazione dell’entotelio, e causa dello scarso passaggio di ossigeno dal polmone al circolo ematico. 

Tale carenza di ossigeno è ciò che porta al crollo della saturazione e quindi a dover intubare i pazienti. 

Adesso solo in casi eccezionali come persone trombofiliche o particolarmente obese prescriviamo questo tipo di farmaci, altrimenti nell’arco di pochi giorni anche anziani e persone con co-patologie  guariscono dal Covid.

Lei ha affermato che non raggiungeremo mai l’immunità di gregge, può spiegarci perché ?

Il Sars-coV2 è un virus a RNA e come tutti i virus così costituiti muta continuamente, nessuno di noi può pensare dopo aver preso in autunno il raffreddore di non prenderlo più in quanto immune in inverno. Così anche il virus dell’influenza. 

Infatti, i vaccini di virus attenuato contro l’influenza vengono preparati il mese precedente isolando il virus che circola nell’emisfero australe. 

Mentre il vaccino dell’anno precedente non immunizza affatto. 

Nessuno di noi si sognerebbe di prendersi il raffreddore o l’influenza e poi non prenderla più. 

Lo stesso vale per il Covid, per questo i sieri vaccinali non avrebbero mai potuto essere definitivi e proteggere per la vita. 

Il Covid coabiterà con noi e in noi, sta a noi decidere come gestire consapevolmente questa convivenza forzata.

Giulia Bertotto

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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