Diamo per scontato che nasciamo liberi e che liberi cresciamo, ma questa “consapevolezza” ci limita invece dal capire, il recinto nel quale siamo incappati.
La libertà oggi pare non sia più il centro della società civile, perché sembra sia stata traslata in una qualche definizione “ideologica”, la quale cerca di trasformare l’attivismo in difesa di essa, in una qualche forma di patriottismo inopportuno.
Eppure, Piero Calamandrei ci aveva avvisati ed ammoniti: “sulla libertà bisogna vigilare, vigilare!”, perché la libertà è la base e il motore di ciò che siamo, è quella nostra dignità tutelata dalla Costituzione.
Pensiamo ad esempio al tentativo che è in corso da quattro anni di provare ad “annientare” il concetto di libertà individuale, arrivando fino all’imposizione coercitiva di un’obbligatorietà vaccinale, che ha leso la dignità personale e il principio base dell’Art. 1 della nostra Costituzione, sul quale si fonda l’elemento cardine della nostra società, cioè il lavoro.
Infatti, i padri costituenti avevano posto il caposaldo della società sul lavoro libero, e non su di una sua qualche forma di “concessione” o dipendenza “esterna”.
Oggi, più che mai, diventa imprescindibile quell’occasione quotidiana che abbiamo, ovvero, di mettere in discussione in quale epoca di reale libertà viviamo, ma soprattutto siamo davvero sicuri di essere liberi?
Stiamo assistendo alla calata della censura utilizzando una retorica fatta di una narrazione guidata da una lobby dominante che, nei fatti, ne determina anche le agende politiche dei nostri Paesi, scalzando la sovranità democratica di essi, che invece appartiene al Popolo.
Secondo i loro criteri decidono chi è buono e chi è cattivo, chi è l’aggredito e chi è l’aggressore, cosa ci serve e cosa no, cosa dobbiamo produrre e cosa no, ma non secondo il principio della difesa del bene comune libero e vero, ma secondo gli interessi economici dei loro “patti esterni” che ledono la sovranità popolare, i suoi principi inviolabili e i diritti fondamentali della libertà, o meglio, delle libertà dell’uomo.
Tutto questo lasciamo che accada sotto i nostri occhi ogni giorno, e anche nella frenesia che avvolge i nostri tempi quotidiani lasciamo fare, e noi cittadini accettiamo di diventare strumento delle nostre stesse violazioni delle libertà.
Sembra stia piacendo molto essere un “utente” della libertà, rivestito di un’identità individuale, sconnessa dal mondo libero e scollegata dai rapporti sociali con gli altri cittadini.
Forse siamo piombati in nuovo stato, quello della biodiversità sociale dove, l’asintomatico cittadino malato del non sapere, è convinto di essere libero.
Uno stato sociale pericoloso e pericolosamente volto al suicidio della libertà individuale, dove il non voler sapere, è diventata la nuova tendenza culturale, con la rischiosa conseguenza di creare il recinto per imprigionare l’ultimo baluardo di umanità, gettando via per sempre le chiavi della libertà.
Quella che noi oggi chiamiamo democrazia popolare, si è trasformata in sistema per una politica che guarda solo all’ultimo appuntamento elettorale in agenda, anziché progettare un futuro e una visione di esso.
Per costruire un mondo migliore occorre difendere la libertà senza fare sconti e al contempo, avere lo sguardo visionario di chi sa guardare oltre, e rendere possibile ciò che agli altri appare impossibile.
E la storia dell’umanità ci insegna che questo approccio, pur se inizialmente denigrato, deriso, combattuto, alla fine ha sempre vinto, consentendo un passo in più nella nostra evoluzione personale e collettiva.
Difendere la libertà significa impegnarsi per la democrazia e per la sopravvivenza di tutti noi, affinché la democrazia non diventi l’ombra di sé stessa.
Andrea Caldart