Sono oltre due anni e mezzo che assistiamo ad un attento controllo di ogni vocabolo del bizzarro racconto del “fantomatico” virus.
Il problema però non è che siamo in una fiaba dei fratelli Grimm dove arriva un principe che, con un bacio, risolve tutto.
Siamo nell’era delle parole che, usate a dovere, creano la realtà che altri vogliono per rafforzare una supremazia su di noi.
È venuto il momento che tutti dobbiamo avere il coraggio e la dignità di andare oltre la narrazione unica prima che, la pozione “magica”, ci trasformi da esseri umani a burattini.
Siamo dentro un poderoso carcere mentale, doverosamente recintato in nome di un indefinito bene collettivo, dove si prova di continuo, a far perdere l’equilibrio alle persone.
Siamo tutti consci che la libertà è fatta di molti sacrifici, conoscenza e disciplina, ma troppo spesso stiamo assistendo al fatto che viene preferita all’uguaglianza della schiavitù.
Ed è proprio questo il punto principale dove inizia la demagogia del populismo di bassa lega, che usa a sproposito la parola democrazia per negare la verità.
Oggi, infatti, il termine democrazia è probabilmente il più inflazionato che conosciamo, perché è diventato difficile capire chi prende ordini e chi fa le regole.
Una democrazia dovrebbe essere il sistema con cui tutti partecipano alla scelta di regole comuni, le approvano e poi le rispettano e le fanno rispettare e questa sarebbe la corretta uguaglianza universale.
Ma se parliamo della democrazia politica, chi l’ha governata in questi ultimi due anni, l’avrà davvero usata affinché questa sia una democrazia sociale?
Per come stanno venendo alla luce i fatti, sembra più che la democrazia abbia ceduto il posto al controllo del potere sulla società civile, attraverso una concertazione tra pochi individui e società di lobby.
Questo è il pericolo che stiamo correndo; che una narrazione infinita fatta da una comunicazione di regole che partono da autorità sovranazionali, tolga il diritto fondamentale dell’uguaglianza tra i cittadini.
Se andiamo ad osservare cosa è successo nel nostro Paese quest’anno, ma anche l’anno precedente, ci accorgiamo che chi ha governato, si è assicurato che noi cittadini, venissimo inondati di ogni “non verità”, mettendoci gli uni contro gli altri.
Se qualcuno provava a contestare, ma anche semplicemente porre delle domande, doveva essere additato, deriso e soprattutto silenziato ed emarginato, per non disturbare lo status quo.
Siamo all’inizio di una spirale dove la falsità della narrazione è riuscita nel dare alle persone, il piacere di essere controllati con la paura e il dolore, ma peggio ancora, a reprimere e soffocare le libere contestazioni volte a ristabilire democrazia e libertà.
Abbiamo la possibilità di allontanare i condizionamenti a cui subdolamente veniamo sottoposti, informandoci oltre la narrazione e i contesti abituali che siamo soliti ascoltare.
C’è una guerra invisibile che sta passando, poco a poco, anche per le piattaforme social e Twitter ne è il primo esempio.
Questo “sistema” che ha tentato in questi ultimi quasi tre anni, attraverso il controllo della maggioranza degli organi d’informazione, quali giornali, televisioni pubbliche e private, di imporre la sua falsa narrazione, inizia ad implodere.
È la lotta del controllo del potere, ma anche tra di loro, tutti utili nessuno indispensabile e, negli organi d’informazione, ci sono i primi, seppur timidi, segnali di cambiamento.
Andrea Caldart