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La follia della guerra al contante: un rischio per la libertà e la sicurezza

Negli ultimi mesi, si sono moltiplicati gli episodi di cyber-attacchi ai danni di Istituzioni Pubbliche, banche e fornitori di servizi di pagamento elettronico. 

Episodi che hanno paralizzato intere economie, lasciando cittadini ed imprese nell’impossibilità di accedere ai propri account e così ai propri fondi o di effettuare transazioni essenziali. La dipendenza totale dai pagamenti digitali espone le società ad un rischio sistemico enorme, rendendole vulnerabili a blackout tecnologici, malfunzionamenti ed attacchi hacker.

In primis hanno sentito il bisogno di intervenire i Governi di Svezia e Norvegia, due Paesi nei quali la digitalizzazione dei pagamenti è stata particolarmente rapida.

In Svezia, il Ministero della Difesa ha inviato nelle case dei cittadini un opuscolo intitolato ‘Se arriva una crisi o una guerra‘, in cui si invitano gli svedesi a utilizzare regolarmente denaro contante, consigliando di conservare delle scorte. Secondo la banca centrale, i contanti dovrebbero essere sempre accettati, anche introducendo un obbligo.

In Norvegia, invece, oltre all’invito di conservare banconote e monete, è stata introdotta una legge che prevede multe per i rivenditori che non accettano i contanti.

I due Paesi hanno la percentuale più bassa di denaro contante in circolazione. Soltanto un acquisto su dieci viene effettuato in banconote ma adesso i rispettivi governi consigliano di aumentare l’utilizzo dei contanti per la paura di attacchi informatici da parte della Russia.

È comunque curioso che nelle due nazioni dei pagamenti digitali si inviti a non abbandonare il denaro contante, evidentemente considerandolo un mezzo più sicuro e consigliandone l’utilizzo in caso di emergenze vere o presunte.

Negli ultimi anni, la lotta all’uso del denaro contante ha assunto connotati sempre più decisi, con governi e istituzioni finanziarie impegnati a spingere verso una società cashless. Perché, si sa, le banconote sono malvagie, si annidano nei portafogli e tramano nell’ombra! Le motivazioni addotte sono sempre le stesse: maggiore tracciabilità, lotta all’evasione fiscale e la presunta comodità per i consumatori. Tuttavia, questa crociata sembra sempre più scellerata, soprattutto ora che i sistemi digitali dimostrano di essere fragili come una casa di carta sotto un uragano di attacchi informatici.

A proposito al riguardo è arrivato il commento di Giorgia Meloni alla Camera: “Non siamo contrari all’euro digitale, purché non sia sostitutivo del contante“, ha detto il presidente del Consiglio, menzionando gli attacchi hacker ed il caso della Svezia: “Puntava a far sparire il contante ma recentemente ha consigliato ai propri cittadini di mantenere una parte della propria ricchezza in contanti“, ha sottolineato Meloni.

Il denaro contante rappresenta l’ultimo baluardo di autonomia economica per il cittadino. A differenza dei pagamenti elettronici, il contante non si blocca, non ha bisogno di rete Wi-Fi, non ti chiede di aggiornare l’App e, incredibile ma vero, funziona anche durante un blackout. In un mondo sempre più esposto a minacce informatiche, eliminare il contante equivale a consegnare completamente la popolazione nelle mani di banche e governi, privandola di un fondamentale strumento di libertà economica. Ma ehi, almeno avremo più punti fedeltà sulle carte di credito!

La progressiva abolizione del contante solleverebbe anche serie questioni di privacy. Ogni pagamento elettronico lascia una traccia, rendendo possibile un controllo capillare sui comportamenti finanziari dei cittadini. In un contesto di crescente sorveglianza, la possibilità di effettuare transazioni anonime attraverso il contante rappresenta un argine importante contro abusi e derive autoritarie.

In un’epoca in cui gli attacchi informatici mettono in ginocchio interi settori economici, la guerra al contante si rivela una scelta pericolosa e miope; rinunciare a uno strumento sicuro e affidabile come il denaro contante è pura follia. Anziché demonizzarlo, dovremmo preservarlo come un elemento essenziale di resilienza e libertà economica, a tutela di cittadini e imprese.

Non dimentichiamoci che in Italia, secondo articolo 1852 c.c., la banca acquista la proprietà del denaro depositato sul conto corrente ed il correntista può disporre in qualsiasi momento delle somme risultanti a suo credito (salva l’osservanza del termine di preavviso eventualmente pattuito). Il deposito di denaro in conto corrente è quindi una forma di deposito irregolare. Quindi l’istituto di credito formalmente diviene titolare del denaro che è versato sul proprio conto corrente, salva l’osservanza del termine di preavviso, e se questo termine cambia nelle tantissime varie comunicazioni che la Banca inoltra al correntista e nessuno legge? E in caso di guerra, sommosse o attacchi Hacker, cosa è previsto?

Forse sarebbe il caso di smetterla di demonizzare i contanti come se fossero il male assoluto ed iniziare a considerarli per quello che sono: un’ancora di salvezza in un mare sempre più turbolento di tecnologie fallibili. Nel dubbio, tenetevi stretto qualche banconota… non si sa mai!

Mario Vacca

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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