C’è un’espressione che ormai leggiamo ogni giorno, quasi fosse diventata una normalità: malore improvviso. Atleti che si accasciano durante una corsa. Studenti che non si svegliano più. Militari e infermieri trovati senza vita, nel sonno, a casa o sul posto di lavoro. Troppe storie. Troppi necrologi. Troppi silenzi.
Eppure, la reazione delle istituzioni è sempre la stessa: minimizzare, negare, archiviare. Si è persino smesso di chiedersi perché. Peggio ancora: chi osa farlo viene qualificato come negazionista, complottista o addirittura terrorista sanitario. In un clima da inquisizione moderna, porre domande è diventato pericoloso.

Ma le domande restano. E noi le gridiamo.
Perché si sta registrando un aumento così significativo di eventi cardiaci tra giovani, sportivi e lavoratori sani? Perché colpiscono categorie particolarmente esposte all’obbligo vaccinale come medici, forze dell’ordine, insegnanti? Perché si parla solo di “coincidenze” e “sfortuna”, e mai di possibili correlazioni?
Sappiamo che milioni di cittadini hanno ricevuto più dosi, di un preparato sperimentale autorizzato in emergenza, basato su una tecnologia genetica mai usata prima su larga scala. Sappiamo che gli effetti avversi gravi, miocarditi, trombosi, problemi neurologici, sono stati ammessi, ma costantemente sottostimati, ridotti a “rari” senza prove solide e aggiornate e soprattutto occultando quelle vere.
Sappiamo anche che i sistemi di farmacovigilanza passiva raccolgono solo una minima parte degli eventi reali. E sappiamo, infine, che molte autopsie non vengono nemmeno eseguite(senza contare quelle proibite per decreto durante l’era della pandemenza), e i decessi vengono rapidamente etichettati come “cause naturali”.
Questo non è giornalismo d’inchiesta. Non è medicina. Non è scienza. È oblio istituzionalizzato.
Un’intera generazione sta crescendo in mezzo a un’anomalia statistica senza precedenti. Le morti improvvise non sono più un’eccezione, ma una cronaca quotidiana. Eppure, l’indagine seria è assente. I parlamenti tacciono. I media mainstream deridono. Le procure archiviano.

Ma c’è di più. Qualcosa che i principali organi di stampa non vi hanno detto. Un fatto storico, giuridico, devastante.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che i “vaccini” a mRNA contro il Covid-19 NON sono veri vaccini, bensì “terapie geniche”. Ovvero trattamenti per la modifica e manipolazione del DNA. La sentenza, passata in giudicato, quindi definitiva e inappellabile, afferma che i danni causati da tali terapie geniche sono “irreparabili”.
Eppure, silenzio.
Nessuna apertura dei telegiornali. Nessuna interrogazione parlamentare. Nessun talk-show dedicato. Nessuna conferenza stampa straordinaria dei governi che per mesi hanno imposto o promosso, spesso con ricatti indiretti, queste somministrazioni di massa.
È la pietra miliare che avrebbe dovuto cambiare tutto. Invece è passata sotto silenzio, come se nulla fosse accaduto.
Se una corte suprema riconosce che milioni di persone nel mondo sono state sottoposte a una terapia genica i cui effetti collaterali possono essere permanenti, allora non siamo più nel campo dell’opinione, ma della responsabilità. Storica, medica, politica.
Non serve credere a nessuna teoria alternativa per capire che c’è qualcosa che non va. Serve solo onestà. Serve solo il coraggio di guardare in faccia il dato che si tenta di nascondere: troppe persone stanno morendo nel fiore degli anni, dopo aver ricevuto più dosi di un prodotto su cui non esiste ancora una valutazione a lungo termine.
Tutto questo dovrebbe essere sufficiente per fermare il mondo, per istituire commissioni indipendenti, per aprire autopsie su ogni caso sospetto. Invece, ci si accontenta di titoli come “Stroncato da un malore”, come se fosse normale. Come se dovessimo rassegnarci.
No, tutto questo non è più normale.
Il dubbio è legittimo. Il silenzio, no.
Andrea Caldart