Nella notte di Capodanno, un episodio inquietante ha trasformato i festeggiamenti di piazza Duomo a Milano in un incubo per una giovane studentessa belga e i suoi amici.
Secondo quanto riportato dalla vittima, il gruppo sarebbe stato circondato e assalito da una folla di uomini, in un attacco che la procura di Milano sta indagando come un possibile caso di “Taharrush gamea”, un fenomeno di molestie sessuali collettive associato ad alcune culture islamiche.
Il termine “Taharrush gamea”, che in arabo significa “molestie collettive”, si riferisce a un comportamento criminale in cui gruppi di uomini aggrediscono sessualmente le donne in luoghi pubblici, spesso approfittando della confusione durante eventi di massa. Tali episodi sono stati documentati in passato, come nel caso di Colonia, in Germania, durante la notte di San Silvestro del 2015, quando centinaia di donne denunciarono aggressioni simili.
L’evento di violenza che è avvenuto è stato il lancio del guanto di sfida alle autorità e alle forze dell’ordine del nostro Paese, un avvenimento dove questi criminali, hanno dimostrato di agire senza paura delle conseguenze, creando un precedente inquietante per la sicurezza pubblica.
L’episodio di Milano non è un caso isolato. In diverse città europee si sono registrati episodi simili, spesso collegati a specifiche comunità di immigrati. Questa realtà solleva domande urgenti sull’integrazione culturale e sulla necessità di politiche più efficaci per prevenire simili comportamenti.
In molti paesi di origine di questi extra comunitari, pratiche come il “Taharrush gamea” vengono talvolta tollerate o addirittura utilizzate come strumento di repressione politica, alimentando una mentalità che considera la donna come un oggetto su cui esercitare potere e violenza.
Tuttavia, l’importazione di tali atteggiamenti in Europa evidenzia un fallimento nella capacità degli immigrati di adeguarsi ai valori fondamentali delle società occidentali, come il rispetto della dignità e dei diritti delle donne. Questo fenomeno richiede una riflessione seria e un approccio deciso per proteggere le vittime e promuovere una convivenza civile e, in primis occorrerebbe bloccare qualsiasi sbarco di clandestini in Italia.
Ha suscitato ulteriori polemiche il silenzio di molte associazioni femministe, spesso in prima linea contro la violenza di genere, ma meno incisive quando gli aggressori appartengono a comunità straniere. Questa “discrepanza” non è la prima volta che accade e si avvisa in essa una disparità che mina la credibilità di queste associazioni.
“La lotta contro la violenza di genere non può avere due pesi e due misure,” ha affermato un’attivista milanese. “Dobbiamo condannare ogni forma di abuso, indipendentemente dall’origine culturale o etnica degli aggressori.”
Gli eventi di piazza Duomo rappresentano un campanello d’allarme per l’Italia e per tutta l’Europa. Non si tratta solo di garantire la sicurezza nelle strade, ma di affrontare questioni più profonde legate all’integrazione, alla prevenzione della violenza e al rispetto dei diritti umani.
Occorre una risposta collettiva e decisa: più risorse per le forze dell’ordine, programmi educativi per promuovere il rispetto delle donne e un dialogo sincero che affronti senza timore le radici culturali di tali comportamenti.
La sicurezza delle donne e di tutti noi negli spazi pubblici delle nostre città occidentali, non è negoziabile. È arrivato il tempo di smetterla con qualsiasi scusa e riaffermare i principi di uguaglianza e giustizia, senza cedere a giustificazioni culturali o politiche.
Il rispetto per la diversità non può essere un alibi per tollerare violenze e abusi.
Andrea Caldart