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OnlyFans e la nuova illusione del lavoro: quando la libertà è una gabbia dorata

C’è stato un tempo in cui il lavoro era considerato un atto nobilitante, un contributo alla collettività, un’identità. “Il lavoro nobilita l’uomo”, si diceva. Oggi, nella galassia mutevole dei social e dei modelli digitali di guadagno, il significato stesso di lavoro si frantuma e si riassembla in forme che sfuggono alle categorie tradizionali. Una di queste forme è OnlyFans, piattaforma che permette la condivisione di contenuti a pagamento, spesso a sfondo erotico, in cambio di abbonamenti e mance. Un fenomeno crescente tra i giovani, soprattutto giovani donne, che scelgono di esporsi, letteralmente, per guadagnare.

Ma cosa si cela dietro questa apparenza scintillante di libertà economica e autoaffermazione? E cosa significa oggi “lavorare”?

L’idea che qualunque forma di reddito possa essere definita “lavoro” riflette un cambio epocale nel nostro modo di pensare il valore. Un tempo, il lavoro era legato a una funzione sociale, alla produzione di beni o servizi, al senso di utilità. Oggi, il denaro è diventato il solo metro di valutazioneindipendentemente dal mezzo con cui viene ottenuto. Guadagnare è sinonimo di riuscire, e ciò che si vende è irrilevante, finché genera profitto.

In questo scenario, l’esibizione del corpo su piattaforme come OnlyFans si inserisce in una logica mercantile che molti chiamano “autodeterminazione”, ma che spesso cela dinamiche ben più complesse. L’autonomia economica è sacrosanta, ma non possiamo ignorare il contesto socioculturale che spinge sempre più giovani, specialmente donne, a credere che il loro corpo sia l’unico strumento efficace di riscatto sociale.

Il corpo diventa merce, l’intimità spettacolo. Ma cosa resta dopo? Che impronta lascia questa esperienza su chi la vive e sulla società che la osserva?

La mercificazione del corpo femminile, lungi dall’essere una novità, si perpetua oggi con nuovi mezzi, ma con logiche antiche. Nonostante venga proposta come un atto di libertà, di controllo su di sé, spesso finisce per rafforzare lo stesso sistema sociale che ha sempre misurato il valore delle donne sulla base dell’apparenza. Il rischio è che, alla lunga, questi percorsi non offrano prospettive solide, ma generino un senso di vuoto esistenziale, lacerazione identitaria, fragilità emotiva.

In molti casi, ciò che viene spacciato come emancipazione è in realtà una riedizione degli stereotipi più radicati. La donna bella, desiderabile, seducente. Solo che ora è lei stessa a vendersi. Ma vendere sé stessi, il proprio corpo, è davvero un atto di potere o è solo un modo nuovo per rimanere incastrate in un ruolo imposto?

La verità è che l’apparente liberazione sessuale rischia di diventare un boomerang. Il successo viene associato alla perfezione fisica, la visibilità al grado di esposizione. L’intelligenza, l’originalità, la creatività? Sovente oscurate. In questo senso, la nostra società sembra avere indossato un burqa invisibile fatto di indifferenza e conformismo, in cui l’apparenza è l’unico linguaggio comune.

Il culto della bellezza, l’ossessione per l’approvazione sociale, l’auto-oggettivazione sono diventati codici di accesso al successo. Ma questo successo ha il retrogusto dell’effimero. È reale o è solo una gigantesca illusione collettiva?

La verità scomoda è che una società che premia più l’apparenza che il merito è una società che smette di sognare. Che svuota la dignità del lavoro, della persona, della relazione. E chi cresce dentro questa realtà rischia di smarrire la capacità di riconoscere sé stesso al di fuori dello sguardo altrui.

Non si tratta di giudicare moralmente chi sceglie di esporsi su OnlyFans. Si tratta piuttosto di chiedersi perché, sempre più spesso, questa venga percepita come l’unica via praticabile. 

Dobbiamo recuperare il senso del lavoro come costruzione, come progetto, come contributo. Serve una nuova grammatica del valorein cui la dignità non si misuri in like o follower, ma nella capacità di essere autentici, liberi, pensanti. E forse, allora, riscopriremo che il lavoro, quello vero, è ancora in grado di nobilitare l’uomo. E la donna.

Andrea Caldart

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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