Da qualche giorno è in atto lo psicodramma dell’orso assassino anche se, per natura, gli orsi non sarebbero animali aggressivi.
Una serie di concause purtroppo sfortunate, hanno messo il povero Andrea di fronte all’orso che non si aspettava di incontrare il runner.
Un fattore di sicuro imponderabile, ma potrebbe anche essere un errore umano quello di andare per sentieri in cui è difficile calcolare l’eventualità di tutti i fattori di rischi.
In montagna ad esempio esistono le vipere che hanno un veleno letale per l’uomo che, se non fermato in tempo con l’antidoto, porta a morte sicura.
È un attimo trovarsi di fronte ad un serpente di questo tipo, ed è un fattore di rischio impossibile da prevedere l’eventualità che possiamo essere stretti dal morso di una vipera, ma non per questo, possiamo farle sloggiare dalle montagne, è il loro habitat naturale.
Vogliamo dire che, andar per boschi per quanta attenzione ci mettiamo, il fattore rischio è sempre imprevedibile e per quanto basso esso possa essere, capiamo bene che, purtroppo in questo tristissimo caso, non può alleviare il dolore dei familiari per la perdita di Andrea.
Oggi però il dibattito pubblico è volto solo a condannare l’orso e a decidere pubblicamente la sua pena di morte, senza ricordarsi che la montagna, è un insieme di regole ambientali, scritte da sole, dentro uno scenario naturale che l’uomo non può cambiare.
Non vorremo che ora, sull’onda dell’emozionalità mediatica, iniziasse un ecocidio contro gli orsi bruni.
Già nel 1996 lo zoologo svizzero Hans Roth in un convegno tenutosi a Perugia, aveva sconsigliato di mettere l’orso bruno in Trentino dicendo che: “questi animali, infatti, avrebbero potuto provocare dei problemi essendo più “selvatici” e, quindi, potenzialmente aggressivi”.
Ma Roth parlò praticamente da solo perché si trovò davanti ad una sala dove non c’era praticamente nessuno ad ascoltarlo.
Tornando in Trentino dobbiamo ricordarci del 2014, quando venne uccisa l’orsa Daniza, perché aveva ferito il cercatore di funghi Daniele Maturi.
All’epoca Daniza, aveva due cuccioli e si disse che morì per un errore del troppo anestetico usato per la sua cattura, ma nessuno si occupò più dei suoi due cuccioli e chissà che fine avranno fatto.
La morte del 26enne runner Andrea Papi però giunge a distanza di circa un mese dall’evento che ha visto il ferimento di un altro uomo sempre da quelle parti.
Qui la dinamica è ancora da chiarire quando il 39enne Alessandro Cicolini venne aggredito al braccio da un orso bruno che gli morse anche la testa.
Un’esperienza di sicuro terribile, ma anche forse siamo troppo impreparati a questa convivenza uomo-orso perché, nel caso Cicolini, parrebbe che l’aggressione sia stata fatta da una orsa mamma, per proteggere i suoi cuccioli.
E anche in questo caso, politica e stampa, subito parlarono di intervenire con l’abbattimento dell’orsa.
Più che orso assassino sembra di assistere ad una razza umana assassina che come unica legge, di fronte ad eventi di questo tipo, sa solo sfoderare tutta la sua ferocia aggressiva bandendo condanne a morte senza appelli e difese, ma soprattutto senza ricordarsi che il recinto artificioso, dove ha inserito gli orsi, è stata proprio lei a preparaglielo.
Andrea Caldart