C’è una pericolosa deriva che stiamo vivendo ed è quella dell’attività censoria contro la libertà di parola, un’impostura voluta dalla UE di Ursula von der Leyen, che prende il via con l’introduzione, il 17 febbraio 2024, del Digital Service ACT (DSA).
Il mondo è cambiato certamente, ma non è accettabile la censura sulla libera circolazione delle idee nelle piattaforme digitali, perché la libertà d’espressione si basa proprio sul confronto tra idee e fatti, anche se oggi la frontiera del dubbio prova ad ignorala.
Il primo esempio lo abbiamo con l’arresto del Ceo di Telegram in terra francese, colpevole di non aver acconsentito alla cessione dei dati degli utenti della piattaforma.
Nella democratica America di Biden e Harris, si accettano invece le scuse di Zuckerberg il quale ammette che, sotto pressione della Casa Bianca, ha censurato profili e notizie non gradite a quel potere di controllo sanitario-cerebrale, della falsa emergenza.
Anche il considerevole Washington Post comincia ad accorgersi che i più importanti social media sono sotto attacco delle “autocrazie democratiche occidentali” e, se lo dicono loro che sono di ala progressista, c’è davvero da preoccuparsi.
Ma sebbene l’elenco delle aziende e dei nomi sia lungo, intanto si continua provando a bandire Twitter in Brasile e il Guardian subito, prende lo spunto per chiedere l’arresto di Elon Musk.
La libertà d’espressione, di comunicazione, di parola sono il fondamento della democrazia dei popoli liberi, ma si sta avvertendo la sensazione che, della libertà individuale, ci sia in atto un cambiamento della sua nozione, che se non verrà difesa, si aprirà la strada ad un esito totalitario del controllo della stessa.
Questo tentativo di modifica corre frenetico in tv, in internet nei social dove la rete, non è più un’area di confronto e democrazia, ma è diventata lo strumento di controllo dei pensieri e delle emozioni degli internauti, sorvegliati dalle potenti multinazionali della parola.
Ogni giorno in tv e nei social vediamo passare notizie di soprusi, tragedie disumane, ingiustizie e cattiverie di ogni genere, che non ci facciamo quasi più caso, come se fossimo già predisposti per un‘anestesia emozionale telecomandata.
Pensiamo ad esempio all’uso della notizia dei Tg che, per oltre un mese, hanno martellato con la suspense di chi potesse essere l’assassino della povera Sharon Verzeni.
Oppure ricordiamoci scenari come quello di Osegale, che aveva smembrato la povera Pamela e lasciato i resti dentro delle valige, ma anche con lo stragista Kabobo e il piccone al Niguarda, sembra tutto un dejà vu.
Invece possono circolare liberamente nel web le perle musicali di quelli che esaltano lo stupro e gli omicidi metropolitani di rapper e trapper come Bello Figo e Sfera Ebbasta, ma si censura Povia reo di esprimere il suo pensiero contro l’aborto e le vaccinazioni obbligatorie.
Il mondo della comunicazione di massa e il giornalismo mainstream guidati dall’ideologia politica delle democrazie autocratiche, stanno facendo di tutto per riformulare gli equilibri della verità della notizia, attraverso lo sfruttamento della “neurologia” visiva, per creare il processo di abituazione sull’inevitabilità della cosa.
La cattura egemonica dell’informazione attraverso il controllo della libertà di parola è il vero scopo del DSA, ovvero avere il controllo delle intenzioni umane e adattarle al messaggio sociale, politico, geopolitico, culturale, economico e finanziario, voluto dal capitalismo di sorveglianza.
Rendiamoci conto che il totalitarismo soft, quello “del poco a poco”, ormai convive nella nostra privacy, e ora tenta di osteggiare e limitare la libertà di parola.
Viviamo in una società sempre in cambiamento e il potere che lo controlla, si proporziona, dicono loro, per il nostro bene, in realtà stanno costruendo un recinto sempre più stretto per il controllo della comunicazione tre i popoli.
Andrea Caldart