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Von der Leyen e il virus dell’impunità

C’è qualcosa di profondamente malato nel modo in cui il potere viene esercitato ai vertici dell’Unione Europea. La recente sentenza del Tribunale della UEche ha condannato la Commissione Europea per aver nascosto informazioni cruciali sui contratti per i vaccini COVID-19, è solo l’ultimo sintomo di una malattia più grande: l’erosione della trasparenza, il disprezzo per la responsabilità politica e la progressiva opacità del potere esecutivo europeo.

Al centro di tutto c’è Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, che ha gestito, in solitaria e senza mandato pubblico, trattative da oltre 30 miliardi di euro con Pfizer, non in sede istituzionale, ma attraverso scambi di SMS personali con l’amministratore delegato della multinazionale farmaceutica. Messaggi che si è poi rifiutata di rendere pubblici, come se non fossero affari dei cittadini europei.

Ma fu la stampa americana, e non quella europea, a sollevare il caso, con il New York Times che ha denunciato l’irregolarità. Ora è un tribunale europeo a certificare che la Commissione ha violato il diritto alla trasparenza. Ma il problema va oltre la questione legale. È politico, etico, democratico.

Va sottolineato però, che la decisione del Tribunale dell’UE non chiude definitivamente la vicenda: la Commissione Europea ha ancora la possibilità di impugnarla alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea entro due mesi e dieci giorni, anche se limitatamente alle sole questioni di diritto. Una possibilità che, se esercitata, aprirebbe un nuovo fronte, ma che già ora solleva un interrogativo inquietante: cosa teme davvero la Commissione?

Von der Leyen ha costruito una leadership verticale, blindata, sorda alle richieste di trasparenza. Si comporta da capo di Stato, senza esserlo. Parla di valori europei, mentre si sottrae ai meccanismi minimi di controllo pubblico. E lo fa con una disinvoltura inquietante.

Chi governa l’Europa? Chi decide come vengono spesi i soldi pubblici? Chi può permettersi di trattare miliardi via messaggio, e poi negare quei messaggi alla stampa, ai cittadini, ai parlamenti?

Questa vicenda non è un errore tecnico. È un abuso di potere. È la dimostrazione che anche le istituzioni nate per proteggere la democrazia possono diventare dittature in mano a essa, se nessuno le controlla.

Questa è un sistema di potere gestito con arroganza, opacità e disprezzo per la democraziaUrsula Von der Leyen non governa, comanda. Non rappresenta i cittadini, li ignora. Il suo modo di esercitare il potere è intriso di superbia, autoritarismo e disinteresse totale per il confronto democratico. Decide in solitudine, impone dall’alto, tratta i popoli europei come sudditi e non come cittadini sovrani, anche perché, con questa tipologia di Europa, abbiamo perso le nostre sovranità.

Il suo stile di governo ha trasformato l’Unione in una piramide verticistica dove pochi decidono per tutti, senza controllo, senza limiti, senza trasparenza. In un’Europa dove ormai non è più possibile credere come istituzione dei cittadini, questa prepotenza non è una semplice stortura: è un veleno che cha corroso ogni fondamento democratico.

Questa non è leadership: è abuso di potereNon è Europa: è una simulazione di Unione al servizio di una tecnocrazia chiusa e autoreferenziale. E chi ancora osa chiamarla democrazia, insulta l’intelligenza dei cittadini europei.

Serve un sussulto. Serve che qualcuno dentro l’UE alzi la voce e dica che nessun fine, nemmeno la lotta a una pandemia, giustifica l’opacità, l’arroganza e l’impunità. Se la trasparenza viene barattata con l’efficienza, ciò che perdiamo non è tempo, ma libertà.

E oggi, a distanza di anni dalla pandemia, resta una domanda bruciante: ha ancora senso continuare a stare in Europa?

Andrea Caldart

Link utili:

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