Qual è stata la più grande migrazione umana? Secondo il filosofo Eugenio Mazzarella è attualmente in corso, ed è quella che vede il grande spostamento (o spaesamento) “onlife”, nella continua interazione tra realtà materiale analogica e realtà virtuale.
Molto più dell’infosfera[1], si tratta di un’ibridazione tra piani di percezione e coscienza in direzione di una progressiva “dislocazione nel virtuale della nostra organicità”[2].
“Il Metaverso è uno spazio virtuale, ma il suo impatto sarà reale” ci promette il sito italiano della piattaforma, e noi non ne abbiamo dubbi, anche se non sappiamo in che misura sia una promessa o una minaccia. “Le persone potranno imparare non più assorbendo passivamente informazioni, bensì direttamente sul campo, immergendosi in esperienze completamente nuove all’interno di ambienti 3D”. Tutto chiaro?
Non più la vita amorfa che abbiamo vissuto fino ad oggi, nella quale corpo e mente si trovano (approssimativamente!) nella stessa situazione ma una scissione che permetterà di vivere aumentato.
Nel suo saggio Contro metaverso. Salvare la presenza (Mimesis 2022) Mazzarella avverte su quello che sarebbe uno shock antropologico, una sorta di spersonalizzazione collettiva, un esodo cognitivo di massa di cui non conosciamo gli effetti[3]; se la Tv e i social sono persuasivi, Metaverso è trasformativo, spiega l’autore. E in questa grande migrazione si viaggia seduti al computer con una serie di innesti e appendici tecnologiche come visori e telecomandi.
La più grande migrazione: si viaggia seduti al computer
La diatriba tra apocalittici e integrati ha attraversato i secoli, uno dei più antichi apocalittici sarebbe stato Platone, il quale dava un giudizio quanto meno ambiguo della scrittura in quanto pensava che ci avrebbe reso tutti smidollati della memoria.
Dalla scrittura siamo arrivati perfino alla stampa, un’invenzione che ha trasformato la capacità umana di tesaurizzare conoscenze e scambiare informazioni, raccogliendo il patrimonio umano in una memoria comune che ha permesso di espandere e potenziare il pensiero sapiens e la sua capacità di elaborare concetti.
Quella leggendaria mela di Newton con la sua caduta ci fece scoprire la gravità, Copernico lo celebriamo ad ogni alba, la fisica quantistica ha sconvolto le nostre impressioni sullo spazio-tempo, come ha fatto anche Freud dentro noi stessi con quello spaventoso altro in noi che chiamiamo inconscio; di certo non possiamo menzionare tutte le scoperte e le invenzioni che hanno stravolto la nostra concezione del mondo, ma la mela di Apple ha segnato uno spartiacque (ma che ci annegherà?), forse la più grande rivoluzione mai vista.
Siamo dentro qualcosa di clamoroso come può essere stato io passaggio alla postura eretta. Qualcosa che sta cambiando la nostra propriocezione, il modo in cui gli stimoli ambientali attivano le aree cerebrali, il nostro modo di pensarci e muoverci nello spazio.
Per questo l’autore parla di una “riontologizzazione digitale”: è l’essere dell’uomo, l’essenza di ciò che rende l’umano tale, a trovarsi in ballo.
Una (ma non una qualsiasi) strategia politica: l’algocrazia
Lo sfocamento della distinzione tra reale e virtuale avviene nel contesto della quarta rivoluzione industriale e, sempre secondo Mazzarella, la sua propaganda mistificherà le sue reali intenzioni: ci dice così che abbiamo bisogno dell’online per salvare l’offline.
Questa transizione (e questo ci pare in linea con la storia umana finora) non è realmente guidata da ragioni etiche -seppure le sue istanze siano camuffate da un’idea di progresso in cui trova legittimazione- quando orientata dagli interessi di coloro che detengono questo inedito potere: “una biopolitica che mentre crede di inglobare nella vita il virtuale, sta piuttosto inglobando la vita nel virtuale, tramite un bio-liberismo che non ha più santuari intoccabili (…)”[4]. Secondo Mazzarella si profila una “algocrazia” cioè una dittatura degli algoritmi, in cui si solca un’altra epocale tappa dell’alienazione marxiana dell’uomo con i suoi mezzi e con l’ambiente.
Non sappiamo cosa sarà della specie umana in questi non luoghi come Metaverso, che lo trasformeranno percettivamente e cognitivamente, in una realtà mista che vedrà nuove forme legislative e di governo, diverse figure professionali e quindi nuove entità poliziesche, avverte il filosofo.
Il colpo di stato della smaterializzazione è stato già avviato con l’evento pandemico, e nulla -ce lo dicono!- deve tornare come prima.
Il confinamento sociale e lavorativo diventerà la norma. “Mantenere le distanze” da imperativo emergenziale sanitario, diventa il comandamento endemico alla società. E la base per instaurare il nuovo ordine digitale e trasferirci senza indugi nel Metaverso.
Una questione spirituale: dalla metafisica al Metaverso
In questo scenario la domanda spirituale umana non è sopita, anzi è più impellente che mai, così l’anelito dell’infinito trova seduzione e sedazione nel Metaverso. Abbiamo scambiato la possibilità di evitare la degradazione delle membra con la resurrezione, ma essa non può essere barattata con il venir riversati in memorie digitali.
L’immortalità è trasfigurazione, non è cambiare contenitore alla personalità transuente, l’eternità è trascendere lo stato creaturale, non cambiare alloggio in materiali più sofisticati dello stomaco dei vermi, come lo sono i chip. L’ossessione dell’infinito viene sfruttata dalle nuove sette del marketing tecnologico, noi vittime-consumatori, ma anche corresponsabili del destino che ci stiamo tessendo.
Il paradosso, perché in ogni disavventura c’è dell’ironia, è che questa cantonata epocale si realizza attraverso gli avatar, da avatara, concetto religioso indiano che sta per incarnazione[5].
L’autore lancia una suggestione: dietro Metaverso ci sarebbe una pulsione neo-gnostica di dualistico disprezzo per la carne e per la dimensione corporea. Lo gnosticismo, movimento iniziatico attivo tra II e IV secolo, aveva una concezione diversa da quella cristiana secondo la quale abitiamo un mondo provvidenzialmente creato da un dio buono: la terra è un’imitazione malriuscita compiuta da un demiurgo presuntuoso ma incapace. Per gli gnostici la natura spirituale e intellettiva è la vera sostanza reale mentre la materia è un inganno da estirpare e superare.
Gnostici o no, qualcuno potrebbe anche salutare con entusiasmo una rivincita della mente sul corpo, come auspicato da tanti pensatori idealisti e dalle antiche correnti mistiche, ma qui si tratta di un nuovo assoggettamento umano troppo umano per dirla con Nietzsche, non di un’autentica emancipazione interiore.
Ed è invece proprio la cogenza del corpo, per l’autore, che potrà portarci fuori dalla grotta illusoria del Metaverso.
L’antidoto: non esistono tostapane che abbiano desideri
In queste settimane non si parla d’altro, tuttavia l’autore ce lo dice senza mezzi termini: l’idea che esista una qualche Intelligenza Artificiale è “una truffa”. Un mito che politica e finanza hanno tutto l’interesse ad alimentare, ma nessun tostapane per quanto complesso (vedi il concetto di singolarità tecnologica mutuato dalla fisica) potrà mai avere un motivo, un e-motivo per fare qualcosa o per dirla.
L’espressione Intelligenza Artificiale sarebbe un ossimoro, un controsenso, un abbaglio della logica.
L’antidoto proposto -a dire il vero timidamente accennato- è la forza dell’Eros, l’esperienza del corpo che nessuno può sottrarci. Mazzarella scrive proprio di “un’anima bassa, sensitiva, volitiva”[6] quella che desidera e lo fa con passione e risolutezza, che potrà salvare la presenza.
Eros per Platone -dopo averlo citato non possiamo non tornare al Filosofo a proposito di questo concetto- è il ricordo di quella bellezza perduta che l’uomo ancora intuisce ma non può più afferrare da quando è caduto nella condizione corporea.
Eros è tensione verso ciò che è eterno e immortale, che dal corpo mira a liberarsi, ma al contempo attraverso il corpo aspira e gode di quelle tracce di immortalità che riesce a recuperare: Eros è la sensazione insostituibile che ci da leccare un gelato, aprire la finestra al vento di aprile, accarezzare un cane, abbracciare un amico.
L’Eros non si può frenare, l’eros non si può surrogare, l’eros forse ci potrà salvare.
Potrebbe non bastare, e allora l’uomo come lo abbiamo conosciuto finora a livello cognitivo, corporeo ed emotivo, sarà stato una presenza scartata dall’evoluzione, scalzata da una nuova specie che ha fuso umano e digitale, un ramo reciso nella storia della bizzarra creatura che inventò la ruota.
Staremo a vedere. Da un visore elettronico?
Giulia Bertotto
Definizioni
1 La definizione è di Luciano Floridi, esperto della filosofia dell’informazione, mutuando dal termine “biosfera”: “lo spazio semantico costituito dalla totalità dei documenti, degli agenti e delle loro operazioni”
2 Eugenio Mazzarella, Contro Metaverso. Salvare la presenza, p. 95
3 L. Floridi La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo.
4 Mazzarella, op. cit. p. 43
5 Nel brahmanesimo e nell’induismo, la discesa di una divinità sulla terra, e in particolare ciascuna delle 10 incarnazioni del dio Visnù. Per estens., nell’uso letter., reincarnazione, ritorno, trasformazione. Fonte Treccani.
6 Mazzarella, Ivi p. 65