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Il Verismo del ‘900

Il verismo si afferma come corrente letteraria nel corso dell’Ottocento grazie a Giovanni Verga e Luigi Capuana. Racconta i fatti di vita quotidiana, quelli reali, e si dedica alle classi meno abbienti. La caratteristica fondamentale del Verismo è la narrazione imparziale della realtà descritta in modo oggettivo. La vita popolare è descritta con stile sobrio ma diretto.

Leggi anche la prima parte: “La letteratura italiana fine ‘800 e primo ‘900. Il Verismo”

Matilde Serao (1856 – 1927)

Matilde Serao si colloca nell’ambito dei presupposti veristici, anche se la sua concezione di Verismo si limita ad una ricerca del particolare: essa descrive un ambiente in tutti i suoi minimi dettagli, tenendo sempre presente il canone dell’impersonalità dell’arte. Il suo periodo creativo va dal 1880 al 1905. Il suo oggetto particolare di studio sono la piccola borghesia ed il popolo romano e napoletano di cui analizza soprattutto e reazioni (carattere emergente della tendenza allo psicologismo russo). Descrisse i partenopei con la capacità di disegnare sentimenti e figure umane.

 Nel “Ventre di Napoli” essa, sull’esempio di Zola, rappresenta la vita e le follie collettive di un popolo, dando forte rilievo alle passioni, ai vizi, ai fantasmi dell’anima popolare napoletana. Accanto all’esaltazione religiosa, mista di fede e di errori, la Serao denuncia due mali: il lotto e l’usura. Il lotto rappresenta il sogno che coinvolge settimanalmente la gente fino a farla perdere nella falsità e nella menzogna. L’usura, considerata come un male congenito, fomentato dall’ingenuità e dal bisogno, rende infelici i napoletani. Si comprende il significato di tale contenuto tenendo presente che la Serao è una giornalista di professione e che in quel periodo il meccanismo del lotto interessava la cronaca ed animava il contesto politico-sociale. Tutto ciò diventa per la Serao un motivo centrale, la trama intorno alla quale fa ruotare lo studio delle anomalie e delle mostruosità di tanta parte del vivere sociale partenopeo. Più incline alle novelle, con “Terno secco” la Serao ritrae una brulicante vita di donne, di piccoli impiegati, di pensionati, di serve, di ragazzi, di venditori, di persone che si incontrano nei pianerottoli delle scale, di chiacchiericci dalle finestre: una colorita e musicale umanità che si aiuta e si conforta.

Federico De Roberto (1866 – 1927)

Federico De Roberto che ha svolto la sua attività letteraria nell’arco di quaranta anni, da 1877 alla prima guerra mondiale, rispecchia le principali tendenze della cultura contemporanea che va da Verismo al Decadentismo. Egli cerca di sperimentare i vari metodi stilistici e narrativi in un periodo in cui iniziava a manifestarsi la crisi del Verismo mentre si andavano affermando le prime espressioni del Decadentismo con D’Annunzio, Fogazzaro e Pascoli.  “I Viceré” è considerato il suo capolavoro.

Con questo romanzo il De Roberto si libera dagli influssi naturalistici e zoliani per acquisire un atteggiamento più maturo nei confronti della realtà contemporanea. Il documento, la cronaca storica, il determinismo, il naturalismo e la psicologia continuano ad essere la sua fonte d’ispirazione, pur presentando una personale visione del mondo e degli uomini. Per questo i personaggi e le situazioni de “I Viceré” non costituiscono semplici fotografie o trascrizioni, ma si fanno “interpreti” degli interessi del romanziere.  De Roberto vuole immobilizzare la modernità storico-psicologica della struttura del romanzo in modo che l’urto tra storia contemporanea e feudalesimo spagnolo-borbonico non soffochi la sua cosciente intenzione di disporre di un angolo visuale per guardare e definire il complesso mondo dell’ambiente e dei costumi della Sicilia, i quali, sottoposti al libero utilizzo del metodo naturalista-psicologico, fanno sì che De Roberto superi il semplice interesse per il romanzo contemporaneo.

Antonella Di Luzio

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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