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La Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme è davvero il luogo dov’è situato il “Calvario”?

Gli studi di Matricciani, sugli scritti della mistica “Maria Valtorta”, e l’archeologo Shimon Gibson sembrerebbero sostenere che il luogo del Gòlgota sia un altro.

Siamo ormai vicini alla Pasqua di Resurrezione, di Nostro Signore Gesù Cristo, preceduta dai giorni della “Settimana Santa”, di cui i più importanti sono il giovedì, venerdì e sabato, i giorni del cosiddetto “Triduo Pasquale”. In questi giorni la Chiesa, rievoca la Passione e Morte di Cristo sulla croce, innalzata sul “Calvario”.

Il termine “Calvario”, deriva dal latino “Calvariae locus”, che in seguito diventerà “Calvarium”, vale a dire “luogo del cranio”, che, come ben sappiamo, è la collina, situata appena fuori dalle mura di Gerusalemme su cui, secondo la narrazione dei vangeli, salì Gesù per essere crocifisso, e il suo nome deriva dalla sua stessa forma, che è appunto, quella di un cranio umano. 

Il Calvario è denominato in ebraico, Gòlgota, ed è nominato in tutti e quattro i vangeli canonici (nel vangelo di Matteo e in quelli di Marco, Luca e Giovanni).

Il Gòlgota si trova all’interno della Basilica del Santo Sepolcro, detta anche Chiesa della Resurrezione, a Gerusalemme, costruita nel IV secolo d.C., dall’imperatore Costantino, che, dopo aver inviato sua madre, Elena, in Terra Santa, con l’obiettivo di trovare la Vera Croce di Gesù, trovò degli indizi sulla posizione del Monte Calvario o Gòlgota, dove ebbe luogo la crocifissione del Nazareno.

Così, Costantino demolì il tempio romano che incoronava la montagna, ordinò uno scavo, trovò diverse tombe ebraiche scolpite nella pietra, e fece costruire un tempio, in quella che considerava la tomba di Gesù. Nel corso dei successivi duemila anni, questo tempio cristiano fu ampliato, distrutto e restaurato più volte fino a diventare la bellissima basilica che è oggi.

Attualmente, sei diverse comunità cristiane custodiscono il Santo Sepolcro: greci, armeni, etiopi, siriani, copti e francescani. 

Il Monte Calvario in particolare, è situato a destra della Pietra dell’unzione, dove vi sono delle scale di pietra che conducono ad una stanza rialzata, che rappresenta il Monte Gòlgota dove Gesù fu crocifisso. La grande roccia dove tutto è accaduto è protetta da un cristallo.

Non tutti, però concordano sul fatto, che il Gòlgota si trovi nella Basilica del Santo Sepolcro.

Partiamo dai vangeli, che indicano la denominazione del luogo della crocifissione, ma non dicono nulla su dove esso sia esattamente ubicato.

Emilio Matricciani, docente del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano, nel suo saggio dal titolo: “The Golgotha Unveiled from the Writings of Maria Valtorta Is Not the Traditional One”, avrebbe individuato un altro luogo, che potrebbe essere il “vero” Gòlgota, attraverso gli studi sugli scritti della mistica Maria Valtorta (1897-1961), in particolare nei quaderni, pubblicati nell’opera “L’Evangelo come mi è stato rivelato”, in cui sono raccolte le visioni sulla vita di Gesù.

Matricciani osserva, che ogni volta che i dati riportati dalla Valtorta sono stati verificati, questi si sono rivelati corretti.

Attraverso un’analisi molto accurata dell’urbanistica della Gerusalemme del I secolo, e studiando la descrizione della Valtorta, del percorso che Gesù fece, per arrivare al Calvario, Matricciani riesce a dimostrare che il Gòlgota, non si trova presso la Basilica del Santo Sepolcro. La strada lastricata, descritta dalla Valtorta, conduce ad un luogo dove, qualche anno dopo la crocifissione del Cristo, fu eretta la torre di Psephinus, descritta da Flavio Giuseppe, nell’area che oggi viene denominata il “Distretto Russo”.

Il “Distretto Russo”, è un’area che fu comprata dalla Russia zarista nel 1858 al fine di ospitare i pellegrini russi che andavano a Gerusalemme, e nel Novecento passò più volte di mano. Oggi è in parte di proprietà russa, e in parte israeliana. 

Anche altri studiosi, oltre a Matricciani, hanno sollevato dubbi sull’ubicazione del Gòlgota, tra questi l’archeologo Shimon Gibson, che nel suo libro “The Final Days of Jesus. The Archaeological Evidence”, sottolinea che, quello che oggi viene identificato come il Calvario, sia uno sperone di roccia, che si eleva tra i 9 e 13 metri dal pavimento circostante della cava, e che presenta una sommità molto stretta, così stretta da non permettere la collocazione di tre croci (ricordiamo infatti, che Gesù fu crocifisso insieme a “due malfattori”, uno a destra e l’altro a sinistra, come riporta il vangelo di Luca). 

In attesa di ulteriori ricerche e studi approfonditi, il Gòlgota resta per noi cristiani, quello situato nella Basilica del Santo Sepolcro, dove milioni di pellegrini si recano per ammirare oltre al Calvario, La Pietra dell’Unzione su cui, secondo i vangeli, Gesù fu unto prima di essere sepolto, e la tomba di Gesù, il grande mausoleo in marmo, che corona la navata circolare della basilica e che rappresenta l’attrazione principale del Santo Sepolcro.

Roberta Minchillo

Fuori dal Silenzio

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