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Home Cultura e società La letteratura italiana fine ‘800 e primo ‘900. Parte prima

La letteratura italiana fine ‘800 e primo ‘900. Parte prima

La cultura arricchisce lo spirito e la conoscenza. La letteratura di questo periodo rappresenta una fotografia della vita sociale, utile per la comprensione del periodo storico attuale e contribuisce a comprendere la nostra esperienza della realtà. La letteratura affina la mente a guardare oltre l’apparenza e a interrogarsi.

QuotidianoWeb intende, con una serie di pubblicazioni, essere utile a studenti e appassionati che potranno avere il piacere di leggere, dato che esiste un centro che si chiama ideale o spirito di un secolo, di un’epoca, il quale sviluppandosi forma un circolo… e i circoli tornano. 

Introduzione

In Italia la diffusione del Verismo traeva la sua espressione dal Naturalismo francese che si ispirò alle correnti innovatrici europee del pensiero sociale e al gusto poetico del Positivismo. Il rinnovato illuminismo della filosofia positivistica derivava dalla convinzione che la via al progresso fosse già tracciata dalla fede nei metodi e nei procedimenti della scienza. Tale pensiero si configurava in Europa sotto la spinta delle innovazioni scientifiche del secondo Ottocento e dalla sempre più accentuata industrializzazione. 

L’importanza del Positivismo consistette soprattutto in un radicale capovolgimento nella valutazione delle scienze e del loro rapporto con la filosofia e con la vita, rivendicando in primo luogo l’importanza del “metodo” applicato alle scienze naturali.

Tale risalto dato alla scienza non era che un appello ai fatti, un rifiuto del pensiero arbitrario e degli ideali che non erano soggetti a verifica. Con questa teoria si cercava di comprendere il processo di formazione dell’uomo, ritenendo che questi derivasse da forme inferiori di vita attraverso un’evoluzione che è in sé un progresso. In effetti il progresso fu esaltato come una conquista da raggiungere, sebbene sofferta e drammatica, per quei ceti che erano la chiara manifestazione delle contraddizioni di una società “accanitamente” capitalistica, tendente sempre ad un grado più elevato di industrializzazione. Iniziò una fase di interesse per gli aspetti sociali e l’affermarsi di una nuova scienza: la Sociologia, focalizzata sul carattere scientifico dell’analisi dei rapporti umani e sociali. 

Questa tendenza ha caratterizzato il periodo del Positivismo e quello specificatamente letterario del Naturalismo, che è ad esso parallelo. Il Positivismo italiano, che iniziò tra il 1870 ed il 1880, non ebbe la consistenza e la solidità teorica di quello europeo. Intanto bisogna osservare che fu preceduto da quel movimento che si suole denominare Scapigliatura milanese, manifestatosi tra il 1860 ed il 1880.

Dopo le grandi personalità del Foscolo, del Manzoni e del Leopardi, la letteratura italiana entrò in una fase di polemica. Il Romanticismo aveva esaurito il suo contenuto poetico e spirituale, pertanto il 1860 caratterizzò un’epoca nella quale i furori delle lotte rivoluzionarie si andavano smorzando mentre subentrava all’entusiasmo eroico una stasi politica che, da una parte denotò l’esigenza di un ordinamento politico italiano, dall’altra fu principio di un esame doloroso e tragico degli eventi.

Dopo le guerre d’indipendenza e l’unificazione italiana si comprese che non bastava un’Italia unita politicamente: occorreva creare una vera Italia e, soprattutto, fare gli Italiani. Il Romanticismo eroico cominciò a percorrere la via del declino e la letteratura si divise in due filoni: il filone “patetico”, continuazione della tematica leopardiana, ed il filone “realistico”, continuazione di quella manzoniana. Il filone “patetico” diede origine al “Secondo Romanticismo” o “Romanticismo sentimentale”, continuando aridamente, senza entusiasmo, sulla scia dell’esaltazione del sentimento. Tale corrente decade nel tipo di sentimentalismo che si manifesta in scene languide e in personaggi che godono del loro stesso dolore. Tipico di questo genere è il romando “Edmenegarda” di Giovanni Prati. 

Il filone “realistico” diede origine alla Scapigliatura milanese che ebbe in sé tutte le caratteristiche di un’età di crisi, essendo in polemica con il passato e facendosi portavoce dei nuovi fermenti culturali. Questo movimento culturale preparò la basi necessarie per il Verismo, senza, però, diventarne parte integrante ma propose quelle nuove tendenze positivistiche che si stavano affacciando sull’orizzonte culturale europeo. Oltre a riallacciarsi al Positivismo, la Scapigliatura si ispirò soprattutto ad una delle più belle opere di Bodelaire, “Le fleurs du mal”. Pur essendo portavoce di un’aria di innovazione, questa corrente non riuscì ad andare al di là di ciò che proponeva. Analizzandola nel contesto storico possiamo notare che essa fu in polemica con la società borghese. Dopo le lotte risorgimentali la borghesia, che si andava sempre più affermando in virtù dell’industrializzazione, provocò un radicale capovolgimento tra i rapporti politici, economici, sociali e culturali. In tale contesto la Scapigliatura denunciava una volontà di rinnovamento nel costume e nell’arte senza essere capace di proporre un’alternativa valida. 

Nel 1848 Carlo Marx esordì con il “Manifesto del partito comunista”, il quale costituì la fotografia dei fermenti economici e sociali che si andavano manifestando in Europa. Ma l’Italia non si era ancora resa partecipe di tali problemi, rimanendo strettamente legata alle tradizioni ed alle glorie di un tempo. In questo ambito la Scapigliatura avvertì la necessità di svecchiare l’arte italiana da tutti gli schemi ormai superati. Questo consentì di procedere di pari passo con tutte le altre forme artistiche europee e di aprire le porte ad un tipo di cultura poco conosciuto in Italia. La Scapigliatura propose di presentare la vita del popolo nelle desolazioni del quotidiano senza, però, analizzarne gli ideali. 

In reazione alla Scapigliatura si manifestò una nuova corrente di ispirazione classica che potremmo definire “nuovo Romanticismo”, il cui maggior esponente fu Giosuè Carducci. Questi si ispirò alla tradizione nazionale come esigenza equilibratrice, opposta alla morbosità del sentimento. I punti fermi del suo mondo spirituale furono rappresentati dalla coscienza degli ideali dell’esistenza, dal culto dei motivi eroici della storia, dall’esaltazione della tradizione classica come sorgente della nostra cultura nazionale. Elemento caratterizzante del Carducci fu la nemesi storica, concezione per la quale la colpa di un misfatto non cade su chi lo ha commesso ma sui figli innocenti. Tale tematica viene ampiamente espressa nella poesia “Miramare”. Nel contempo la Scapigliatura aveva tracciato la via per il Verismo.

Antonella Di Luzio

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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