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L’Agorà del Diritto – una domanda, una risposta: Diamanti da investimento e risarcimento del danno

Ricordate il “caso diamanti”? Continuano le sentenze favorevoli per gli acquirenti!

Tutto nasce il 20 settembre 2017 quando l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato emana un provvedimento con il quale sancisce che alcune tipologie di diamanti erano state vendute da importanti Istituti di credito ad un prezzo notevolmente maggiore rispetto al valore di mercato, senza fornire al riguardo alcuna informazione ai consumatori – acquirenti.

Questi ultimi erano, quindi, ignari dell’effettivo valore del bene acquistato e, soprattutto, della circostanza che la maggior parte delle somme corrisposte era imputata a commissioni, provvigioni e spese.

In molti casi, come è stato riscontrato in sede giudiziale, il valore effettivo dei diamanti era circa il 30% del prezzo pagato, circostanza che, qualora conosciuta, sarebbe stata determinante per i consumatori a non procedere con l’investimento o, quanto meno, a non acquistare a quel prezzo.

E così molti consumatori hanno cercato giustizia nelle aule di Tribunale.

Al riguardo segnaliamo una recente sentenza con la quale l’Istituto di credito attraverso il quale erano stati venduti i diamanti è stato condannato a risarcire all’acquirente il danno subito quantificato in misura pari al 70% delle somme corrisposte, pari, quindi, alle commissioni, provvigioni e spese.

Il restante 30% correttamente non è stato risarcito essendo l’equivalente del valore del diamante che, comunque, è rimasto di proprietà e nella disponibilità del consumatore.

Secondo il Tribunale occupatosi del caso di specie, dall’omessa comunicazione all’acquirente dell’effettivo valore del diamante rispetto ai “costi satelliti” dello stesso che hanno concorso a determinarne, quindi, il prezzo, scaturisce una responsabilità della Banca con conseguente condanna della stessa al risarcimento del danno da quantificarsi nell’intero esborso sostenuto dal consumatore detratto l’eventuale vantaggio, comunque, avuto dallo stesso (nel caso di specie il valore del diamante pari, come si è detto, al 30% del prezzo pagato).

Le decisioni in esame costituiscono, quindi, precedenti utili per i consumatori alle prese con questo ennesimo caso di “risparmio tradito”.

Avv. Emilio Graziuso – Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca.In collaborazione con: www.lagazzettadellemilia.it

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