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“L’Agorà del Diritto” – una domanda, una risposta: parlare della Costituzione fa paura

Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad una polemica sollevata da alcuni esponenti politici di spicco a livello nazionale in merito all’intervento al Festival di San Remo di Roberto Benigni sulla bellezza della Costituzione e sulla attualità dei principi in essa sanciti.

L’episodio fa riflettere in quanto detta polemica è stata sollevata da persone che siedono in Parlamento ed hanno ricoperto cariche di Governo, le quali dovrebbero avere, quindi, un approccio più cauto e rispettoso verso il documento identitario dello Stato Italiano, documento nel quale sono racchiusi i valori fondanti e non negoziabili della nostra Repubblica dall’antifascismo alla democrazia, dalla laicità alla tolleranza, dalla eguaglianza alla sanità pubblica, dal diritto allo studio alla indipendenza della magistratura e l’elenco potrebbe proseguire perché la Costituzione è la carta delle libertà e della dignità sociale e giuridica di ciascun cittadino italiano

Forse le polemiche che spesso vengono proposte nei confronti della Costituzione sono il frutto di una paura di fondo dei detrattori della stessa che la vorrebbero vedere modificata o, quanto meno, relegata a mero oggetto di antiquariato da relegare in soffitta.

Paura dettata dalla consapevolezza della forza dirompente che la Costituzione ha e che può esercitare sui cittadini.

Essa, infatti, viene da lontano dai monti “dove caddero i partigiani” (P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955), dalle carceri “dove furono imprigionati” (P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955), dai campi “dove furono impiccati” (P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955) e da “dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità” (P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955).

O forse la paura di rendere la Costituzione un testo vivo nasce dal carattere “polemico” che ad essa veniva attribuito dal padre costituente Pietro Calamandrei il quale affermava che negli articoli della Costituzione è insita una polemica. Una polemica “contro il passato” (P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955).

L’Illustre giurista affermava, infatti, che “se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai diritti civili e politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute.

Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino contro il passato” (P. Calamandrei, Discorso sulla Costituzione, 26 gennaio 1955).

Un plauso, quindi, a Benigni che, nel modo brillante e dal forte impatto mediatico che lo contraddistingue, sollecita a rileggere, ad amare ed a far vivere i principi della Costituzione, della quale bisognerebbe parlare sempre ed in ogni sede, perché è storia di popolo e di un destino che ha accomunato tutti gli italiani.

“Parlare” della Costituzione è, quindi, un modo non solo per tenere vivi i principi in essa sanciti ma anche per rinnovare il “patto” che è a fondamento della stessa, vale a dire che periodi bui come quello del fascismo, con la soppressione delle libertà, della dignità e dei diritti dei cittadini, non si ripetano mai più.

Voglio concludere l’appuntamento di oggi della nostra “Agorà” con le parole di Gabriella Luccioli (una delle prime otto donne ad entrare in magistratura negli anni ’60 e che come presidente della prima sezione della Corte di Cassazione civile ha emesso la sentenza sul caso di Eluana Englaro) secondo la quale bisogna far vivere la nostra Carta costituzionale “opponendo ai fondamentalismi e ai furori ideologici la forza del diritto e il dovere del rispetto di ogni persona e di ogni diversità, nella certezza che solo la cultura costituzionale può fare da argine a derive antidemocratiche e a sterili contrapposizioni, o peggio ad ardite manipolazioni del suo impianto complessivo e dei delicati equilibri tra poteri cui essa si ispira” (G. Luccioli, La Stampa, 9 febbraio 2023 pag.4).

Avv. Emilio Graziuso Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca

Presidente dell’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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