Più volte nella nostra rubrica ci siamo occupati di phishing ed altre tipologie di truffe on line.
Questa settimana appare doveroso tornare sull’argomento, in quanto, dopo l’Arbitro Bancario Finanziario, Giudici di Pace e Tribunali, si è, finalmente, espressa al riguardo anche la Corte di Cassazione.
Più in particolare, la Suprema Corte ha stabilito che l’utente di Banche o Poste o di altri Istituti del settore creditizio, che abbia subito dei danni economici essendo stato vittima di phishing ha diritto al risarcimento del danno.
I soggetti qualificati (es. Banche o Poste), infatti, secondo la Corte di Cassazione hanno un preciso obbligo nei confronti dei propri clienti: adottare soluzioni volte a prevenire o ridurre l’uso fraudolento dei sistemi elettronici di pagamento.
Se ciò non avviene e l’utente è vittima di phishing sorge in favore di quest’ultimo il diritto al risarcimento del danno.
Nel provvedimento della Corte di Cassazione si evidenzia che nei casi di phishing sottoposti all’Autorità Giudiziaria quest’ultima non muove da una presunzione di colpa a priori dell’Istituto di credito, ciò che assume una importanza centrale, ai fini processuali, e quindi, nell’individuazione della responsabilità ed il conseguente risarcimento del danno, è l’accertamento di una particolare forma di negligenza.
La Banca, infatti, per essere esonerata da responsabilità dovrebbe dimostrare di aver fatto tutto il possibile per prevenire la truffa, sia a livello informativo sia a livello di predisposizione di misure di sicurezza informatica.
Inoltre, in tali casi, il consumatore non avrebbe diritto al risarcimento del danno soltanto qualora dovesse emergere una sua colpa grave in quanto accaduto.
Avv. Emilio Graziuso – Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca
Presidente Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore”
In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it