Sottrarre con la forza lo smartphone del coniuge per vederne il contenuto configura il reato di rapina.
A sancirlo, nei giorni scorsi, la Corte di Cassazione la quale è stata chiamata ad esprimersi su un caso che, purtroppo, ricorre molto spesso nella vita quotidiana, sebbene non sempre sbarchi nelle aule di giustizia.
La Suprema Corte ha, quindi, sancito che il comportamento del coniuge/compagno/partner che sottragga con forza il telefono cellulare per leggerne le chat o altri contenuti costituisce reato di rapina, in quanto il profitto consiste in qualsiasi utilità, anche morale, non necessariamente, quindi, economica (nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione l’uomo che aveva strappato il telefono cellulare dalle mani della moglie voleva conoscere il nome dell’avvocato di quest’ultima. Il risultato al quale lo stesso mirava non era, quindi, di natura patrimoniale).
La Corte di Cassazione, quindi, ha confermato la sentenza della Corte d’Appello e, quindi, la condanna a 3 anni e 5 mesi di reclusione ed € 1.500,00 di multa per il sottrarre con la forza lo smartphone del coniuge.
Avv. Emilio Graziuso – Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca
Presidente dell’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore”
In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it
