Un evento drammatico dal quale è scaturita una sentenza destinata a fare – come si suole dire nel gergo giuridico – giurisprudenza e, ad aprire il varco a nuove azioni legali.
Questa settimana abbiamo deciso di dedicare la nostra “Agorà” ad una pronunzia dei giorni scorsi, con la quale l’Inail è stata condannata a corrispondere una rendita mensile, pari ad € 300,00, a titolo di risarcimento del danno per malattia professionale, ad un uomo che, per motivi di lavoro, per tredici anni, aveva utilizzato il telefono cellulare per più ore ogni giorno.
Per tale motivo, il lavoratore aveva sviluppato un tumore benigno, un neurinoma del nervo acustico che gli aveva causato la sordità.
Centrale per l’esito del processo è stata la Consulenza Tecnica d’Ufficio espletata nel corso dello stesso, dalla quale è emersa l’elevata probabilità del collegamento causale tra l’utilizzo del telefono ed il tumore anche “in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi”.
Più in particolare, nell’elaborato peritale, si legge che “in assenza di possibili cause, vi è la presenza di un unico fattore di rischio costituito da un’esposizione prolungata a radiofrequenze”.
Nel corso di tredici anni è stato stimato che lo sfortunato lavoratore avrebbe utilizzato per motivi di lavoro il cellulare per circa dieci/tredici mila ore.
Come si è detto, la sentenza apre la strada a rivendicazioni, qualora ne sussistano i presupposti giuridici, da parte di coloro che, purtroppo, abbiano sviluppato un tumore a causa dell’utilizzo prolungato del telefono cellulare.
Al riguardo è bene ricordare che, già in passato, per gli stessi motivi, l’Inail era stata condannata al risarcimento del danno nei confronti di un dipendente di una primaria società di telecomunicazione il quale aveva sviluppato un tumore alla testa a causa di un notevole uso del telefono cellulare.
Ma le sentenze non bastano.
Occorre la cultura della prevenzione di tali problematiche.
Sono ormai anni, al di là delle sentenze, che si parla del rischio di insorgenza di tumori a causa dell’utilizzo scorretto o eccessivo di telefono cellulari ma evidentemente occorre un’opera più capillare di sensibilizzazione sulla problematica.
Piccoli accorgimenti, primo fra tutti la distanza del cellulare dal corpo, sono fondamentali.
Evitiamo, quindi, di tenere il telefono in tasca o, durante la notte, sul comodino mentre lo ricarichiamo.
Ovviamente, cerchiamo di non trascorrere lassi di tempo importanti con il telefono appoggiato all’orecchio e cerchiamo di utilizzare il viva voce.
E poi, torniamo alla vita reale!
Quante volte le ore volano ad osservare i contenuti dei social sul telefono cellulare in modo completamente dissociato dal mondo che ci circonda?
Quante volte i bambini restano seduti a giocare con il cellulare dei genitori, anziché leggere, giocare in altro modo, o, se non altro, parlare con le altre persone, piccole o grandi che siano, che gli siedono accanto?
Con tali abitudini non si stanno soltanto assorbendo onde elettromagnetiche dannose per la salute ma si sta sviluppando una dipendenza ed una alienazione dalla vita reale.
Avv. Emilio Graziuso – Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca
In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it