Il risarcimento del danno derivante da trasfusione infette è, purtroppo, una tematica particolarmente ricorrente nelle aule di Tribunale.
Accade spesso, infatti, che un soggetto al quale è stata effettuata una trasfusione subisca un danno da essa e chiami in causa il Ministero della Salute per ottenere un risarcimento del danno.
Uno degli aspetti della materia particolarmente dibattuti e l’età che deve essere presa come riferimento per la quantificazione del danno qualora lo stesso venga giudizialmente riscontrato.
Due le correnti di pensiero al riguardo.
Vi è, infatti, chi ritiene che l’età del danneggiato da considerare per stabilire l’entità del danno è quella che lo stesso aveva al momento della trasfusione e chi sostiene invece che il parametro di riferimento sia l’età al momento nel quale la malattia si è manifestata (periodo, quindi, successivo ed età, di conseguenza, più avanzata rispetto a quella della trasfusione).
Nelle scorse settimane si è espressa al riguardo la Corte di Cassazione stabilendo che nei casi di risarcimento del danno da trasfusione infetta l’età da prendere in considerazione al fine di determinare l’entità del risarcimento è quella che il paziente ha nel momento nel quale è sorta la patologia.
Nella vicenda esaminata dalla Suprema Corte era accaduto che un diciannovenne si era sottoposto ad una trasfusione quando aveva diciannove anni.
Purtroppo, essendo il sangue infetto, lo sfortunato paziente aveva sviluppato, successivamente, una patologia ed aveva promosso un processo, dinnanzi al Tribunale competente, nei confronti del Ministero della Salute per ottenere il risarcimento del danno.
La domanda veniva accolta con conseguente condanna del Ministero al risarcimento del danno quantificato in € 167.353,00, somma quantificata dal Tribunale sulla base dell’età del danneggiato (anni 35) al momento dell’insorgenza della patologia e non della trasfusione (anni 19) così come richiesto dal paziente.
Quest’ultimo, quindi, otteneva un risarcimento inferiore rispetto a quanto richiesto, avendo egli formulato la propria domanda risarcitoria calcolando il danno sulla base del parametro dei 19 anni e non dei 35 anni.
Il danneggiato non soddisfatto di quanto stabilito dal Tribunale impugnava il provvedimento prima dinnanzi alla Corte d’Appello e poi, essendo stata confermata la decisione del Tribunale, dinnanzi alla Corte di Cassazione.
Entrambe le Corti confermavano la decisione del Tribunale.
Allo stato attuale, quindi, il parametro da utilizzare per la quantificazione del danno da trasfusione infetta è l’età del danneggiato non al momento della trasfusione, ma al momento del manifestarsi degli effetti dannosi della stessa.
Avv. Emilio Graziuso – Avvocato Cassazionista e Dottore di Ricerca.
Presidente dell’Associazione Nazionale “Dalla Parte del Consumatore”
In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it