Supereroi, personaggi delle fiabe, dei film, dei cartoni animati, dei videogames o dei manga, questi ultimi molto in voga tra le giovani generazioni, senza dimenticare i personaggi famosi dello spettacolo, della politica o della storia e le maschere tradizionali della “Commedia dell’Arte”, da Arlecchino, a Pulcinella, da Balanzone a Colombina; ce n’è davvero per tutti, grandi e piccini.
E si, puntuale, qualche giorno dopo le festività natalizie, arriva il Carnevale, la festa più divertente e allegra dell’anno.
Il Carnevale è una festa mobile, che precede il tempo liturgico della Quaresima.
Che cosa significa “Carnevale”?
Secondo la tesi più diffusa, la parola “carnevale” deriverebbe dal latino “carnem levare”, che vuol dire “eliminare la carne”, e si riferisce al banchetto che si tiene l’ultimo giorno di Carnevale, denominato “Martedì grasso”, che precede il “Mercoledì delle Ceneri”, giorno in cui ha inizio la Quaresima, periodo dedicato alla penitenza, alla preghiera, e all’astinenza dal mangiare le carni, che precede di quaranta giorni la Pasqua.
Accanto a questa tesi, sul significato della parola “Carnevale”, se ne accompagnano delle altre, come quella secondo cui “Carnevale”, derivi da “carnualia”, vale dire “giochi campagnoli” o ancora da “carrus navalis”, letteralmente “nave su ruote”, ovvero il rito che prevedeva la processione di una nave sacra su un carro, che rievocherebbe la rappresentazione di un carro carnevalesco.
Il “Carnevale” ha origini antichissime. Abbiamo testimonianze provenienti dall’antico Egitto, nel quale erano soliti festeggiamenti ed eventi in onore della dea Iside, con la presenza di gruppi mascherati. Simile consuetudine in Grecia, con le feste del dio Dioniso.
I Romani onoravano Saturno attraverso i “Saturnali”, durante i quali si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie, per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico e religioso il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l’ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all’inizio del carnevale seguente.
Il periodo carnascialesco, secondo un’antica tradizione, aveva inizio subito dopo la solennità del Natale, cioè il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, tuttavia, nella maggioranza delle tradizioni contadine in Italia, il primo giorno di Carnevale viene celebrato il 17 Gennaio, festa di sant’Antonio Abate, mentre la fine coincide invece con il martedì grasso, giorno che precede il “Mercoledì delle Ceneri” che segna l’inizio della Quaresima. Fa eccezione il “Carnevale Ambrosiano”, che termina nel giorno di sabato, in quanto la Quaresima comincia dalla prima domenica. Questo periodo, essendo collegato con la Pasqua, non ha una ricorrenza annuale fissa ma variabile. Quest’anno il “Martedì Grasso” cade il 4 Marzo.
Cosa contraddistingue il “Carnevale”, oltre al fatto di mascherarsi? Di sicuro, elemento distintivo sono i “coriandoli”, piccoli ritagli di carta colorata che vengono gettati in aria o addosso ad altri. Tale usanza era tipica nel Medioevo, dove si lanciavano oggetti dai carri per festeggiare. Secondo alcune testimonianze si lanciavano anche gusci d’uovo colorati, fiori aromatici e semi. I “coriandoli” nascono dai “confetti”, che nel XVI secolo erano denominati “Coriandoli coperti di zucchero”. Originariamente, infatti, i confetti erano i fiori della pianta del coriandolo, che venivano ricoperti di zucchero e poi lanciati in occasione di lieti eventi come i matrimoni o per festeggiare il Carnevale.
Non esiste una festa senza “dolci”, e a Carnevale ce ne sono per tutti i gusti. Ogni regione italiana ha i suoi “dolci tipici”. Tra i più noti ci sono le “chiacchiere”, che sono prodotte in tutta Italia. La loro origine risale addirittura all’antica Roma, dove erano chiamate “fritcilia”, perché fritte nel grasso di maiale e prodotte in grande quantità in occasione dei Saturnali. Col tempo le chiacchiere sono diventate a buon diritto il dolce simbolo del Carnevale. Le “castagnole”, sono un altro dolce tipico di Carnevale, diffuso in tutto il Paese, anche se nato nell’Italia settentrionale. In molte zone della Lombardia si è soliti festeggiare con i “làciàditt”, e a proposito di frittelle, non si possono tralasciare le “fritole veneziane”. Dall’Alto Adige arrivano i “krapfen”, mentre in Piemonte è viva la tradizione dei “farciò”. Dalla Toscana arrivano il “berlingozzo” e la “schiacciata alla fiorentina”. Sono marchigiani gli “arancini di Carnevale”, una pasta sfoglia fritta con succo e buccia d’arancia, da non confondere con i celebri arancini di riso siciliani. In alcune regioni del sud (Abruzzo e Molise) ma anche del centro Italia (Umbria) si prepara la “cicerchiata”, mentre la “pignolata glassata” è un dolce tipico del Carnevale siciliano. Non possiamo non ricordare le “zeppole sarde” e il “migliaccio”, appartenente alla tradizione napoletana.
Elemento imprescindibile del “Carnevale” sono i “carri allegorici”, che sfilano nelle nostre cittadine. Tra le sfilate più importanti ricordiamo quelle del “Carnevale di Viareggio, di Cento, di Putignano”. Particolarmente suggestivo è il “Carnevale di Venezia”, con il suo tradizionale “Volo della Colombina”.
Non dobbiamo dimenticare il detto: “a Carnevale, ogni scherzo vale”.
Il famoso detto affonda le sue radici nelle feste dionisiache dell’antica Grecia e nei Saturnali dell’antica Roma, dai quali nasce il carnevale. Durante tali festività, l’ordine costituito veniva ribaltato e gli scherzi erano tutti concessi.
Roberta Minchillo