Viviamo in un’epoca caratterizzata da una complessa rete di dinamiche che intrecciano scienza, politica e società, con un impatto significativo soprattutto nel campo farmacologico.
Nel campo farmaceutico, l’automazione e l’intelligenza artificiale stanno cambiando il modo in cui i farmaci vengono prodotti, distribuiti e, in alcuni casi, anche somministrati.
La fiducia cieca nel potere della scienza, filtrato però da obiettivi politici, contribuisce a limitare la capacità di giudizio critico, incentivando l’adesione a trattamenti o protocolli che potrebbero non essere pienamente compresi o accettati dai pazienti.
Stiamo parlando di robotica applicata alla medicina, campo in cui Singapore sta investendo ingenti risorse, arrivando dicono loro, ad un punto di svolta per la sanità moderna, in particolare per quanto riguarda la somministrazione personalizzata di farmaci con minirobot grandi come un chicco di riso.
L’Università Nazionale di Singapore (NUS) che vuole porsi all’avanguardia nella medicina del futuro, ha da poco perfezionato dei minirobot specializzati nella somministrazione dei farmaci capaci di entrare negli organi del paziente con precisione millimetrica, attraverso campi magnetici alternati e possono trasportare fino a 4 farmaci diversi in grado di rilasciare le sostanze solo nei punti degli organi interessati.
“Abbiamo sviluppato una serie di prototipi in grado di somministrare farmaci a pazienti con esigenze specifiche, garantendo precisione e monitoraggio in tempo reale”, ha spiegato il professor Li Wei, direttore del Centro di Robotica Medica della NUS. “Questi robot utilizzano sensori avanzati e intelligenza artificiale per adattarsi al singolo paziente, offrendo una terapia su misura e riducendo i rischi legati agli errori umani. Lo sviluppo è stato reso possibile attraverso la collaborazione con alcuni dei migliori centri di ricerca internazionali, e questo sistema robotico avanzato, punta a rivoluzionare il trattamento dei pazienti, aumentando la sicurezza, l’efficienza e la precisione delle terapie somministrate”.
Come funzionano i robot somministratori di farmaci?
I robot sviluppati dalla NUS sono dotati di un sistema di riconoscimento e analisi dei parametri vitali, che consentono loro di monitorare continuamente le condizioni del paziente permettendo al robot di erogare il farmaco con un dosaggio accurato e in funzione dei bisogni specifici, riducendo significativamente i margini di errore. Inoltre, i robot sono programmati per avvisare il personale medico nel caso in cui i parametri vitali del paziente mostrino variazioni preoccupanti, e questo consentirebbe interventi tempestivi.
Uno dei principali vantaggi di questi dispositivi è la loro capacità di adattarsi in tempo reale. Ad esempio, per pazienti affetti da patologie croniche come il diabete, il robot può modificare il dosaggio di insulina in base ai livelli glicemici rilevati al momento della somministrazione, evitando il rischio di dosaggi eccessivi o insufficienti.
Ma tutto questo controllo da remoto, e per ora non è dato sapere da chi e come avvenga, siamo sicuri che sia tutto corretto e sicuro, prima di dire che sia davvero una scoperta utile?
Nel caso di errori o incidenti, a chi spetta la responsabilità? Al produttore del robot, al programmatore, al personale medico che supervisiona il sistema o all’ospedale che lo utilizza? Questa opacità può complicare la gestione delle responsabilità e sollevare dubbi sulla giustizia e sulla trasparenza nelle risposte a possibili incidenti.
In un contesto in cui l’efficienza e la sicurezza delle cure sono priorità assolute, la somministrazione robotica dei farmaci rappresenta davvero una delle soluzioni più promettenti per la medicina del futuro?
O forse la domanda più cruciale da farci è questa: sarà etico affidare alla robotica un compito così delicato e vitale? La questione tocca non solo il lato pratico, ma anche i principi fondamentali della cura e della responsabilità medica.
Il riflesso di questa scoperta pone l’accento sul dibattito a dove queste ideazioni di ingegneria biomolecolare e robotica possono condurre, soprattutto in tema di sicurezza, di umanità, di uguaglianza e di rispetto dei diritti e libertà personali, perché non vorremmo che bastasse un click per obbligare un paziente ad una qualsiasi decisione anche contro la sua volontà o, peggio ancora, rinunciare ai valori basilari delle libertà individuali, fondamenta della nostra società.
Andrea Caldart