Sembrava che il prezzo del carburante, prima delle elezioni, avesse preso la strada della discesa, ma finita la tornata elettorale, questo fine settimana, alla pompa, il gasolio è rincarato di 15 centesimi.
Uno shock attualmente imputabile ad un taglio da due milioni di barili al giorno, che corrisponde al 2% della produzione globale di greggio, voluto da OpecPlus nella riunione a Vienna di mercoledì 5 ottobre.
Un taglio importante dall’impronta speculativa, in conseguenza del quale il prezzo del carburante è schizzato immediatamente.
Oltre a questo, vi è un altro segnale importante che scaturisce da questo accordo ed è che, la Russia, che aveva chiesto questa riduzione, a livello internazionale non è poi così isolata come si tenta di far credere.
Chi deve fare una serie riflessione è Joe Biden perché il suo alleato storico, ovvero l’Arabia saudita, gli ha mandato un chiaro segnale facendogli vedere che a casa loro, decidono loro e non accettano ingerenze.
Davvero incomprensibile, con il brent a 93 dollari il barile, questa impennata dei prezzi dei maggiori marchi che ha trovato impreparati i consumatori.
Come se non bastasse scopriamo che l’Italia è in testa alla classifica mondiale per via del peso fiscale a litro, mentre in America, il carburante, costa la metà rispetto a noi.
Non c’è tregua per le famiglie e le imprese italiane e, in questo caso, per i gestori delle stazioni carburanti che non sanno più come contenere i disagi e le manifestazioni d’insofferenza che spesso subiscono da parte di qualche automobilista che non comprende la situazione.
Si sta tirando troppo la corda e le famiglie italiane già alle prese con i rincari di bollette elettriche, gas e generi alimentari, con questo rincaro esponenziale del gasolio, si rischia un’esplosione della tenuta del tessuto sociale, senza precedenti.
Ma quello che fa più rabbia è vedere il sacrifico del lavoro del gestore che, per pochi centesimi, 2 quando va bene 3, fa arricchire smisuratamente la compagnia petrolifera che lo sfrutta in una sorta di “caporalato petrolifero”.
Andrea Caldart