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Home Economia La competitività delle imprese passa anche per un equo costo del lavoro

La competitività delle imprese passa anche per un equo costo del lavoro

Ne è convinta la Viceministra dell’Economia Laura Castelli che intervenendo ad un’intervista radiofonica a favore del salario minimo ribadisce la “necessità di ridurre il cuneo fiscale e non tassare i futuri aumenti salariali“.

L’Ue stringe per un accordo politico sulla direttiva per il salario minimo ed anche in Italia si infiamma il dibattito. 

 “Il salario minimo è un percorso obbligato per chi decide di stare in un’Europa che si dà paletti sociali ed etici. È indispensabile e non può aspettare. Ci vogliono risorse ma non sarà difficile trovarle” le parole a difesa della direttiva espresse dalla stessa Vice Ministra il cui pensiero è condiviso dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che ha evidenziato come, se la misura sia ben studiata, possa essere una buona cosa, con vari effetti positivi. 

La Castelli sottolinea che la misura non dovrà pesare sulle imprese: “Ci vogliono risorse, ma non sarà difficile trovarle”; “Il modo per pervenire ad un salario equo c’è, e passa attraverso la riduzione del cuneo fiscale sui cui oggi sono tutti d’accordo” e propone un intervento in due tempi: l’immediata  riduzione delle tasse sul lavoro portando sopra la soglia minima dei 9 euro tutti coloro che ne sono al di sotto e poi, con la prossima manovra, la detassazione degli aumenti legati ai rinnovi contrattuali. ”La strada è quella che ci indica l’Europa – spiega – la nuova direttiva è molto chiara ed è molto di più della propaganda politica di questi giorni”. 

L’etica sta nell’istituire un salario dignitoso ed equo, due concetti importanti che secondo la Commissione europea servono a superare il dumping salariale di cui soffre oggi l’Europa e che divide le imprese. 

Concorrenza e divergenza tra aziende europee di Paesi diversi sui quali la Castelli si sofferma individuando più cause che vanno sanate; la prima è l’allontanamento di tante aziende verso Paesi la cui fiscalità del lavoro favorisce lo sviluppo lasciando in Italia le problematichedei licenziamenti e dei tagli dei posti di lavoro. 

Non perché meno importante fa seguito il tema degli appalti perché “il nostro è un Paese nel quale, a causa del dumping salariale attuato da altre nazioni, molte società vincono le gare sfruttando il massimo ribasso per poi rientrare nei costi favorendo il distacco dei lavoratori da altri paesi” un’operazione che permette di pagare salari molto più bassi di quelli che possono sopportare i competitors italiani che lavorano seguendo le regole. 

È un fenomeno che oggettivamente è diventato insostenibile e la nuova direttiva potrebbe eliminarlo. 

Favorire il salario minimo ma assicurare un lavoro ai giovani è un altro importante impegno che andrebbe gestito con un efficientamento degli stage e dei tirocini la cui importanza è demandata anche agli obiettivi trasversali del PNRR. 

In questo caso si tratta innanzitutto di introdurre una corrispondenza tra retribuzione e competenza, andando anche oltre il concetto di salario minimo, perché in questi casi il salario minimo è un salario del quale ci si accontenta mentre invece si deve avere la possibilità di salire. 

Un fenomeno tutto europeo che porta molti giovani a non partecipare ai tanti concorsi pubblici perché nella pubblica amministrazione le retribuzioni sono troppo basse e non sempre sono corrispondenti alle effettive competenze.

“Ripeto, io più che “minimo” lo chiamerei “salario equo”, perché è questo che ci chiede l’Europa. Se lo facciamo in salsa italiana, utilizzando strumenti nazionali, si può ridurre il cuneo fiscale e attraverso questo intervento si portano sopra la soglia dei 9 euro i contratti che stanno sotto, vincolando le imprese che beneficiano di questo sconto a pagare di più in busta paga. In questo modo metti d’accordo tutti visto che il centrodestra vuole la riduzione del cuneo, il nostro Movimento ed il Pd pure, sindacati e Confindustria anche”.

L’auspicio è che, qualsiasi cosa si faccia, venga promulgata una legge con regole chiare e precise permettendo ad imprese e lavoratori di partecipare immediatamente alla competizione post pandemica edulcorata dalle problematiche belliche. 

Mario Vacca in collaborazione con: www.lagazzettadellemilia.it 

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