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L’Italia si conferma nuovamente primo produttore mondiale di vino

Il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, in occasione della presentazione delle stime vendemmiali al Divinazione Expo di Siracusa ha esordito con “La 2024 è stata una delle vendemmie più impegnative che ricordi nella mia ormai lunga esperienza di enologo”. 

Assoenologi, Ismea ed Unione Italiana Vini uniti a Siracusa per fare il punto su un’annata caratterizzata da un quadro meteorologico estremo ma, nonostante ciò, le stime previste ammontano a 41 milioni di ettolitri di vino, portando nuovamente l’Italia sul podio dei Paesi produttori, superando la Spagna e Francia. 

Un più 7% rispetto al 2023 ma distante dalla media degli ultimi 5 anni, un risultato sul quale hanno avuto un forte impatto fenomeni climatici estremi, dalle piogge eccessive al Centro-Nord alla siccità nel Sud. 

Nel complesso un’annata contenuta nella quantità ma di qualità buona, con diverse punte ottime, con una sostanziale tenuta al Nord (+0,6% la performance della macroregione), accompagnata da una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e da un incremento contenuto nel Sud (+15,5%) che, tuttavia, non bastano a riportare la produzione sui livelli di medio-periodo.

Con 11 milioni di ettolitri e una quota pari al 27% del raccolto Made in Italy, il Veneto si conferma la principale regione produttiva italiana, seguita da Emilia-Romagna e Puglia, in sostanziale pari merito con circa il 17%. Seguono Piemonte e Sicilia, tallonata dalla Toscana.

La Francia perde il titolo di primo produttore al mondo con un calo notevole del 18% e 39,3 milioni di ettolitri, sorpassata anche dalla Spagna che, con incremento del 20%, si porta in seconda posizione e a 39,7 milioni di ettolitri. Vanno giù Germania e Portogallo. 

Il Presidente di Uiv Lamberto Frescobaldi parla di una “bussola dei viticoltori” ovvero “Serve un vigneto a fisarmonica per gestire meglio gli imprevisti” quindi di strategie a lungo termine «Abbiamo bisogno di un vigneto Italia “a fisarmonica” reso più gestibile e flessibile da strumenti di intervento in grado di tamponare il tema delle eccedenze e, per quanto possibile, di rendere meno traumatiche le annate scarse». Attenzione alle rese nelle annate ricche e scelte oculate sull’utilizzo dell’1% delle autorizzazioni d’impianto Ue. Frescobaldi ribadisce il suo no agli estirpi, già adottati in Francia: “Per comprenderne gli effetti basta ricordare quanto accaduto 13 anni fa, quando, a fronte di una spesa pubblica di circa 300 milioni di euro e 30 mila ettari espiantati soprattutto in collina e in aree Doc, ci siamo ritrovati due anni dopo con una vendemmia record da 53 milioni di ettolitri”.

Mario Vacca

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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