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Mitigare i rischi patrimoniali di imprenditori, commercialisti e sindaci

L’inizio della primavera coincide spesso con la preparazione dei bilanci societari, gli ultimi articoli hanno rilevato che con il deposito del bilancio relativo all’anno 2022 le società dovranno cimentarsi in un nuovo obbligo informativo.

Dal 15 Luglio del 2022, con la definitiva entrata in vigore del D.Lgs 83/2022 (correttivo alla nuova riforma della Crisi d’Impresa), gli amministratori non hanno soltanto il dovere di istituire adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili, ma debbono anche adempiere un obbligo Informativo in merito alle modalità con le quali hanno provveduto ad implementare detti adeguati assetti su come hanno misurato la continuità aziendale.

Si aprono scenari e considerazioni interessanti che è opportuno analizzare.

La società a responsabilità limitata è uno strumento di protezione del patrimonio che viene scelta per questa sua capacità di schermare i beni personali dei soci e degli amministratori.

L’art. 2086 del codice civile, pone gli amministratori della società di capitali di fronte alle proprie responsabilità personali, nel caso in cui non si dotassero di assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati al settore e alla dimensione dell’azienda che amministrano.

La norma non aumenta soltanto la responsabilità degli amministratori ma inchioda alle loro attribuzione anche i sindaci

Naturalmente anche gli Istituti di credito vigileranno molto attentamente sull’osservanza di tale obbligo essendo direttamente coinvolte. 

Le raccomandazioni dell’Autorità Bancarie Europea alle banche italiane è di operare sempre un controllo sulla prospettiva dell’azienda affidata, evitando di imbottirsi di garanzie per correre al riparo in caso di crisi.

Quindi, cambia l’approccio che le banche dovranno usare per affidare le aziende al fine di non essere coinvolte responsabilmente negli eventuali default delle stesse per aver affidato imprenditori per il loro patrimonio personale in assenza di prospettive aziendali.

Gli affidamenti, quindi, poggeranno le basi sui business plan e le relative prospettive aziendali, piuttosto che per le garanzie immobiliari e le disponibilità dei soci.

Tutto ciò non potrà che passare per gli adeguati assetti organizzativi amministrativi e contabili. 

La capacità di previsione, il controllo della qualità nei servizi ai clienti, una razionale gestione dei processi e la ricerca del vantaggio competitivo attraverso l’innovazione e la formazione continua.

In un certo senso anche i professionisti che assistono l’impresa sarebbero coinvolti dalla nuova norma, una valutazione che non sarebbe penale o personale, perché tranne il caso di comportamenti fraudolenti o solidali con l’imprenditore in crisi non vi dovrebbero essere particolari problemi anche in caso di default della società.

Tuttavia, sarebbe inimmaginabile una situazione di crisi dell’impresa senza pensare ad una responsabilità, quantomeno professionale (o morale?), da parte del commercialista.

L’impegno di ogni professionista che assiste la società dovrebbe essere quello di stimolare e incentivare gli amministratori alla adozione di adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili.

Vi è da dire che c’è una certa apertura del Governo alla limitazione delle responsabilità, infatti “…il Governo intende introdurre un tetto alle responsabilità del collegio sindacale per ipotesi colpose, in modo da rendere proporzionata l’esposizione al rischio rispetto al compenso…”sono parole che il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha pronunciato in apertura degli Stati generali dei commercialisti, tenutisi lo scorso 4 maggio a Roma.

In conclusione, tutti i protagonisti dell’azienda, che traggono benefici economici da essa ed hanno tutto l’interesse nel tenerla in salute devono remare nella stessa direzione, avendo ben chiaro l’obiettivo di rispettare non solo la legge, ma anche le regole aziendali più elementari.

Tenere in vita un’azienda in difficoltà non conviene a nessuno, per questo motivo è opportuno per tutti agire con prudenza, rispettando le regole economiche e vigilando sul rispetto dell’art. 2086 del codice civile.

Un passaggio culturale non da poco per l’amministratore di società che, sempre di più, deve misurarsi con una oculata gestione e avvalersi di collaboratori e consulenti che lo assistano per creare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato.

L’amministratore, innanzitutto, deve comprendere che un investimento in organizzazione amministrativa e contabile è necessario per stare tranquilli e non rischiare il patrimonio personale. Dopo aver compreso questo, si renderà conto, finalmente che il recupero di efficienza e il vantaggio competitivo realizzato, diventeranno un piacevole effetto collaterale.

Diffondere il vantaggio dell’adozione degli adeguati assetti diventa quindi un impegno che coinvolge non solo i professionisti aziendali ma anche i consulenti personali dell’imprenditore.

Mario Vacca

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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