In questi ultimi tempi continuiamo a sentire questa sigla TTF che letteralmente sta per Title Transfer Facility, ovvero la borsa virtuale del Gas.
Questo “mercato virtuale” è in realtà una borsa vera e propria con sede in Olanda ed è nata, così come la stiamo imparando a conoscere nel 2003, per essere alternativa al National Balancing Point britannico.
In realtà però l’idea di creare un mercato concorrenziale di questa materia prima di cui l’Europa ne è in gran parte priva, venne agli inizi del 1990.
A quell’epoca i contratti si negoziavano di mese in mese con quelli che erano e sono i grandi produttori di gas naturale, Russia, Norvegia e Algeria e, il tutto, era “mercanteggiato” legandolo alle quotazioni del petrolio statunitense e al cambio con il dollaro.
Erano così poche le grandi compagnie che potevano agire in monopolio e “protette dalla legge” con contratti di lungo termine, ma variabili nei prezzi di mese in mese.
Sta per compiere 20 anni questa scelta che fece Bruxelles di mettere come sede del TTF proprio Amsterdam, portando ad essere il punto di riferimento del continente UE per questi scambi.
La compravendita del gas liquefatto è un mercato di contratti futures sul gas, dove si può sia speculare che riservare una consegna fisica di gas per i prossimi mesi.
Ora però ci si è accorti che tutto questo “scambio” è finito per diventare una speculazione anche perché, secondo noi, presenta un’anomalia.
L’eccezione che riscontriamo è che venditore ed acquirente pattuiscono un prezzo nel giorno di contratto, ma la consegna e il pagamento, avvengono in momenti successivi.
Sia chiaro è tutto previsto negli accordi, quindi come si usa dire in trasparenza, però l’anomalia che si rileva è che l’acquirente accetta quel prezzo perché spera che il bene acquistato aumenterà il suo valore prima della consegna, mentre il venditore spera esattamente il contrario.
Con una regola di questo tipo e considerando l’attuale momento storico, i contraenti immaginano lo scenario più negativo che possa avvenire, facendo balzare in avanti all’invero simile il prezzo.
A tutto questo se aggiungiamo che si uniscono più attori con prodotti diversi tipo gli Usa con il loro GNL super costoso, il mercato si ampia e si deforma, facendo orientare l’asticella dei costi sempre verso l’alto.
Questi movimenti degli attori fanno “impaurire” i governi che, preoccupati di rimanere al freddo, puntano a maggiori acquisti e gli speculatori sapendolo, puntano perciò al rialzo del prezzo della materia prima.
Russi, cinesi e americani in questo momento se la ridono abbondantemente per i loro lauti ricavi, dovuti alle impennate dei costi del gas, grazie alle “sapienti” sanzioni.
Probabilmente però, godranno ancora di più, vedendo la “saggia guida dei nostri governanti”, farci pagare 10 volte di più l’energia, ovviamente per chi riuscirà a pagare la bolletta, e poi?
Andrea Caldart