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Home Aziende Economia Valore, Sostenibilità e Coerenza, possono ritenersi un altro fardello a carico degli imprenditori?

Valore, Sostenibilità e Coerenza, possono ritenersi un altro fardello a carico degli imprenditori?

Ci sono espressioni per indicare un determinato modo di agire che non dovrebbero essere generate, piuttosto dovrebbero rientrare nell’abitudine della vita quotidiana; nel momento in cui tali espressioni diventano un “tormentone” vi è evidenza che qualcuno dovrà pagarne le attività e, all’opposto qualcun’altro ne beneficerà. Superate le “quote rosa”, e le altre espressioni succedutesi nel tempo è il momento della “sostenibilità”, uno degli argomenti più caldi del momento; tutto dev’essere sostenibile, qualche guru social sosterrà prima o poi che bisognerà trovare il modo di morire sostenibilmente.

Sostenibilità ha un significato molto ampio, sicuramente una parte delle imprese produttrici deve tendere ad una gestione sostenibile sotto tutti i punti di vista, forse meno importante, per quel che concerne l’aspetto dell’impatto economico rispetto all’adeguamento, che si vada ad imporre ciò anche alle imprese di servizi o al professionista di concetto. 

Il Gruppo Bilanci e sostenibilità con il CNDCEC ha pubblicato un documento che analizza il rapporto tra Valore e Sostenibilità; tale lavoro tratta del rapporto tra due concetti che, nella vita delle imprese, si intrecciano di continuo. Le imprese sono state indotte (si potrebbe dire obbligate) a fare i conti con la sostenibilità, ed è nella stessa natura delle imprese l’esigenza di confrontarsi con il valore, con la sua produzione, con il suo impiego. Insomma, “valore” e “sostenibilità” sono categorie che determinano “l’essere impresa” ed è indubbio che esista tra esse una relazione, anche se comprenderla bene non è cosa immediata. 

Ecco dunque che, per questo lavoro, sono stati fissati alcuni assunti:

  • l’impresa deve produrre valore (realizzare profitto, durare nel tempo, crescere);
  • l’impresa, nella prospettiva della sostenibilità, deve “fare il bene”, inteso come il farsi carico di esigenze collettive; 
  • tra questi due principi – produrre valore e “fare il bene” – ci può̀ essere coerenza,  reciproco sostegno, ma anche frizione, o addirittura contrasto; 
  • comunque, i due principi hanno in comune il fatto di indicare un “dover essere”, dunque – necessariamente – parlano di valori, cioè di ciò che si ritiene giusto debba essere. 

Si è così iniziato ad accennare a una serie di questioni che accompagnano da gran tempo la riflessione economica e riguardante l’etica degli affari. Esempi:

  • tra la produzione di valore e “fare il bene” ci può essere frizione o contrasto. Può avvenire in molti modi, in particolare quando l’impresa produce oneri sociali più̀ alti degli stessi ricavi che realizza, con una appropriazione o distruzione di valore che era appartenuto alla collettività̀; 
  • tra la produzione di valore economico e il “fare il bene” ci può essere invece coerenza o addirittura concorso, soprattutto quando “fare il bene” stimola modi nuovi e più efficienti di produrre valore (economico); come dire che l’impegno verso la sostenibilità (“fare il bene”) può facilitare l’innovazione, e in seguito la generazione di ricchezza disponibile;
  • il concetto di “fare il bene” è a prima vista abbastanza significativo, ma sostanzialmente allusivo dato che porta immediatamente a dover ragionare di valori, cioè delle concezioni stesse del bene e del male, o del giusto e dell’ingiusto che, come sappiamo, non possono essere considerati argomenti di significato chiaro e indiscusso per tutti.

Un percorso che collega concetti economici, etici e pratici.

Anche la parola “valore” può avere molteplici significati, per quanto nel linguaggio comune siamo abituati ad associare tale termine ad aspetti economici connessi al patrimonio, al reddito ed al denaro. Negli ultimi decenni il concetto di valore ha iniziato ad evolversi e per quanto il significato dominante resti quello economico legato a beni, prezzi e patrimoni, stanno riaffiorando interpretazioni più antiche ed ampie, come quelle etiche e morali.

“valori” non si limitano più al mercato, ma abbracciano ciò che è giusto o sbagliato, i comportamenti desiderabili ed il discernimento tra bene e male. Questa trasformazione ha trovato espressione in concetti come “responsabilità sociale”, “etica d’impresa” e, più recentemente, “sostenibilità” che rappresenta quindi, un cambiamento culturale che richiede nuove modalità di produzione, scambio e visione del mondo, integrando valori come solidarietà, trasparenza, equità e giustizia.

In questo contesto, la “sostenibilità” estende e completa il concetto di “valore”, spingendo le imprese a confrontarsi con la necessità di un mutamento radicale di paradigma. In questa accezione la “sostenibilità” non è più vista come un fine a sé stessa, ma come un mezzo formidabile per realizzare concretamente lo sviluppo sostenibile.

Vi è da chiedersi però quanto costa tutto ciò alle imprese, non in temini netti ma in quelli di “moda del momento”; per le Pmi è uno sviluppo graduale che va pianificato oggi per gli anni a seguire ma, se il concetto di sostenibilità si rileverà soltanto una moda del momento si rischia che nel mentre l’azienda si adegui negli anni, il concetto sia offuscato ed  oscurato dal prossimo che verrà “coniato” lasciando l’imprenditore in una spirale continua di adeguamenti da intraprendere con relativi costi ed investimenti, sempre etici ma che impongono riflessioni. 

Sarebbe fondamentale “andare oltre la sostenibilità”, identificando i valori intrinseci che la ispirano e le conferiscono concretezza, infatti, senza questa connessione, essa rischia di diventare un semplice “totem”, ovvero un insieme di regole da seguire passivamente, solo perché obbligati da normative o da altri soggetti (banche, fornitori, clienti, investitori, etc.) senza comprenderne appieno il significato etico o la sua concreta utilità.

Produzione di valore economico e “fare il bene” possono coesistere o addirittura rafforzarsi a vicenda. Questo accade quando l’attività dell’impresa contribuisce al benessere sociale e generano un impatto positivo che va oltre la mera dimensione economica. Le imprese quindi sono incoraggiate a definire il proprio sistema valoriale, esplicitando i valori intrinseci che guidano le loro azioni e a cui la sostenibilità deve essere funzionale.

Qui entra in gioco anche il concetto di coerenza, come parametro per valutare il comportamento sostenibile delle imprese che, si manifesta in diversi livelli:

  • Coerenza rispetto agli stimoli esterni, ovvero, le azioni dell’impresa devono essere allineate con gli Standard e gli obiettivi di sostenibilità a cui aderisce. Ad esempio, un’impresa che aderisce all’Agenda ONU 2030 dovrebbe dimostrare come le sue attività contribuiscono al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).
  • Coerenza interna, che si esplicita nelle modalità in cui i valori dichiarati dall’impresa devono essere riflessi nella sua strategia, governance e attività operative. Ad esempio, se un’impresa dichiara di valorizzare la diversità e l’inclusione, dovrebbe adottare politiche di assunzione e promozione che riflettano questo impegno.
  • Coerenza tra intenzioni e risultati, ovvero, l’impresa deve dimostrare che i suoi sforzi in materia di sostenibilità si traducono in risultati concreti e misurabili. Ad esempio, un’impresa che si impegna a ridurre le proprie emissioni di CO2 dovrebbe monitorare e rendicontare i progressi compiuti.

Le imprese che scelgono di abbracciare la sostenibilità come “valore focale” si impegnano in un processo di trasformazione che coinvolge tutti i livelli dell’organizzazione, dalla governance alla strategia, dalle operations alla comunicazione.

Adottando un approccio critico, definendo il proprio sistema valoriale, misurando la coerenza e comunicando in modo trasparente, le imprese possono valorizzare la sostenibilità e trasformarla in un vero e proprio asset strategico per il loro successo a lungo termine.

In conclusione, la sostenibilità rappresenta un’opportunità per le imprese per ridefinire il concetto di valore, integrandolo di considerazioni etiche ed economiche, facendo emergere le seguenti considerazioni:

  • la sostenibilità non è un costo, ma un investimento. Le imprese che integrano la sostenibilità nella loro strategia sono in grado di ridurre i rischi, attrarre nuovi clienti e talenti, accedere a nuove opportunità di finanziamento e, creare valore a lungo termine.
  • la sostenibilità richiede un cambiamento culturale profondo. Non basta adottare nuove pratiche, ma è necessario rivedere i propri valori e il proprio modo di fare impresa.
  • la sostenibilità è un viaggio, non una destinazione. Non esiste un modello unico di sostenibilità. Ogni impresa deve trovare il proprio percorso, tenendo conto delle proprie specificità e del contesto in cui opera.

Riferendoci agli altri soggetti ed in particolare alle opportunità di finanziamento, approfondiremo nel prossimo articolo quanto gli istituti di credito mettono a disposizione per le imprese che andranno ad adeguarsi.

Mario Vacca

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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