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Home Inchieste Interviste Il patrimonio artistico italiano e l’Expo di Osaka: tre domande a Cristiano Carocci

Il patrimonio artistico italiano e l’Expo di Osaka: tre domande a Cristiano Carocci

In partenza il prossimo 13 aprile e fino al 13 ottobre l’Expo 2025 ad Osaka, in Giappone, importantissima vetrina a livello globale che regala ai Paesi partecipanti una straordinaria opportunità di esprimere le loro innovazioni, la loro cultura e le diverse potenzialità, trasformando l’evento in un importante punto di incontro per lo scambio economico e culturale a livello internazionale, su temi di rilevanza universale.

Il Padiglione Italia a Osaka, disegnato dall’architetto Mario Cucinella, è una rivisitazione in chiave moderna della Città Ideale del Rinascimento col teatro, la piazza e il giardino all’italiana quali luoghi topici dell’identità urbanistica e sociale del nostro Paese. 

Padiglione Italia

E questo rilevante evento ci dà lo spunto per la prima domanda della nostra intervista. Ne parliamo infatti con l’avvocato Cristiano Carocci, giornalista e stimato Presidente della Fondazione Spazi dell’Arte, che si occupa proprio di “promuovere e divulgare l’arte e la cultura in ogni sua forma come fondamentale strumento sociale in un ambizioso progetto di scambio culturale tra Italia ed estero“.

Presidente Carocci, grazie per aver accettato il nostro invito per questa intervista. Da due anni ti occupi della Fondazione Spazi dell’Arte: che idea si è sei fatto sulla situazione attuale dell’arte nel nostro Paese e secondo lei quanto può impattare sul suo sviluppo il prossimo Expo?

Un segnale potente di risveglio per l’arte italiana arriva in occasione di Osaka 2025. La prossima esposizione universale ha infatti un claim fortissimo – L’arte rigenera la vita – potentissimo e direi anche necessario. L’arte come ragione di vita, arte come origine della vita. 

A Osaka dal prossimo aprile per sei mesi l’Italia con il suo padiglione fantastico rappresenterà storia e futuro, si presenterà al mondo, in questa occasione veramente eccezionale, le esposizioni universali con la realtà migliore, sottolineando l’importanza dell’arte e della cultura per il nostro Paese. 

Il padiglione italiano presenterà l’intreccio tra design, artigianato, moda, musica e spettacolo in una esperienza che celebra il talento italiano e il suo approccio unico al dialogo interculturale. Il teatro accoglierà i visitatori con un video-racconto immersivo durante il giorno, per trasformarsi ogni sera in un palcoscenico di musica, canto e danza. Il porticato che circonda il teatro e richiama le forme dell’arena rappresenterà “il saper fare” legato al territorio delle regioni italiane da parte di maestri artigiani con dimostrazioni dal vivo. La piazza, luogo simbolo delle relazioni comunitarie, ospiterà la monumentale statua in marmo dell’Atlante Farnese che regge il globo celeste. Questa scultura del II secolo è il simbolo di unione che connette i diversi temi espositivi: l’Io, il Noi, il Territorio e la spiritualità.

A questo proposito mi sembra importantissima questa iniziativa che si deve soprattutto al Commissario straordinario di Expo 2025, l’Ambasciatore Mario Vattani, che ha voluto anche rappresentare opere d’arte italiane fantastiche all’interno del padiglione, tra cui una tela di Tintoretto che ritrae un famoso samurai giapponese, rafforzando così la liaison che esiste comunque e che è fortissima tra i paesi Italia e Giappone. 

L’importanza di questo richiamo, di questa attenzione verso il mondo, che l’Italia lancia come un segnale, come un accorato segnale di allarme, deriva anche dal fatto che se rimaniamo a quanto stabilito nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, vediamo che all’interno dei 17 obiettivi non c’è nulla che riguardi l’arte, che riguardi la cultura. C’è solo un accenno minimale al punto 4 dove si raccomanda una cultura, un insegnamento scolastico migliore; è veramente poco, è veramente troppo poco e credo che non lo possa tollerare nessuno, ma soprattutto non lo può tollerare l’Italia che per 2000 anni è stata il faro dell’arte per tutto il pianeta. Quindi noi come storia e anche come proiezione futura dobbiamo rivendicare il nostro ruolo, dobbiamo fare in modo che

venga rimessa al centro del dibattito nazionale e internazionale la cultura, l’arte appunto. 

Quindi l’evento di Osaka rappresenta una bellissima opportunità per il Belpaese. Oltre a questo, secondo la sua esperienza, cosa dovrebbero fare, di concreto, le Istituzioni per dare al patrimonio artistico – culturale italiano il lustro che merita?

Partendo da Osaka, e venendo a cose più vicine a noi, si assiste in questo momento ad un risveglio di attenzione del grosso pubblico verso l’arte.

Possiamo chiamare come sostegno di questa tesi l’importantissima affluenza di pubblico per la mostra del Futurismo alla GNAM (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea – ndr) di Roma; mostra che è stata preceduta da mille polemiche di carattere politico che poco entravano e dovrebbero entrare anche con l’arte, ma che in effetti si sono rivelate sterili perché la mostra si è dimostrata bellissima ed è senz’altro un unicum del suo genere. Tra l’altro ci si è arrivati in modo assolutamente originale se si considera che i prestiti degli altri musei per collezionare le più di 300 opere esposte ci sono, ma più della metà in realtà erano nei magazzini, nei depositi della GNAM stessa, sepolti, non fruiti e quindi sono stati tirati fuori, esposti, offerti alla visione del pubblico. La speranza sarebbe che, da occasionale, questa mostra possa diventare permanente, proprio perché i materiali sono già in possesso di GNAM, i suoi locali prestigiosi ricavati potrebbero essere dedicati in forma duratura a questa sezione rendendola il “museo dei futuristi”, una realtà che a Roma manca e che sarebbe un prezioso richiamo.

Per quanto riguarda poi il problema più generale dei depositi vorrei dire che anche qui ho già presentato un progetto al Ministro della Cultura Alessandro Giuli, un’idea che già era piaciuta al Ministro

Sangiuliano – che nell’occasione, vorrei ricordare, ha fatto un’opera splendida per il tempo che è stato Ministro. 

Ho presentato quindi al Ministro Giuli un piano di utilizzazione di quello che oggi non è vedibile: cioè incrociare le opere che già sono sepolte nei depositi con nuove location in quei comuni d’Italia che sono sprovvisti di un museo, ma che avendo un palazzo, un castello, una reggia, anche nei piccoli comuni, anche nei borghi, possono aprire nuove realtà museali, aumentando non soltanto il tasso di cultura, ma anche quello di carattere economico e turistico. 

Un momento quello dell’arte in Italia, quindi tutto sommato di risveglio da parte delle autorità, da parte delle Istituzioni e da parte del pubblico che con l’affluenza sempre in crescita nei musei, anche grazie all’iniziativa dei “musei gratis la prima domenica del mese”, dimostra di avere attenzione, di avere interesse per l’arte e per la cultura in generale. 

Siamo quindi in un buon momento, di crescita, per quanto riguarda la concezione dell’arte in Italia. Quali iniziative ha in programma, con la Fondazione che dirige, per promuovere e far conoscere al pubblico i giovani artisti?

Evidentemente ancora molte sono le cose che andrebbero fatte, soprattutto per quanto riguarda i giovani artisti, i giovani pittori, i giovani scultori che oggi non hanno quella sorta di protezione che invece altri Paesi come la Francia e la Germania, garantiscono ai loro giovani artisti. 

Si tratta evidentemente di poter far sì che l’arte italiana, anche contemporanea, moderna e iper-moderna possa essere conosciuta più di quanto non lo è oggi; anzi oggi non è quasi per niente, all’estero promossa, sostenuta. 

In realtà oggi si contano sulle dita di una mano gli artisti italiani conosciuti e apprezzati all’estero e questo veramente non rende giustizia alle tante capacità espressive e artistiche dei nostri giovani. Quindi raccomanderei un’azione più incisiva per quanto riguarda la presenza degli artisti all’estero, delle nostre opere all’estero, magari anche seguendo l’esempio di altri Paesi come la Francia, che ha aperto la filiale del Louvre negli Emirati, ma anche sulla base di altri esempi di questo genere dove evidentemente la nostra ricchezza, la nostra abbondanza del patrimonio è talmente alta che potrebbe veramente creare altre realtà di intenso valore artistico. 

Questo aumenterebbe evidentemente anche la reputazione italiana nel mondo, attirerebbe un consenso che già è consolidato ma che ha ancora margini di crescita e in definitiva farebbe bene all’uomo che nutrendosi di arte resiste alla tentazione di rimanere soggiogato dalle varie intelligenze artificiali e virtuali, rimane con i piedi ancorato per terra e con l’anima invece sempre più spinta verso l’alto grazie all’effetto benefico che l’arte fa alle nostre menti e alle nostre coscienze.

Eva Bergamo

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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