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Referendum “Ripudia la guerra”, Pennetta: “Con una firma difendiamo i negoziati e la Costituzione italiana”

Enzo Pennetta, saggista e docente di scienze naturali, è promotore del referendum abrogativo “Ripudia la guerra” che parte sabato 22 aprile. 

Enzo Pennetta

500 mila firme, tre mesi per raccoglierle online e ai gazebo nelle piazze di tutti i comuni sull’intero territorio nazionale; il professor Pennetta ci mette la faccia e l’impegno. E noi lo abbiamo intervistato.

La premier Giorgia Meloni ha ribadito che occorre sostenere l’invio di armi “anche senza il consenso dei cittadini italiani”, perché ridurre l’azione a sostegno dell’Ucraina potrebbe “indebolire l’ordine liberale e rafforzare il potere e l’influenza globale di dittature, democrature e regimi autoritari”: l’Europa non lo può permettere, è necessario “vincere la pace”, ha dichiarato a Il Foglio. 

“E, per vincerla, dobbiamo sostenere l’Ucraina sul piano politico e militare con fermezza e saggezza”, ha affermato Meloni. 

Vincere la pace inviando armi è un’idea che fa accapponare la pelle e manda in tilt la logica e il principio di non contraddizione. 

Per sostenere la democrazia estera dobbiamo rinunciare alla democrazia nel nostro paese? 

In sostanza Meloni sta affermando che per ristabilire la democrazia in Ucraina si debba sottrarre una quota di democrazia agli italiani. 

Il presidente del Consiglio sembra aver dimenticato di essere stata eletta dai cittadini italiani e di aver ricevuto da questi ultimi il suo mandato, e non certo dai cittadini ucraini o meglio dalla Nato. 

Meloni è stata eletta dagli italiani quindi innanzitutto deve tutelare la democrazia italiana. 

Il suo dovere è difendere la Costituzione italiana. Sta commettendo un errore logico gigantesco, una contraddizione grossolana prima che politica.

Quindi con una sola firma si cerca non solo di impedire l’escalation che porta alla Terza guerra mondiale, ma anche di salvare ciò che resta della democrazia reale del nostro paese. Perché la gran parte dei cittadini italiani ripudia la guerra, proprio come l’articolo 11 della Costituzione. 

La miopia del nostro governo e dell’Occidente intero è drammatica: si agisce come se si potesse affermare la pace senza la salvezza materiale dell’Europa, per una pace di facciata radere al suolo mezzo mondo e mettere in pericolo l’intera umanità. 

L’imperativo è salvare l’Ucraina, ma non stiamo salvando l’Ucraina, e in più stiamo lasciando in eredità alle prossime generazioni un mondo incenerito sia in termini materiali (proiettili contaminanti il suolo e le acque all’uranio impoverito, radioattività da eventuali bombe nucleari, o nucleari tattiche) sia dal punto di vista dei rapporti internazionali logorati, dell’odio reciproco, della ferita nella memoria storica che questa guerra lascerà. 

Il dubbio è lecito, la domanda è d’obbligo. Se il referendum non dovesse andare a buon fine potrebbe esserci un pericoloso effetto boomerang, ossia il Governo potrebbe sentirsi legittimato a continuare la sua politica belligerante?

Saremmo fortunati se il Governo si sentisse legittimato all’invio di armi solo qualora nonarrivassimo al quorum! Il Governo si sente già legittimato a soffiare sul fuoco.

Questo rischio che lei evoca non si palesa perché sta già accadendo. 

Il boomerang è già rivolto velocemente in direzione delle nostre facce, se vogliamo restare in metafora. 

La conseguenza che paventiamo come rischio è purtroppo già in atto. 

Proviamo a ragionare sui vantaggi che possiamo ottenere da questo sforzo referendario anche se non dovessimo raggiungere il risultato auspicato.

Male che vada, anche se la Cassazione dovesse bocciare questo referendum, il Governo continuerà con la sua politica estera mortifera e dissennata, ma almeno avremo dimostrato quale forbice di distanza intercorre tra la volontà dei cittadini italiani e le decisioni della sua classe dirigente. 

Quello che possiamo ottenere al massimo delle nostre aspettative è il ritiro del nostro paese dal conflitto, al minimo invece, quello che avremmo ottenuto è costringere chi ci governa a mostrare le sue vere e rovinose intenzioni. 

Inoltre, stiamo anche svolgendo una grande operazione sul piano della comunicazione, della sensibilizzazione e della partecipazione della cittadinanza: credo sia già un risultato importante quello di interrogare l’opinione pubblica e obbligare anch’essa alla riflessione su questa gravissima fase che stiamo vivendo. 

Insomma, di motivi per andare a firmare ne abbiamo parecchi.

Democrazia Sovrana Popolare è una coalizione che si è messa al servizio di questa impresa che ha lo scopo di accender l’attenzione sulla necessità di recuperare immediatamente un canale diplomatico e i negoziati tra Mosca e Kiev. Cosa risponde a chi obietta che chiedere la fine della fornitura di materiale bellico non basta?

La richiesta di interrompere l’invio di armi è associata e contestuale ad un appello al cessate il fuoco. 

Noi in quanto cittadini italiani non abbiamo la forza giuridica per chiedere ad altri attori coinvolti il termine delle ostilità, quello che però invece abbiamo è il diritto –in quanto previsto dalla Costituzione- di chiedere al nostro Governo di non alimentare le ostilità. 

Tagliare l’invio di armi non è certo la soluzione ultima alla controversia internazionale, ma è un primo passo in direzione delle trattative che dovranno seguire. 

Non c’è altra scelta se non la de-esclation e la trattativa. 

Viene attribuita al commediografo romano Cecilio Stazio l’aforisma Homo homini deus est, si suum officium sciat, “L’uomo è un dio per l’uomo, se conosce il proprio dovere”. Qui c’è in gioco quale concezione abbiamo dell’essere umano.

Sì, è vero, perché la società civile non si fonda sul trattare con qualcuno con cui si è già d’accordo, una società si dice civile se è in grado di scendere a compromessi proprio con voci avverse, con potenze rivali, con i nemici dei secoli anche, e soprattutto. 

Se io ritengo che qualcuno abbia ragione gliela riconosco e basta, finisce lì, non si solleva alcuna sfida etica, non si presenta l’esigenza di tirar fuori alcuna capacità di mediazione.

L’essere umano è chiamato ad essere tale non quando le cose vanno tutto sommato lisce, ma quando la condizione dello stato di natura e l’atteggiamento della sopraffazione emergono violentemente e prepotentemente. 

È facile fare la pace con qualcuno con cui non sto litigando! L’impegno morale, la missione politica, la funzione dell’intelletto, devono trovare la saggezza per emergere proprio quando l’impulso al sopruso si impone sulla razionalità e sulla lungimiranza.

Il 25 aprile a Roma al Teatro Flavio alle ore 15 si offrirà ai cittadini romani la possibilità di firmare il referendum “Ripudia la guerra”. All’evento interverranno: Fabio Massimo Vernillo, Paolo Pace, Antonio Di Siena, Antonello Cresti, Pasquale Belmonte, Gilberto Trombetta, Guido Cappelli, Fulvio Grimaldi, Marco Rizzo, Francesco Toscano, Alberto Lombardo.

Giulia Bertotto

Puoi firmare online a questo Link: https://referendumripudialaguerra.it/firmaonline

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