Per la prima volta, QuotidianoWeb, attraverso la rubrica “Fuori dal Silenzio”, nata con l’obiettivo di dare voce a chi ha subito effetti avversi da vaccinazione anti-COVID-19 e alle famiglie delle vittime della cosiddetta “pandemenza”, varca i confini italiani per raccontare una storia che arriva da oltreoceano, da Porto Rico.
Victor Medina, 48 anni, originario di questo territorio caraibico sotto giurisdizione statunitense, ha visto la sua vita stravolgersi a partire dal 15 giugno 2021: una data che segna per lui l’inizio di un lungo e doloroso percorso. Fino ad allora, Victor era un uomo in salute, energico, attivo e indipendente. Non soffriva di alcuna patologia, non assumeva farmaci e praticava sport con regolarità almeno tre volte a settimana. Tuttavia, tutto è cambiato dopo la somministrazione delle due dosi del vaccino Moderna contro il COVID-19.
Immediatamente dopo le inoculazioni, Victor ha iniziato ad avvertire sintomi inusuali: debolezza, difficoltà motorie e una stanchezza persistente. Nel giro di pochi mesi, questi sintomi si sono aggravati fino a compromettere gravemente la sua autonomia e impedirgli di lavorare. Dopo una lunga serie di visite mediche e accertamenti, è arrivata la diagnosi: sclerosi multipla, una malattia autoimmune neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, alterando la capacità del cervello di comunicare correttamente con il resto del corpo.
Un quadro clinico sottovalutato
Il percorso diagnostico non è stato semplice. I primi segnali d’allarme sono stati trascurati, con visite rinviate e appuntamenti annullati. Solo grazie alla tenacia di Victor è stato possibile ottenere una diagnosi neurologica basata su risonanze magnetiche all’encefalo e al midollo spinale. Tuttavia, nonostante il quadro clinico chiaro, non è stata effettuata una rachicentesi, un esame cruciale per confermare la diagnosi di sclerosi multipla, compromettendo così la possibilità per Victor di accedere al riconoscimento dell’invalidità.
Inoltre, non avendo maturato sufficienti contributi previdenziali, Victor non ha diritto nemmeno alla previdenza sociale. Si trova così in una sorta di limbo: affetto da una patologia grave, con capacità lavorative compromesse, ma senza tutele economiche.
Una storia tra tante
Il caso di Victor non è isolato. Cresce il numero di segnalazioni di eventi avversi che si verificano in prossimità della somministrazione dei vaccini anti-COVID-19. In letteratura medica, seppur con prudenza, vengono registrati casi di insorgenza di malattie demielinizzanti, come appunto la sclerosi multipla. Uno studio del neurologo Majed Alluqmani dell’Università di Taiba, ad esempio, ha documentato un caso di nuova diagnosi di SM successiva alla vaccinazione anti-COVID. Pur riconoscendo che le prove scientifiche disponibili non siano ancora sufficienti a stabilire una connessione causale definitiva, il tema resta aperto e richiede ulteriore approfondimento.
Assistenza e compensazione: un panorama disomogeneo
Mentre in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, esistono leggi che prevedono indennizzi per danni da vaccinazione (come la Legge 210/1992), in altre realtà la situazione è più complessa. A Porto Rico, i cittadini possono accedere soltanto a programmi federali statunitensi come il National Vaccine Injury Compensation Program (per i vaccini raccomandati) e il Countermeasures Injury Compensation Program (CICP), specifico per il COVID-19. Tuttavia, anche questi programmi sono spesso criticati per l’eccessiva burocrazia e per la difficoltà ad ottenere riconoscimenti concreti.
La vicenda di Victor Medina è solo una delle migliaia, anzi purtroppo milioni, di storie che oggi iniziano a emergere dopo anni di silenzio, censure e derisione. Mentre il mondo veniva spinto a vaccinarsi in massa sotto lo slogan rassicurante della “sicurezza ed efficacia”, la realtà è che molte persone hanno visto le loro vite distrutte da effetti avversi gravi, spesso irreversibili.
Non si tratta più di casi isolati o di “coincidenze”. Sempre più medici, ricercatori e cittadini comuni stanno rompendo il muro dell’omertà, portando alla luce un quadro inquietante fatto di danni taciuti, diagnosi negate e vite spezzate. Ogni giorno si registrano nuovi casi di effetti collaterali, nuove morti improvvise e patologie autoimmuni inspiegabili che colpiscono persone prima sane.
La narrazione ufficiale, quella costruita sul dogma dell’infallibilità vaccinale, sta crollando sotto il peso dei dati, delle testimonianze e delle evidenze cliniche. È ormai evidente che a milioni di persone è stata raccontata una menzogna: non erano “sicuri ed efficaci per tutti”, e chi ha sollevato dubbi è stato sistematicamente zittito, ridicolizzato o cancellato.
Oggi non è più tempo di mezze verità o rassicurazioni paternalistiche. È tempo di chiedere conto a chi ha imposto scelte sanitarie senza trasparenza, a chi ha nascosto i segnali di pericolo, e a chi ha messo a tacere chi provava a raccontare un’altra realtà. Dare voce a chi ha subito danni non è solo un atto di giustizia: è un dovere morale e civile. La fiducia tradita non si ricuce con il silenzio, ma con la verità.
Ingrid Busonera