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Home Inchieste Interviste Virus Sars-CoV2, vaccini anti Covid-19, piano pandemico. Ne parliamo con l’oncologo Pasquale Montilla

Virus Sars-CoV2, vaccini anti Covid-19, piano pandemico. Ne parliamo con l’oncologo Pasquale Montilla

Virus Sars-CoV2, vaccini anti Covid-19, piano pandemico e altri, i temi trattati insieme al dottor Pasquale Montilla, specialista in oncologia medica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Dottor Montilla, il virus Sars-CoV2, è un virus altamente aggressivo e facilmente trasmissibile?

Si, ha un’alta contagiosità. Quello della Sars-CoV2 è un virus oncogeno non retrovirale, ad alto rischio di letalità, anche ad ampio spettro, o almeno così è stato al suo esordio. La caratteristica di questo virus, è stata quella di interessare subito le prime vie aeree, e quindi determinare delle complicanze importantissime, che non sono state inizialmente ben inquadrate. Il quadro clinico era classico: insufficienza respiratoria acuta, con fenomeni di polmonite bilaterale, complicanze polmonari e fenomeni tromboembolici sistemici letali, classica condizione di shock settico; motivo per cui molti pazienti, in assenza di una terapia mirata, finivano in rianimazione, e questo ha comportato, all’inizio della pandemia un’elevata incidenza di decessi. Altra caratteristica del virus, è quello che viene definito “legame della proteina Spike su diversi recettori”, per cui, le complicanze interessavano non solo l’area polmonare, ma anche altre aree sia a livello ematico che encefalico, tant’è vero, che è stato documentato che in molti casi, i pazienti hanno riportato danni multiorgano.

Nel frattempo, il virus è cambiato? Cos’è cambiato dalla prima diffusione dello stesso nel 2020 ad oggi?

Questo tipo di virus, subisce diverse mutazioni, e tali mutazioni hanno determinato un affievolimento del rischio di condizioni cliniche particolarmente gravi. Un aspetto, che mi ha lasciato molto perplesso, è che “nessuno dei virologi italiani ha sottolineato, che il virus Sars-CoV2, è un virus oncogeno non retrovirale a RNA, che può indurre tumori”, come invece, io ho evidenziato in un articolo pubblicato sulla mia pagina Facebook: “Covid-19. Prevenzione Oncologica su virus Oncogeno non retrovirale a Rna”. E’ possibile, infatti, che un’infezione di questo tipo, possa determinare, a distanza di tempo, un rischio di contrarre patologie oncologiche indotte da virus. Da oncologo, mi chiedo: “perché non mettere in evidenza questo aspetto, e dare vita ad un piano di prevenzione, di screening per le persone che si sono ammalate e anche per chi si è sottoposto al vaccino?”. A dimostrazione del fatto, che il virus Sars-CoV2 è un virus oncogeno, in qualità di “perito medico legale oncologo”, ho depositato, una perizia medico-legale, sul caso di un infermiere del “San Gerardo” di Monza, in cui ho evidenziato il nesso causale diretto, del danno addizionale tra vaccinazione anti Covid-19 e infezione subìta, evidenziando, il rischio di amplificazione del danno tossico da Sars-CoV2, e subìta vaccinazione. Sul caso in questione, andrebbe fatta una seria riflessione scientifica, non solo, in ambito medico legale, ma un Case Control Clinical molto interessante per gli esperti del settore.

Secondo lei, le misure adottate, per contenere la trasmissione del virus, dai governi Conte e Draghi, erano davvero volte a proteggere la salute delle persone, o erano elementi per protocolli volti solo al distanziamento sociale, come sta emergendo, purtroppo dalla Commissione Covid?

Purtroppo le misure restrittive adottate dai governi, le abbiamo subìte un po’ tutti. Con delle linee guida non corrette, in assenza di un piano pandemico, dove contemporaneamente è mancata un’organizzazione completa per le emergenze mediche sulle catastrofi, sono state intraprese delle iniziative “di primo impatto”. La commissione covid, istituita da poco, sta documentando che, probabilmente, le iniziative prese, per capirci meglio, i famosi “lockdown”, non hanno garantito un controllo reale e completo del quadro pandemico, e le attuali inchieste lo stanno dimostrando. I governi quindi, si sono trovati improvvisamente in una situazione di panico, per cui in mancanza di un piano pandemico accurato, c’è stato molto pressappochismo.

Secondo lei dottore, il distanziamento sociale, era sufficiente a contenere la diffusione del virus?

Questo è un tema difficile su cui discutere. Secondo me, c’erano dei grossi limiti nel distanziamento sociale. Quello che è venuto meno è stato un piano di “biocontenimento” iniziale della pandemia non adeguato. La presenza di un virus ad alta letalità, in assenza di strumenti validi per poterlo contrastare, come un trattamento mirato, o le vaccinazioni anticovid di massa, che contrastasse con efficacia questo tipo di attacco virale sulla specie umana, ha creato, almeno in Italia un forte panico sociale, non solo nella popolazione, ma anche nelle istituzioni. Pertanto, mi viene da pensare, che attraverso i lockdown estremi, le istituzioni fossero convinte di contenere il più possibile l’esplosione di una pandemia, che avrebbe potuto determinare ulteriori danni sulla specie umana.

I vaccini anti Covid-19, possono procurare danni all’organismo?

Si. Il problema è, che questo tipo di vaccini, a mio parere, sono stati sviluppati in modo molto rapido. Mi spiego meglio: il vaccino è un siero, prodotto con una tecnica ben mirata, ma, è importante sottolineare, che “questo vaccino, non ha superato la fase di sperimentazione di tipo 3 e 4, che afferiscono ai test di genotossicità e di cancerogenicità”. Questo, avrebbe potuto determinare, e ha determinato il rischio oncogeno, quello di sviluppare dei tumori. Per quanto concerne il vaccino, è stata sviluppata una formula, in cui è presente una proteina, la “Spike”, definita quasi sintetica. Studi americani, stanno documentando, in modo dettagliato, che l’amplificazione tra l’infezione e la produzione di proteina Spike, di natura monogenica, ha determinato e sta determinando danni immunologici, su diversi organi e distretti, dove la stessa proteina si va ad agganciare. Tra queste notiamo l’insorgenza, in particolare, di patologie ematologiche importanti e neurologiche. I vaccini, sono stati prodotti, ma non, in modo ben accurato e non sono stati studiati gli effetti a lungo termine, e questo ha determinato e sta determinando danni alle persone vaccinate.

Il vaccino anti Covid-19, immunizza dal virus Sars-CoV2?

Il vaccino contiene il materiale genetico (mRNA), che istruisce le cellule presentanti l’antigene a produrre la proteina di superficie “Spike” del Sars-CoV2, stimolando una risposta immunitaria verso quell’antigene, in modo che il sistema immunitario sia preparato a fronteggiare una futura esposizione al virus. In realtà, la prima e la seconda dose, che avrebbero dovuto immunizzare le persone vaccinate, secondo i dati, che stanno emergendo da un’analisi sia dell’EMA (Agenzia europea per i medicinali) che dell’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), si sta notando che i vaccini anti Covid-19, potrebbero non aver raggiunto quel vantaggio immunologico che ci si aspettava. E non solo, ma l’amplificazione delle vaccinazioni ha determinato ulteriori disagi sul sistema immunitario dell’essere umano.

Le persone vaccinate possono sviluppare danni da vaccino anti Covid-19 a lungo termine?

Come ho già sottolineato, il vaccino, non ha dato la risposta immunitaria che avrebbe dovuto dare, e inoltre, ha presentato anche effetti collaterali che non erano stati valutati attentamente. Gli studi attuali sui vaccini anti Covid-19, hanno riconosciuto, che probabilmente, sono presenti delle reazioni avverse, che non erano state completamente analizzate. Pensiamo all’insorgenza, nei soggetti vaccinati, delle miocarditi e delle pericarditi, che hanno colpito la fascia d’età più giovane, o le morti improvvise. Non essendo stato fatto un monitoraggio accurato sui vaccini anti Covid-19, e mi riferisco a “tutti i vaccini che sono stati messi in commercio”, la mappatura degli eventi avversi è fortemente compromettente. Questi vaccini stanno creando degli eventi avversi incredibili e dei problemi incredibili e purtroppo a lungo termine non sappiamo cosa potrebbe succedere. Pensi, che sono stati inoculati, quasi 3 miliardi di vaccini con la nuova tecnologia, e inizialmente questi erano considerati tra i più efficaci e sicuri, ciò non toglie che adesso l’evidenza storica sta dimostrando che ci sono degli effetti avversi, che stanno emergendo e che possono sviluppare, a lungo termine delle patologie, dove “per lungo termine”, si intende un lasso di tempo di dieci-quindici anni dalla somministrazione del vaccino.

Nella letteratura scientifica, ma anche nel codice deontologico della vostra professione e nel giuramento di Ippocrate, è mai esistita la formula: “Tachipirina e vigile attesa”?

Da medico posso dire, che ho visto tanti pazienti affetti da patologia da Sars-Cov2, anche complicati, che ho trattato, e la formula “Tachipirina e vigile attesa”, è uno degli errori più eclatanti, forse uno dei più grossi. E’ chiaro, che se ho davanti un paziente fragile, con un’infezione polmonare del tipo “polmonite bilaterale”, con insufficienza respiratoria, e non inizio a fare un trattamento ben preciso, il paziente va a complicarsi. Pertanto, questo tipo di protocollo “non è assolutamente pensabile”, e chi lo ha adottato, ha sbagliato in maniera eclatante. Ci tengo a precisare che sarebbe più opportuno sostituire al termine Tachipirina (che è il nome di un determinato farmaco, prodotto da una determinata casa farmaceutica), il termine “Paracetamolo”.

Secondo lei, oggi, il sistema sanitario, sarebbe in grado di affrontare una nuova pandemia?

Si, perché i nuovi “piani pandemici”, sono molto più accurati. Il piano pandemico 2025-2029 presenta molte novità, quali, il superamento dell’approccio puramente vaccinale, una limitazione della restrizione alle libertà personali solo in casi eccezionali, una maggiore comunicazione e il consenso informato sulla popolazione, un potenziamento della telemedicina e un ampliamento delle capacità di risposta degli ospedali e il ruolo centrale dei professionisti sanitari. E’ previsto il “monitoraggio di sorveglianza attiva” che prima non c’era, la formazione continua del personale sui protocolli e le procedure emergenziali, in riferimento a quella che viene definita “la medicina delle catastrofi”.

Roberta Minchillo

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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