Sebbene siamo a camere sciolte, la prepotenza del governo Draghi e della sua maggioranza filo-atlantista, ma anche l’oppofinzione non si ferma e, agli italiani, viene dato uno schiaffo facendo passare in silenzio, la privatizzazione dell’acqua.
Viene così calpestato il referendum del 2011 quando, oltre 25 milioni di italiani, ovvero il 94% degli elettori votanti, si opposero alla privatizzazione del bene primario per l’uomo, ovvero l’acqua.
Oggi invece, un governo non votato dagli italiani, sciolto perché senza maggioranza, decide comunque di far passare il DDL 2021, noto come Decreto Concorrenza, che antepone la logica del profitto, ai servizi primari dei cittadini.
Forse non molti sanno che, era il 7 dicembre del 2020 dove, per la prima volta, l’acqua fece la sua comparsa in Borsa, precisamente alla Borsa di Chicago e il promotore fu uno di quei fondi speculativi e chiacchierati che da anni, non da ieri, come una piovra, allunga i suoi tentacoli su ogni bene primario e non, dei cittadini e delle loro comunità, parliamo del fondo americano Black Rock.
Per fare ancora un po’ di cronistoria, bisogna che ricordiamo la famosa lettera riservata scritta nel 2011, da Jean Claude Trichet e Mario Draghi (che gli sarebbe succeduto alla guida della BCE pochi giorni dopo), a Berlusconi la quale dettava esattamente le misure finanziarie da adottare per avere il sostegno della BCE come appunto le misure “suggerite” per la «piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali» con un richiamo preciso alla «fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala».
In questo modo, gli attuali kamikaze politici, mettendo a rischio un bene sociale primario, stanno sfidando la volontà popolare, anche perché al più attento lettore, vi sono evidenti profili di illegittimità.
Questo “non esecutivo”, nella sua opera devastatrice, è totalmente censurabile sotto il profilo costituzionale perché non può riproporre ciò che formalmente è stato abrogato dalla volontà popolare con l’utilizzo dello strumento referendario.
In sostanza questo governo lede il principio costituzionale di immodificabilità delle norme, rispetto al risultato del referendum ovvero, con la prepotenza targata Draghi e la sua pseudo maggioranza con parte dell’opposizione, a favore delle potenti lobby finanziarie d’oltre oceano.
Quello che a loro interessa, è il profitto e per farlo, non importa se si passa sopra la volontà degli italiani, per Draghi & Co l’importante è dare un valore economico ad ogni cosa, anche all’acqua.
Ma il nostro “messia tecnico” quello di cui non tiene conto è che, il servizio idrico non può essere derogato ad una gestione di economia privata perché come afferma Pedro Arrojo Agudo “Non si può dare valore all’acqua come si fa con altre materie prime scambiate, perché l’acqua appartiene a tutti ed è un bene pubblico, strettamente legato a tutte le nostre vite e mezzi di sussistenza ed è una componente essenziale per la salute pubblica”.
In particolare, oltre a non ricordare la direttiva Bolkenstein (Direttiva 2006/123/CE dove le attività sono aperte alla libera concorrenza, ma non devono obbligare gli Stati membri a liberalizzare servizi essenziali e di interesse economico pubblico, va ricordato anche l’art. 59 TFUE, il quale prevede che «per la liberalizzazione di un determinato servizio il Parlamento europeo e il Consiglio (…) stabiliscono direttive» e che non è stata approvata nessuna direttiva che imponga la liberalizzazione delineata dal DDL, tradotto non vi è nessuna direttiva che prevede questa privatizzazione e quella di altri servizi.
Quindi, commissari, soldi pubblici, condotte colabrodo sono i veri problemi da sanare anziché pensare a privatizzare l’acqua, ma il talebano Art 8 del DDL Concorrenza, prepotentemente voluto da Draghi, impone ai comuni la “svendita sul mercato” dei servizi pubblici.
Gente come M5S che della battaglia per l’acqua pubblica ne aveva fatto un segno distintivo, dovrà spiegare come mai assieme a Bersani, Letta, Renzi, Salvini, Berlusconi han votato a favore perché, a fare le oppofinzioni, poi ci si accomoda fuori dal Transatlantico, dimostrandosi invece, fedeli al banchiere.
Un tempo era la Spread 2011, poi è arrivata la pandemia, poi la guerra in Ucraina con il probabile razionamento del gas e ora la siccità, ma il copione è sempre lo stesso, allarmi, emergenze, chiusure, soldi pubblici, affari per pochi.
L’obiettivo è sempre quello, generare panico e terrorismo mediatico continuo, diffondere paura per “addomesticare” gli ingenui che ancora credono che un governo, dove si sono consumate finte guerre interne su chi abbia fatto cadere Draghi, che non è caduto, continua invece nella porcata della spartizione degli “affari di Stato”.
Il 25 settembre è un giorno importante, non dimentichiamo dove oggi, siamo finiti. Andrea Caldart