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Afghanistan, il ritorno al passato.

da | Set 9, 2021 | Politica

La minaccia di attacchi terroristici da parte dei jihadisti ha indotto le truppe USA ad abbandonare Kabul con un giorno di anticipo. Durante la notte i taliban hanno festeggiato con spari, fuochi d’artificio e cortei di auto. Anas Haqqani, capo delle milizie talebane, ha twittato: “”Abbiamo nuovamente fatto la storia”. L’opinione internazionale si era divisa tra i favorevoli e contrari al ritiro delle truppe ma il problema principale è: si può esportare la democrazia? Saranno rispettate le conquiste di libertà e diritti umani degli ultimi venti anni? Intanto una figura inquietante appare con i seguaci nella regione di Nangarhar, Amin ul Haq, vecchio compagno di lotta di Osama. Come saranno gestite le divisioni strutturali tra talebani, al-Qaeda e Isis-K?    

I Taliban proclamano di non effettuare attacchi mirati contro i civili ma combattono per il controllo del Paese. Al-Qaeda colpisce anche la popolazione e punta all’esportazione del jihad a livello mondiale. Isis-K combatte aspramente l’Occidente ma è nemica dei talebani e di al-Qaeda. Al momento i taliban dettano gli obblighi: andare in moschea, gli uomini devono avere la barba lunga… imporranno anche l’impossibile vita per le donne e le punizioni pubbliche? In base alla sharia, la “legge islamica” nella sua forma più radicale proclamata nel 1996, “ai ladri verranno amputati mani e piedi, gli adulteri verranno ammazzati a sassate e chi beve alcol sarà frustato. Per le donne l’obbligo di indossare il burqa”. La sharia vieterà ancora il cinema, i fumetti, la fotografia, la radio, la musica, la televisione? Dopo 20 anni, tutto ciò sarebbe deleterio anche per la cultura e la crescita economica dell’Afghanistan. 

Simona Cataldi, rappresentante del coordinamento italiano che affianca le attiviste afghane, in una intervista rilasciata all’AGI ha dichiarato, riferendosi ai Paesi in missione: “E’ vero che se ne sono andati ma l’hanno fatto attraverso trattative di pace coi talebani, riaccreditandoli. Subito corridoi umanitari e status di rifugiati. Donne medico, giornaliste, attiviste, artiste, sono in grave pericolo. Sono in corso rastrellamenti porta a porta, bisogna fare subito”.  In questi giorni i cortei di protesta delle donne sono stati bloccati con gas lacrimogeni e in tal senso facciamo una riflessione: se oltre gli uomini avessero addestrato anche le donne afghane, forse l’esercito non si sarebbe sciolto come neve al sole.                                                              

A conclusione, il bilancio di 20 anni di una guerra che è costata mille miliardi di dollari e migliaia di vittime. Al nostro Paese è costata 8,5 miliardi di euro e 53 vite umane. Responsabili tutti coloro che hanno inviato truppe in Afghanistan, Italia compresa, con la promessa di portare la “democrazia”. Ora il fallimento e la fuga precipitosa degli occidentali. La maggior parte dei media nazionali e internazionali hanno mostrato le immagini dei fortunati in fuga imbarcati sugli aerei ma nessuno ha evidenziato che all’aeroporto le afghane e gli afghani abbandonati al loro destino gridavano ‘Vergognatevi’.

Antonella Di Luzio

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