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Dentro la Costituzione

Perché non convince il sistema elettorale maggioritario “a doppio turno” per l’elezione del presidente della V Repubblica Francese.

La Francia ha adottato, come forma di Governo delineata dalla Costituzione vigente del 1958 (che ha dato vita alla V Repubblica), il modello semipresidenziale. 

Esso, dopo la riforma costituzionale del 2002 che ha ridotto da 7 a 5 anni la durata in carica del Presidente uniformandola a quella dell’Assemblea nazionale (il Senato è eletto in forma indiretta), ha reso ardua la probabilità del verificarsi del fenomeno della “coabitazione”, o meglio della dissociazione delle maggioranze (Presidente di un orientamento politico e maggioranza parlamentare di un altro). 

Il Presidente, che non può esercitare più di due mandati, è eletto a suffragio universale e diretto dal corpo elettorale con un sistema maggioritario a “doppio turno”: a meno che uno dei candidati non ottenga, al primo turno, la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi, si procede al turno di ballottaggio tra i due che hanno ottenuto il maggior numero di voti. 

Ora, la scelta per questo modello si era fondata su un processo di omogeneizzazione delle società occidentali e di riduzione progressiva dei “cleavages” politico-ideologici i quali, nel secondo dopoguerra, avevano caratterizzato alcuni Paesi proprio come la Francia. 

Di conseguenza, il modello consensuale risultava residuale e veniva considerato più adatto solo a quegli ordinamenti statali caratterizzati da significative fratture territoriali, etniche o religiose. 

Tuttavia, l’intensificarsi del fenomeno immigratorio, la radicalizzazione quale causa del terrorismo e, a partire dall’anno solare 2007, la crisi economico-finanziaria con le sue ricadute sul terreno sociale hanno scompaginato il quadro, determinando nuove fratture o accentuando quelle esistenti: fra ricchi e poveri, garantiti e precari, territori sviluppati e arretrati, centro e periferie. In questo nuovo contesto, il modello maggioritario ha palesato alcune criticità poiché fatica a realizzare la finalità proclamata di assicurare un Governo funzionale ed efficiente per società non più pacificate, ma attraversate da profonde contraddizioni.

prof. Daniele Trabucco

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona/UNIB (Svizzera)-Centro Studi Superiori INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto di Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisé Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione del Centro Consorzi di Belluno)

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