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Il fattore decisivo nella rielezione di Trump: l’identificazione dell’America profonda con il tycoon

Ha vinto Donald Trump e la sua elezione segna un punto di svolta nella politica americana e globale, mostrando come una larga fetta di americani abbia trovato nella figura del tycoonuna rappresentazione diretta dei propri bisogni, paure e ambizioni. 

Ma qual è stato il vero fattore decisivo che ha portato Trump a una vittoria così significativa, tanto da aggiudicarsi questa volta persino il voto popolare?

Il fattore decisivo nella rielezione di Donald Trump sembra essere stato proprio il senso di identificazione da parte dell'”americano medio” con la sua figura. 

Trump in vari momenti della campagna elettorale 2024

Trump è riuscito a incarnare un sentimento di frustrazione e di disillusione che una larga fetta dell’elettorato americano prova nei confronti dell’establishment politico. In questo, ha fatto leva sulla percezione di un’America tradizionale che si sente trascurata da Washington e dalle élite, soprattutto su temi come l’inflazione e l’immigrazione irregolare, che incidono concretamente sulla vita quotidiana di molti americani.

Trump suscita empatia e identificazione negli elettori, in particolare in quella parte dell’America spesso definita “profonda” o “silenziosa.” Questa fetta di popolazione, che include le comunità rurali, le piccole città e le periferie, ha visto in Trump una figura capace di comprendere i propri timori e di difendere valori considerati tradizionali e radicati. 

Il suo dialogo diretto e poco formale è riuscito a creare un senso di vicinanza e di appartenenza, in contrasto con l’immagine di distacco percepita in altri esponenti politici, come Kamala Harris. La vicepresidente in carica, infatti, non è riuscita a suscitare la stessa empatia: viene vista da molti come una rappresentante di un’élite progressista concentrata su questioni sociali considerate lontane dalle preoccupazioni quotidiane dell’americano medio.

Oltre alla sua figura carismatica, Trump durante tutta la campagna elettorale, ha posto la sua attenzione sulla questione della disastrosa situazione economica creata dal duo Biden-Harris. 

Gli Stati Uniti hanno vissuto un’inflazione crescente, un problema che ha eroso il potere d’acquisto della classe media e delle fasce più vulnerabili, e molte famiglie hanno dovuto fare i conti con bollette più alte, mutui in crescita e salari che non tengono il passo con i prezzi.

Trump ha saputo trasformare questa condizione in una potente arma elettorale, chiedendo agli elettori di fare un bilancio personale con una domanda semplice ma efficace: “State meglio adesso o quattro anni fa?”. Questo slogan, già usato da Ronald Reagan negli anni Ottanta per rivendicare i risultati delle sue politiche economiche, è stato riadattato per sottolineare i fallimenti dell’amministrazione Biden, dando a Trump, il modo di presentarsi come il difensore degli interessi del “lavoratore dimenticato,” criticando le politiche economiche dell’attuale governo.

Ma Trump è stato molto attento anche nel farsi percepire come l’anti élite delle istituzioni sovranazionali. La sua visione politica si è sempre basata su un forte nazionalismo, che ha come priorità gli interessi degli Stati Uniti rispetto agli impegni internazionali. Questa posizione ha trovato eco tra molti americani che percepiscono le organizzazioni internazionali come troppo distanti dai bisogni nazionali e troppo influenzate da interessi di élite globali. Trump si è quindi presentato come un leader che non intende cedere sovranità e che difenderà gli Stati Uniti da influenze esterne, facendo leva sui disastri internazionali creati dal sistema globalista.

Questo intreccio di fattori – identificazione con il candidato, crisi economica e critica all’élite – ha portato a un movimento elettorale compatto che ha coinvolto l’America profonda. Gli elettori “trumpiani” e forse anche una buona parte di quelli dem, non si identificano con i valori progressisti e non ritengono prioritari i temi della cancel culture, dei diritti LGBTQ+, o delle politiche del catastrofismo ambientalista

La vittoria di Trump rappresenta un messaggio forte e chiaro: una parte maggioritaria degli Stati Uniti si sente rappresentata da un candidato che difende valori tradizionali e che affronta in modo diretto le sfide economiche. Questo risultato è un segnale per il Partito Democratico e per l’establishment, che ha fatto i conti con un’America disillusa e pronta a farsi sentire.

Una vittoria che va oltre la politica, una vittoria del popolo e del suo Presidente.

Andrea Caldart

Foto: credits dal web

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