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Home Italia Politica “Il Trumpolino”: Giorgia Meloni tra UE e Trump 

“Il Trumpolino”: Giorgia Meloni tra UE e Trump 

Giorgia Meloni si trova ancora una volta a giocare su più tavoli, cercando di bilanciare le pressioni dell’Unione Europea con quelle degli Stati Uniti di Donald Trump, ma il suo tentativo di restare in equilibrio appare sempre più precario, soprattutto sul tema del riarmo dell’UE. 

Il Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, che in patria cerca di accreditarsi come una leader forte e coerente, sullo scacchiere internazionale sembra piuttosto una funambola costretta a continui aggiustamenti per evitare di cadere nel vuoto. 

L’Europa, spinta dalla guerra in Ucraina e dalla crescente instabilità globale, sta cercando di rafforzare la propria autonomia strategica e militare, promuovendo un aumento delle spese per la difesa. La Commissione Europea ha indicato chiaramente la necessità di un’industria militare più solida, con investimenti significativi e una minore dipendenza dagli USA. In questo contesto, Meloni non può permettersi di restare ai margini, anche perché l’Italia, con aziende come Leonardo e Fincantieri, ha un interesse diretto nella partita. 

Eppure, la sua adesione alla causa del riarmo europeo è frenata da un problema politico di fondo: il rapporto con Trump e il timore di irritarlo.

Ne risulta una strategia ambigua e contraddittoria. Da un lato, Meloni appoggia le dichiarazioni europee sulla necessità di un riarmo, sottoscrivendo gli impegni che l’UE ha preso su questo fronte, dall’altro, evita di esporsi troppo, mantenendo una posizione prudente che le consenta di riallinearsi rapidamente con il Presidente degli Stati Uniti d’America. Il risultato è un atteggiamento ondivago, che rischia di lasciare l’Italia in una posizione di debolezza, senza una chiara direzione politica. 

Questa indecisione si riflette anche nei rapporti con gli altri leader europei. La Francia e la Germania stanno cercando di guidare il processo di rafforzamento della difesa europea, mentre Meloni appare più defilata, preoccupata di non scontentare né Bruxelles né Washington. Una strategia che potrebbe rivelarsi miope: se l’Europa dovesse realmente intraprendere la strada di una maggiore autonomia militare, l’Italia potrebbe trovarsi in una posizione marginale, esclusa dalle decisioni più importanti. Nel tentativo di accontentare tutti, Meloni rischia di scontentare tutti. 

Se insiste con il riarmo europeo, si aliena il favore di Trump e della sua cerchia. Se invece temporeggia troppo, rischia di perdere credibilità agli occhi degli alleati europei. Il risultato è una politica estera confusa e incerta, che riflette i limiti di una leadership più attenta ai giochi di posizionamento che a una reale strategia di lungo termine.

Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

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