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Home Italia Politica “Il Trumpolino”: il confronto Trump-Meloni

“Il Trumpolino”: il confronto Trump-Meloni

Capisco che molti difendano la scelta di Giorgia Meloni di recarsi da Donald Trump, ma proprio per questo è importante non fermarsi alla superficie dell’evento, bensì scavare nel significato più profondo, nelle implicazioni reali e nelle contraddizioni che esso porta con sé, tanto sul piano politico quanto su quello economico e geopolitico. 

Affermare che i rapporti devono essere uguali, significa contrattare in posizioni di parità, cioè di sovranità cui noi abbiamo rinunciato (rectius: ci hanno fatto rinunciare da tempo). 

La vera destra non è la Meloni, né il partito di maggioranza relativa, bensì è quella che, al contrario, dovrebbe lavorare per costruire un’economia radicata, produttiva, integrata in un sistema multipolare (aderendo alle sanzioni alla Russia prima Draghi e poi Meloni ce lo hanno precluso) in cui l’Italia possa scegliere, non semplicemente accodarsi. 

Sostenere, inoltre, che la Meloni si sia recata a Washington anche a nome dell’Unione Europea è un’affermazione errata tanto sul piano giuridico, non avendo ricevuto alcun incarico formale ed essendo le dinamiche del mercato comune di spettanza esclusiva dell’Unione (purtroppo) in base al Trattato di Lisbona del 2007, quanto su quello politico. Come? Prima, dai banchi dell’opposizione, Giorgia sbraitava della deriva tecnocratica dell’Unione e poi non solo il suo gruppo parlamentare appoggia, a fine novembre 2025, la attuale composizione della guerrafondaia Commissione (per ottenere un Vice-Presidente aggregato, Fitto, del tutto irrilevante), ma non ha neppure il coraggio di affermare che l’UE non va rappresentata in nome di un realismo che significa adattamento, ma “distrutta”. 

Meloni, infine, si rivela inadatta a trovare soluzioni politiche con Trump per una ragione fondamentale: i due, al di là di una convergenza retorica su alcuni temi (immigrazione (alla faccia del blocco navale), sicurezza, critica al politicamente corretto (fino ad un certo punto, salvo poi cadere nella ideologia del nuovo totem: la lotta al patriarcato)), rappresentano interessi strutturalmente divergenti. 

Trump è, e resta, il portavoce di un nazionalismo americano fortemente protezionista, centrato sull’obiettivo di rafforzare l’economia interna degli Stati Uniti d’America, spesso a scapito degli alleati europei. La sua visione dell’America First 2.0. implica esplicitamente l’indebolimento delle economie concorrenti, l’imposizione di condizioni commerciali unilaterali, e la riduzione dell’autonomia strategica dell’Europa. Per Trump, l’Italia è al massimo un partner tattico, mai un interlocutore strategico. 

Meloni, invece, abile a barcamenarsi, guida un Paese industrialmente indebolito, energeticamente dipendente, e con margini di manovra sempre più ridotti. Mancano, in concreto, le condizioni stesse per trovare soluzioni.

Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista

In collaborazione con: www.gazzettadellemilia.it

Foto copertina: credits Romolo Buldrini

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