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Orgogliosamente ipocriti!

Emmanuel Macron si è detto pronto ad “addossarsi l’impopolarità” sulla riforma delle pensioni, forte del fatto che costituzionalmente non potrà essere rieletto.

Potrà così finalmente adottare la contestata riforma previdenziale, “nell’interesse superiore della nazione”.

A quanto pare, almeno stando a quanto dichiarato dall’enfant prodige francese, per ottenere attenzione utili alle necessità nazionali, occorre essere in prossimità del pensionamento.

Ormai, senza nulla rischiare perché ineleggibile, il caro cugino Macron, potrà fare approvare, per di più in modo spregiudicato bypassando il Parlamento, la norma consigliata dalla UE ma non apprezzata dai francesi, almeno dai tre milioni che sono scesi in piazza nelle ultime ore.

Una pentola in ebollizione da circa due mesi che nelle ultime 9 notti di manifestazioni contro l’adozione della riforma delle pensioni sono circa 450 i fermi di polizia e molte le critiche pervenute da parte di avvocati, magistrati e sinistra per presunte violenze della polizia.

Questo il contesto in cui si muove il governo francese da giorni.

Emmanuel Macron si è visto costretto a riunire i suoi per cercare una via d’uscita dalla crisi sociale che sta infiammando il Paese.

E, infine, lo scorso 22 marzo ha trovato il coraggio di parlare alla nazione.

Nell’occasione il capo dell’Eliseo ha escluso di sciogliere le Camere, tantomeno un rimpasto di governo o un referendum come invocato dalle opposizioni. “Rispettiamo le manifestazioni, non la violenza”.

Nelle scorse ore ancora proteste in diverse città, fra cui il centro di Parigi: da Place de l’Opéra alla Bastiglia, passando per i dintorni dell’Assemblea Nazionale e la zona intorno al museo del Louvre, gravi tensioni tra manifestanti e polizia con vetrine spaccate, bici e cassonetti in fiamme.

A Bordeaux è persino stato dato alle fiamme il portone del Municipio e il presidente francese ha dovuto annullare l’incontro con il Re Carlo III, che si sarebbe dovuto tenere nelle prossime ore a Parigi.

Molto probabilmente i conti nazionali dei transalpini hanno bisogno di qualche cerotto, ma in piena crisi economica e bellica, in coda a una pandemia che ha lasciato cadaveri economici in ogni paese, non solo in Italia, forse la misura delle pensioni poteva essere rimandata di qualche mese e magari attraverso il confronto parlamentare.

Il governo, a guida della premier Elisabeth Borne, ha fatto ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, che permette di scavalcare il parlamento.

La legge è così operativa, a meno che entro le 24 ore successive non arrivi una mozione di censura da parte della maggioranza assoluta delle camere, cosa che non è avvenuta per una mezza manciata di voti.

Detto fatto, norma approvata e cittadini imbufaliti.

Così, come in tante altre circostanze, i francesi si sono rivoltati alla loro guida suprema.

Erano stati gli agricoltori in un passato abbastanza remoto (2015) che marciarono persino su Bruxelles armati di liquame e letame, poi i Gilet Gialli che tanto avevano affascinato il nostro Di Maio, prima di essere assoldato dal “Giuseppi” nazionale, ed ora forse la più terrificante di tutte le proteste che da due mesi tiene in scacco la Francia, bloccando anche stazioni centrali, trasporti pubblici e merci, scuole e università.

Ma quello che ancora una volta contrasta con il buon senso è l’arroganza.

La scusa della pandemia, la scusa della guerra, la scusa dei conti economici e comunque la scusa di una emergenza, vera o creata ad hoc, consente ai capi di Governo, che siano repubbliche presidenziali o parlamentari o qualsivoglia classificazione, il risultato è sempre lo stesso: la Costituzione viene stiracchiata e anche gli organi deputati al controllo di legittimità, trovano i giustificativi utili a confermare le decisioni politiche. 

Da Macron a Biden gli ipocriti ormai non si contano più.

La domanda che dobbiamo porci é: dove andremo a finire?

Lamberto Colla Direttore

Fuori dal Silenzio

SatiQweb

dott. berardi domenico specialista in oculistica pubblicità

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